Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica
Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica
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martedì 23 maggio 2023
Filosofi lungo l’Oglio. La mia lectio: Osare l’inattuale. XIV. Osare la diversità. Nietzsche e Platone: educatori, non pastori
Sull'avvenire delle nostre scuole tre conferenze di Nietzsche Adelphi 1975
Seconda conferenza 1872
“Oggi tutti parlano e scrivono naturalmente la lingua tedesca in modo tanto cattivo e volgare, quanto è suggerito da un’epoca che impara il tedesco dai giornali” (p. 40).
Riassumo. L'adolescente dovrebbe essere assoggettato ad una rigida disciplina linguistica, e i più dotati dovrebbero giungere a un nobile entusiasmo per la lingua. Nelle scuole purtroppo il genio viene represso e viene premiata la piatta mediocrità.
Il mondo ellenico una volta risvegliato diventa aggressivo e lotta contro la cultura attuale.
La cultura classica abitua a servirsi della lingua materna in maniera seria e rigorosa. Chi resta lontano dall'antichità “diventa servitore della moda” (p. 55).
Aggiungo che l’ignorante si associa ad ogni conformismo dettato dalla pubblicità. Perfino la guerra e il genocidio arrivano a piacergli se tali orrori gli vengono imposti.
Tanto più è necessario ripristinare la potenza della parola oggi, in presenza di questa vera e propria entropia linguistica. Il parlare male, fa male all'anima. Lo afferma Socrate nel Fedone :" euj ga;r i[sqi … a[riste Krivtwn, to; mh; kalw'" levgein ouj movnon eij" aujto; tou'to plhmmelev"[1], ajlla; kai; kakovn ti ejmpoiei' tai'" yucai'"" (115 e), sappi bene…ottimo Critone che il non parlare bene non è solo una stonatura in sé, ma mette anche del male nelle anime.
La cultura greca non è monolitica: ci sono autori e personaggi delle loro opere che si contraddicono tra loro suscitando il nostro spirito critico.
Non c’è un conformismo tra gli scrittori veri come c’è tra i pennivendoli e gli scarabocchiatori di oggi
Nella Ciropedia di Senofonte leggiamo che ai nobili persiani, tra le altre cose, viene insegnato a obbedire ai superiori:"Didavskousi de; aujtou;" kai; peivqesqai toi'" a[rcousi"(II, 6, 8).
Antigone di Sofocle invece insegna la disobbedienza come farà nel Novecento don Milani.
Don Lorenzo Milani, al contrario di Callicle nel Gorgia di Platone, sostiene che le leggi degli uomini sono giuste"quando sono la forza del debole." Quando invece esse "sanzionano il sopruso del forte", è bene "battersi perché siano cambiate"[2].
Personalmente considero a me congeniale la posizione del nobile persiano Otane che propone l’isonomia, l’uguaglianza davanti alla legge e si autoesclude dalla competizione per diventare re dicendo: "ou[te ga;r a[rcein ou[te a[rcesqai ejqevlw"[3] infatti non voglio comandare né essere comandato.
Gli Spartani antichi avevano il culto della disciplina: i cittadini più importanti”tw'/ tapeinoi; ei\nai megaluvnontai kai; tw'/ o{tan kalw'ntai trevconteς ajlla; mh; badivzonteς uJpakouvein...ejpeivper e[gnwsan to; peivqesqai mevgiston ajgaqo;n ei\nai ejn povlei kai; ejn stratia'/ kai; ejn oi[kw/” (Senofonte, Costituzione degli Spartani, VIII, 2), si vantano di essere sottomessi e di obbedire di corsa, non camminando, quando vengono chiamati…poiché hanno imparato a pensare che l’obbedienza è il massimo bene nella città, nell’esercito e in casa.
La disciplina di cui parla Nietzsche non va confusa con il conformismo e l’ ortodossia né con l’obbedienza cieca, anzi è una rivolta contro l’ignoranza di chi parla e scrive a casaccio, come fanno oggi molti tra i politici i presentatori televisivi e gli imbrattacarte dei quotidiani.
Ognuno può avere ed è bene che abbia una sua idea della disciplina: per me è studiare almeno 5 ore al giorno, fare moto impegnativo, per almeno due, mangiare solo il necessario, vedere spettacoli belli, non perdere tempo con persone insignificanti: insomma ogni ora deve tendere al potenziamento della vita, della cultura, dell’etica e dell’estetica.
Tutto ciò che indebolisce deve essere scartato.
I pastori sono altra cosa rispetto agli educatori: questi non vogliono il seguito di un gregge,
Il tiranno di Tebe è assimilabile ai pastori di Zarathustra il quale invece vuole rimanere diverso da loro “ Compagni vivi mi occorrono, i quali mi seguano, perché vogliono seguire se stessi (…) Zarathustra non deve diventare pastore e il cane di un gregge. A portar via molti dal gregge - per questo io sono venuto (…) predone vuol essere chiamato dai pastori, Zarathustra. Io dico pastori, ma loro si chiamano i buoni e i giusti. Pastori io dico: ma seguaci dell’ortodossia si chiamano loro. Guardali questi buoni e giusti! Chi odiano essi massimamente? Colui che spezza le loro tavole dei valori, il distruttore, il delinquente -questi però è il creatore”[4].
L’arte politica regia - basilikh; kai; politikhv tevcnh si prende cura della comunità umana non è la stessa cosa che la qreptikh; tevcnh, la tecnica dell’allevamento.
Nel Politico di Platone, il personaggio straniero di Elea dice che l’arte politica regia è soltanto quella di avere cura dell’intera comunità umana (ejpimevleia dev ge ajnqrwpivnh~ sumpavsh~ koinwniva~, 276b). Guidare gli uomini come fanno i pastori con gli animali dobbiamo invece chiamarla qreptikh;n tevcnhn, tecnica dell’allevamento, non basilikh;n kai; politikhvn tevcnhn (276c), non arte regia e arte politica. Infatti il re e l’uomo politico è quello che si prende cura (ejpimevleian) di uomini bipedi che liberamente l’accettano (eJkousivwn dipovdwn, 276d ).
“Colui che crea, essi odiano massimamente: colui che spezza le tavole e gli antichi valori, colui che infrange e che essi chiamano delinquente”[5]. .
Se però poi i nuovi valori del delinquente si impongono, l’eversore diventa un santo o un dio.
Cfr. l’articolo di Raskolnikov in Delitto e castigo di Dostoevskij.
" Orthodoxy means not thinking-not needing to think. Orthodoxy is unconsciousness”[6], Ortodossia significa non pensare, non aver bisogno di pensare. L'ortodossia è non conoscenza".
L' Ortodossia è non conoscenza. Anche a livello culturale: "La storia è mescolanza. Lo stoicismo è presente nel buddismo del re indiano Asoka allo stesso modo che giudaismo e pensiero greco sono nel cristianesimo, e il cristianesimo è ben piantato dentro il cosiddetto pensiero laico, e il liberalismo dentro il marxismo…Poveri ortodossi: la loro scelta di tutori della 'purezza' di un qualunque pensiero entrato nel grande e lutulento fiume della storia è una fatica di Sisifo. Sono tanto patetici quanto i tutori della 'purezza della razza' "[7].
"Un partito, qualsiasi partito è come una di quelle macchine che tengono i macellai per macinare la carne: schiaccia e trita e fa polpette di tutte le teste, le pesta e le sminuzza in un'unica pappa, e trasforma tutti in pecoroni e zucche vuote (…) i programmi dei partiti, di tutti i partiti, soffocano ogni verità, le verità pulsanti di vita e di giovinezza"[8].
Bologna 23 maggio 2023 ore 19, 44
giovanni ghiselli
Il catalogo è questo
Sempre1357135
Oggi285
Ieri394
Questo mese8601
Il mese scorso8502
[1] Aggettivo formato da plhvn e mevlo~, contro il tono, contro il metro.
[2]L'obbedienza non è più una virtù , p.38
[3]Erodoto, III, 83, 2.
[4] Così parlò Zarathustra, Prefazione.
[5] Così parlò Zarathustra, III, Di antiche tavole e nuove, 26.
[6] G. Orwell, 1984, Parte prima, capitolo V. p. 56.
[7] L. Canfora, Il fiume si scava il suo letto, in Noi e gli antichi , p. 98.
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