Nietzsche ha scritto: “Anche per me non è ancora venuto il tempo. Ci sono uomini che nascono postumi”[1].
Molte e diverse tra loro sono le forme della inattualità e spesso è rischioso praticarle. Le “magnifiche sorti e progressive” proclamate da alcuni non convincono tutti. Certi ritrovati della tecnologia, dalle armi sempre più micidiali ai cellulari fuorvianti dalla visione della natura e del cielo, ad alcuni non piacciono, tuttavia auspicare il disarmo è pericoloso e fare a meno del cellulare è difficile. Resta il fatto che tra le technai tevcnai- di cui il Prometeo di Eschilo vanta l’invenzione (v. 507) alcune sono state malviste e rifiutate da diversi autori successivi. Erodoto denuncia il male del ferro (Storie, I, 68, 4), Platone nel Fedro racconta il rifiuto della scrittura che aiuta il ricordo ma non favorisce la memoria (275a), Seneca condanna la navigazione in quanto crea la confusione delle persone nella sua Medea (secondo coro) e Leopardi considera l’elettricità con il fuoco “agenti terribili " (Zibaldone, 3645). .
Talora è il rifiuto della propaganda martellante e della pubblicità ossessiva a causare la renitenza rispetto alla moda presente. Talvolta la parte emotiva, lo thymós -qumov~- non frenato dalla ragione prende il sopravvento e spinge a osare misfatti e pure crimini estremi come spiega la Medea di Euripide la quale dice:
“E capisco- kai; manqavnw- quale abominio sto per compiere,
ma più forte dei miei proponimenti è la passione
qumo;~ de; kreivsswn tw`n ejmw`n bouleumavtwn-
che è causa dei mali più grandi per i mortali (Medea, vv. 1078-1080).
Talora è, viceversa, la mancanza di ardimento che rende infelice chi non osa diventare quello che è, realizzando il proprio destino. Faccio l’esempio della parabola raccontata a K. dal cappellano delle carceri nel romanzo Il processo di Kafka
Un uomo aspetta per tutta la vita il permesso di entrare nella legge attraverso una porta aperta sorvegliata da un guardiano. Poco prima di morire il vecchio domanda al custode: “ Tutti tendono verso la legge, come mai in tanti nessun altro ha chiesto di entrare?". Il guardiano si rende conto che l'uomo è giunto alla fine e per farsi intendere ancora da quelle orecchie che stanno per diventare insensibili, grida:"Nessun altro poteva entrare qui perché questo ingresso era destinato soltanto a te. Ora vado a chiuderlo"[2].
Su questo argomento Nietzsche trentenne aveva scritto: “"Della nostra esistenza dobbiamo rispondere a noi stessi, di conseguenza vogliamo agire come i reali timonieri di essa e non permettere che assomigli ad una casualità priva di pensiero. Essa richiede una certa temerità e un certo azzardo (…) E' così provinciale obbligarsi a delle opinioni che, qualche centinaio di metri più in là già cessano di obbligare. Oriente e Occidente sono tratti di gesso che qualcuno disegna davanti ai nostri occhi per beffarsi della nostra pavidità ( …) Al mondo vi è un'unica via che nessuno oltre a te può fare: dove porta? Non domandare, seguila"[3].
Concludo
Il conformismo imposto vuole negare l’apollineo, cioè il “conosci te stesso” di Delfi e “diventa quello che sei” di Pindaro[4].
Osare l’inattuale dunque è rischioso, mentre non osarlo può escluderci dalla nostra identità e ridurci a ingrossare un corteo ripetendo gli slogan della propaganda e della pubblicità.
Essere se stessi è difficile, persino pericoloso, ma non diventare quello che si è significa non vivere la propria vita, bensì quella degli altri.
Chiudo con Seneca: ““Nihil ergo magis praestandum est quam ne pecorum ritu sequamur antecedentium gregem, pergentes non quo eundum est sed quo itur”[5], niente allora dobbiamo fare con cura maggiore che evitare di seguire il gregge di coloro i quali ci stanno davanti, alla maniera delle bestie, dirigendoci non dove dobbiamo andare ma dove si va.
Bologna 27 maggio 2023 ore 10, 19 giovanni ghiselli.
p. s.
L’intero percorso consta di 71 pagine- fino a oggi- ed è ricco di citazioni di autori greci, latini e moderni.
[1] Nietzsche, Ecce homo.-1888 Perché scrivo libri così buoni. 1
[2]F. Kafka, Il processo , IX capitolo, pp. 220-221.
[3] F. Nietzsche, Considerazioni inattuali III (1874), Schopenhauer come educatore, 1.
[4] “gevnoio oi|o~ ejssiv” (Pitica II v. 72),
[5] Seneca, De vita beata, 1, 3.
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