giovedì 25 maggio 2023

“La roba” accumulata come illusoria metonimia di immortalità.


 

Nella scena seconda del secondo atto dell’Aulularia di Plauto, l’avaro Euclione entra in casa temendo di essere stato derubato, e subito dopo ne riesce sollevato : “salva res est ” (Aulularia, 207). E’ il mito della roba.  Nel poema di Lucrezio c’è l’antimito della roba. Nel De rerum natura leggiamo che nei tempi più antichi l’aspetto e le forze ebbero grande valore- facies multum valuit viresque vigebant (V, 1112), ma “Posterius res inventast aurumque repertum-quod facile et validis et pulchris dempsit honorem” (1113-1114) si scoprì la roba e fu trovato l’oro che senza fatica tolse potere  ai forti e ai belli.

Ho tradotto “ la roba” pensando alla novella di Verga e al Mastro don Gesualdo di Giovanni Verga. La roba per Euclione come per  diversi personaggi verghiani ha un significato mitico e religioso: è come scrisse Luigi Russo “metonimia per indicare quel desiderio di immortalità” che si annida nei petti di tutti gli uomini.

La res salva è per Euclione una speranza di salvezza.

C’è chi “cerca disperatamente di non morire del tutto” attraverso la ricchezza accumulata, appunto, chi studiando e scrivendo, si pensi al “non omnis moriar” di Orazio, chi attraverso i giovani messi al mondo oppure educati a scuola come Don Milani.

Una volta Plauto non mi piaceva; ora invece lo rivaluto e mi piace parché è uno degli autori che non vuole insegnare come si deve pensare bensì cerca di insegnare a pensare.

Bologna 25 maggio 2023 ore 19, 08. giovanni ghiselli

 

p. s.

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