Sommario
L'unico conforto a tanto dolore è constatare la fedeltà dei vecchi coreuti. Questi domandano all'infelice come abbia avuto il coraggio di infierire contro i suoi stessi occhi.
Traduzione
Edipo
Ahi amico,
tu sei il mio compagno ancora saldo: ancora infatti
resti ad avere cura di me, il cieco.
Ahi! Ahi!
Infatti non mi rimani nascosto ma riconosco chiaramente,
anche se pieno di tenebra, il tuo parlare comunque.
Coro
O tu che hai fatto cose orribili, come hai avuto il coraggio di distruggere/
così i tuoi occhi? Quale ti ha spinto dei demoni?
1322-movnimo": cfr. mevnw, rimango. Edipo da cieco comincia a vedere i valori autentici e saldi: intanto la fedeltà dei vecchi Tebani i quali rimangono lì, ad assistere e confortare un disgraziato che non costituisce più un vantaggio per nessuno.
Tale saldezza diverrà una caratteristica dello stesso figlio di Laio. Nell'Edipo a Colono , Sofocle lo paragona a una costa boreale battuta e sconvoltadalle onde invernali:"bovreio" w{" ti" ajkta;-kumatoplh;x ceimeriva klonei'tai"(vv.1240-1241).
Talora quando ci guardiamo nello specchio e siamo abbattuti dalla vecchiaia o da qualche malessere tanto fisico quanto mentale notiamo un volto scalcinato, sgretolato, scucito e ci promettiamo di adoperarci per ricomporlo. Con il volgersi a bizzeffe delle stagioni diventa sempre più difficile. Finchè quella costa sarà insanguinata dal nostro corpo mosso dal vento
1322khdeuvwn. La cura kh`do~ che il prossimo si prende del bambino diminuisce con il passare dell’età. Prima i nonni, le zie, i genitori muoiono, poi gli amici coetanei ma meno longevi e infine se campiamo tanto ci troviamo desolati su una landa deserta privi di ogni affetto e di ogni aiuto.
Eppure succede spesso che i giovani siano ancora più desolati e infelici dei vecchi che non devono dimostrare più niente, e poi: “per questi l’uscita di sicurezza è più vicina”[1]. Se penso ai miei anni intorno ai venti non posso che confermare la maggiore infelicità che si può provare da giovani in determinate situazioni.
E poi diciamola tutta: a volte, nei momenti dell’entusiasmo superstite arriviamo a pensare age cannot wither me, l’età non può appassirmi, quasi fossimo delle Cleopatre pur molto più attempate di quella di Shakespeare.
1325-ouj ga;r me lhvqei~ ricorda Iliade, XXIV,563:"kai; de; se gignwvskw, Privame, fresi;n, oujde; me lhvqei"", so che anche tu Priamo e non mi rimane nascosto....
Sono parole di Achille al vecchio re di Troia che è andato a chiedergli il cadavere di Ettore. La differenza sostanziale di Sofocle sta nella parola 1326 aujdh;n: Edipo immerso nella tenebra- skoteinov~- afferma il valore supremo della parola udita quale ultimo e definitivo mezzo di riconoscimento e comunicazione tra le persone. Anche il poeta antisofista non può non riconoscere che lo strumento dell'intesa peculiarmente umana è il parlare.
-1328 daimovnwn: nelle enormità compiute da Edipo il coro cerca un movente non umano che gli abbia sollevato (ejph're aoristo da ejpaivrw) la mano.
mara'nai: infinito aoristo di maraivnw. La distruzione non è sempre un male. A volte è il male che viene distrutto. Nell secondo stasimo dell’Aiace, per esempio, il coro gioisce credendo che il Telamonio abbia dimenticato il suo strazio e dice pavnq j oJ mevga~ crovno~ maraivnei (714), il grande tempo consuma ogni cosa. Rinfaccio questo verso a quanti distruggono con le armi città e vite umane. Non c’è bisogno: ci pensa il tempo.
Bologna 4 giugno 2022 ore 10, 40
giovanni ghiselli
p. s
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