Chi non pensa con la propria testa, il conformista che segue il pensiero comune, ha smarrito la propria identità, si è lasciato colonizzare il cervello. Nell’Amphitruo di Plauto, Sosia ha visto un doppione di se stesso, identico in tutto e per tutto: sura, pes, statura, tonsus, oculi, nasum, vel labra-malae, mentum, barba, collus, totus (445-446), polpaccio, piede, statura, taglio dei capelli, occhi, naso, perfino labbra, guance, barba, collo, tutto.
Si tratta di Mercurio mandato da Giove a casa di Anfitrione con l’aspetto contraffatto.
Il conformista prende dei modelli da imitare e cerca di essere come tali paradigmi, quindi di pensare come loro.
Sosia, servo di Anfitrione, è stato colto di sorpresa dal fatto che ha visto le proprie sembianze indosso a un altro uomo e non si capacita, e rischia di perdere la facoltà del pensiero.
Però quando ci pensa su, torna a riassumere la propria identità di cui ha dubitato: “sed quom cogito, equidem certo idem sum qui semper fui” 447, ma quando ci penso senza dubbio sono sicuramente quello che sono sempre stato.
Giambattista Vico aveva notato una sorprendente analogia tra queste parole di Sosia e il cogito cartesiano: “Quare primum vero aperit id esse Renatus: “Cogito ergo sum. Et vero Plautinus Sosia non aliter[1]”.
Non pensare usando l’intelligenza e la sensibilità di cui ciascuno è dotato equivale a non essere più se stesso, ma la brutta copia di un altri, cioè a essere niente.
Concludo: il giovane diventa infelice quando perde fiducia nella propria diversità dagli altri e rinnega la sua vera natura perché non crede di poter diventare quello che è.
Se non reagisce e non ritrova quella via che sola è sua, la oJdov~ sulla quale procedere metodicamente sarà infelice per tutta la vita.
Bologna 29 maggio 2023 ore 17, 22 giovanni ghiselli
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