NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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sabato 30 luglio 2022

Euripide Ione IV parte. Le tragedie parlano di noi e ci educano.


 

Il Coro formato da ancelle di Creusa ammira le erme e le sculture di Delfi notando che non solo la polis ateniese è abbellita da opere d’arte.

Vedono rappresentato nel marmo Eracle che, aiutato da Iolao, uccide l’idra di Lerna, poi Bellerofonte che in sella a Pegaso ammazza la Chimera: il mostro dai tre corpi che spira fuoco.

Quindi la gigantomachia con Atena che impugna lo scudo con la Gorgone contro il maledetto Encelado, poi Zeus con il fulmine e Bromio con il tirso incoronato di edera che uccidono altri figli della terra.

E’ la consueta lotta del cosmo che vince contro il caos.

 

Ora il caos sta tentando di prendersi una rivincita ma non ci riuscirà poiché la circolazione dell’Universo è cosmica per quanto se ne può vedere.

 

Le coreute chiedono a Ione se possono entrare nel santuario una volta rimaste senza calzari.

Ione  risponde ouj qevmi~ w\ xevnai (222), non è lecito, straniere.

Poi le ragazze chiedono notizie sul mevson ojmfalovn l’ombelico del mondo.

Il giovane risponde che è avvolto in fasce e custodito dalle Gorgoni.

Quindi  aggiunge che per consultare l’oracolo bisogna offrire una focaccia e, per entrare nell’intimo santuario, si deve sacrificare una pecora.

Un’offerta incruenta poi un sacrificio cruento come deve fare Odisseo per evocare i morti nella Nevkuia.

Sentiamo Nietzsche a questo proposito“Anch’io sono stato agli inferi, come Odisseo, e ci tornerò ancora più volte, e non solo montoni ho sacrificato per poter parlare con i morti; bensì non ho risparmiato il mio stesso sangue”. Nietzsche menziona 4 coppie che non si sono negate a lui quando si sacrificava: Epicuro e Montaigne, Goethe e Spinoza, Platone e Rousseau, Pascal e Schopenhauer. “Su questi otto  fisso gli occhi e vedo i loro fissi su di me.  Vogliano i vivi perdonarmi se essi talvolta mi sembrano delle ombre, così sbiaditi e aduggiati (…) è l’eterna vitalità che conta!”[1].

 Le ragazze dicono che vogliono ammirare la facciata e Ione risponde che guardare con gli occhi è consentito. “pavnta qea`sq j , o{ti kai; qevmi~, o{mmasi-233.

 

Ora invece è quasi obbligatorio per quasi tutti questi cuori di tenebra guardare il cellulare. “L’orrore, l’orrore!”

 

Ione chiede informazioni sui padroni delle ancelle e le ragazze segnalano l’arrivo della loro signora: Creusa.

 

Ione nota lo stile della nobiltà nell’aspetto e nel muoversi della bella donna che si avvicina. Basta osservare il portamento to; sch`m j per capire se una persona è nobile- ti~ eij pevfuken eujgenhv~ (239).

 

Sono parole vere.

La classe politica italiana è stata annientata dalla plebe asservita quando ha cercato di recuperare la sovranità nazionale. Prima Aldo Moro, poi Craxi.

Questi due hanno sbagliato cercando di scendere a patti con i loro carnefici analfabeti invece di sbaragliarli associandosi a forze superiori a quelle di tali aguzzini sostenuti da un potere esterno

 

Ione rimane colpito dalle lacrime di Creusa: gli altri, dice, nel vedere il tempio provano gioia.

 Creusa risponde al figlio, non ancora riconosciuto, che il suo stupore delle lacrime rivela che non è un ragazzo privo di sensibilità

I due hanno già avvertito se non altro una parentela spirituale tra loro

Creusa aggiunge che nel vedere il tempio di Apollo le è tornato in mente un ricordo antico.

 

E’ vero: non tutti i luoghi sono ugualmente significativi per ciascuno di noi.

 

Quindi la donna accenna appena alla violenza subita: w\ tolmhvmata- qew`n 252- 253 o sfrontatezza degli dèi; da dove riporteremo giustizia se andremo in rovina pe le ingiustizie dei potenti? (253-254)

Il ragazzo chiede spiegazioni ma Creusa, con pudica aposiopesi, non gli risponde

Tuttavia richiesta del nome e della provenienza risponde di essere Creusa, ateniese e figlia di Eretteo.

Ione le fa i complimenti per la città e i genitori da cui proviene

Non ho altra fortuna che questa si schermisce Creusa.

Quindi nomina anche il nonno paterno Erittonio figlio di Efesto e della Terra, ma tale gevno~ aggiunge m’j oujk wjfelei` 268 non mi giova.

 

Dobbiamo cercare di individuare e valorizzare gli aspetti buoni e utili al nostro sviluppo ereditati dal nostro gevno~, dalla stirpe, e contrastarne le debolezze. Ogni stirpe ha certi lati positivi e altri negativi.

Personalmente fin da bambino mi accorsi di essere dotato per la scuola e per la bicicletta e ho fatto di tutto fino a 19 anni pe sviluppare questi talenti ereditati.

Poi ho avuto tre anni di crisi mettendoli empiamente sotto terra. Quindi ho capito che così diventavo l’assassino di me stesso, sicché ho scavato, freneticamente, e li ho ritirati fuori. Mi hanno fatto trovare anche un altro talento: quello di piacere alle persone che mi piacevano e di ignorare quelli cui dispiacevo e avevo cercato stoltamente di andare a genio negli anni del seppellimento.

Scusate questo autobiografismo ma devo significare che i testi degli autori migliori parlano di noi e ci insegnano a vivere.

Questa storia è riassunta da un verso di Sofocle: "Ma so di piacere a quelli cui prima di tutti è necessario che io vada a genio"( ajll j oi\d j ajrevskou~ j  oi|" mavlisq j aJdei'n me crhv ",  Antigone,  v. 89).

Con queste parole la ragazza mostran di non curarsi dell'incomprensione della sorella più che delle minacce del tiranno. Antigone in tutta la tragedia afferma con fierezza la propria diversità.

 

Pesaro 30 luglio 2022 ore 18, 24

p. s.

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[1] Umano, troppo umano II, Parte prima 1878. Opinioni e sentenze diverse, 408

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