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“Se ora ci uniamo di nuovo, recuperiamo quell’interezza di cui sentiamo entrambi la nostalgia struggente, quindi potremo raggiungere una felicità di poco inferiore a quella divina1. Sento che se accoglierai il mio amore, Elena cara, non mi mancherà nulla nella vita e non potrò più fallire. Con te diventerò più contento, più buono e più somigliante all’uomo che davvero sono. Se anche tu senti questo per te e per me, non opporti a tale sentimento buono. Sarebbe come spengere una di quelle luci lassù, come negare l’ordine e l’armonia dei circuiti celesti.
Non c’è la più piccola sfera, tra quante ne vedremo sopra la testa tornando in collegio, che nel suo moto non canti come un angelo2 e non si intoni con l’amore che proviamo noi l’uno per l’altra”.
Recitavo bene la parte dell’innamorato perché la sentivo e la dovevo tanto a lei quanto a me stesso. Senza il successo di questa scena recitata a Elena nel teatro della grande foresta di Debrecen infatti la mia vita sarebbe stata meno degna di me. Le mie parole sincere e pure sofisticate da fuchi e calamistri, da ornamenti ascitizi3 come citazioni e reminiscenze, ognuno dei mie accorgimenti dopo tutto stavano conducendomi alla spontaneità e al mio essere genuino se il risultato finale era, come speravo, diventare quello che sono al meglio di me, e compiere il mio destino realmente stabilito ab aeterno. Difatti con questo amore sarei diventato una persona migliore, più forte, più buona e più reale che se fossi rimasto privo della comunione santa con Elena.
Bologna 17 maggio 2023 giovanni ghiselli ore 10, 04
p. s.
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Note
1Cfr. Leopardi, Storia del genere umano: “la felicità che nasce da tale beneficio, è di troppo breve intervallo superata dalla divina”. Probabilmente ricordavo proprio queste parole di Leopardi perorando la causa di quell’amore capitale.
2 Cfr. Shakespeare, Il mercante di Venezia, V, 1, 60-61.
3 Cfr. Leopardi: “E Socrate stesso, l'amico del vero, il bello e casto parlatore, l'odiator de' calamistri e de' fuchi e d'ogni ornamento ascitizio e d'ogni affettazione, che altro era ne' suoi concetti se non un sofista niente meno di quelli da lui derisi?” (Zibaldone, 3474).
Le parole difficili sono latinismi: calamistrum, è un ferro per arricciare i capelli. Fuco da fucus, e una “tintura rossa”, e ascitizio “aggiunto” che viene da ascisco, “annetto.
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