domenica 26 giugno 2022

L’eterno conformista.


 

Ieri sera ho visto il film Il conformista di Bernardo Bertolucci nella piazza Maggiore di Bologna. Un bel film del 1970. Lo hanno presentato il direttore Gian Luca Farinelli e Stefania Sandrelli.

Questa brava attrice ha l’aspetto e lo stile di una donna libera e contenta di sé.

Mi ha fatto pensare al personaggio dell’attrice  Delia Moreno che

nella seconda commedia   di Pirandelo, Ciascuno a suo modo,

  afferma:"Sapete che cosa significa "amare l'umanità"? Soltanto questo:"essere contenti di noi stessi". Quando uno è contento di se stesso "ama l'umanità" (atto I).

 Ed è saggio[1].

 

Al direttore manifesto la mia gratitudine di vecchio cinefilo per Il Cinema Ritrovato, che è giunto alla XXXVI edizione, e lo ringrazio anche per la conduzione della Cineteca che funziona  benissimo in una città dove non poche cose funzionano bene.

 

Ma ora voglio scrivere alcune  parole  sul film.

 Il conformista è un tipo eternamente umano e molto diffuso ovunque. In questo caso si tratta di un giovane che ha abbracciato il fascismo per il bisogno di avere ordine e ordini certi, comandi imperiosi e precisi.

 Viene infatti da una famiglia disordinata che lo ha fatto crescere nel caos mentale, sentimentale e sessuale.

Del resto elementi di caos li abbiamo tutti dentro di noi e questi non devono venire eliminati in ogni modo e con qualsiasi mezzo.

 

“Io vi dico: bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante[2].

 

Le Erinni vengono bonificate, ossia rese benevoli, Eumenidi appunto,

nell’ultima tragedia della trilogia Orestea di Eschilo.

L’irrazionale non deve né può essere eliminato.

Penteo cerca di farlo nelle Baccanti di Euripide, ma viene smembrato dalla madre e dalle zie, menadi invasate da Dioniso come le altre donne tebane.

 

Questo dio “ è venuto in forma umana a Tebe per portare amore (ma mica quello sentimentale e benedetto dalle convenzioni!), e invece porta il dissesto e la carneficina. Egli è l’irrazionalità che cangia, insensibilmente e nella più suprema indifferenza, dalla dolcezza all’orrore. Attraverso essa non c’è soluzione di continuità tra Dio e il Diavolo, tra il bene e il male (Dioniso si trasforma, appunto, insensibilmente e nella più suprema indifferenza, dal giovane pieno di grazia che era al suo primo apparire in un giovane amorale e criminale).

Sia come apparizione “benigna” che come apparizione “maledetta”, la società, fondata sulla ragione e sul buon senso-che sono il contrario di Dioniso, cioè dell’irrazionalità-non lo comprende. Ma è la sua stessa incomprensione di questa irrazionalità che la porta irrazionalmente alla rovina (alla più orrenda carneficina mai descritta in un’opera d’arte). Sono gli I. M. , per citare Elsa Morante, gli Infelici Molti, ossia la maggioranza, o la media, fondata sulla razionalità e sul buon senso, che non comprendono la grazia di Dioniso, la sua libertà, e, perciò, finiscono atrocemente nella strage: di cui peraltro la irrazionalità stessa è patrona. Quanti Péntei, nella nostra società (…) I Pentéi italiani sono dei mediocri, dei meschini imbecilli, neanche degni di essere dilaniati dalle Menadi ”[3].

 

Nel caso del protagonista del film di Bertolucci, Marcello, un uomo giovane, prende dal fascismo l’ordine che cerca: un gerarca gli impone l’assassinio un suo ex professore rifugiato politico in Francia. Il conformista si insinua nella fiducia del maestro poi lo fa uccidere da un sicario, interpretato con bravura da Gastone Moschin.

Prima però il conformista acquisisce una rispettabilità anche sessuale sposando una donna che non ama, la giovane e bella Stefania Sandrelli.

Nell’ultima scena assistiamo alla coerenza dell’eterno conformista: appena giunge la notizia della caduta di Mussolini e la folla dilaga per strada, festosa e infuriata, Marcello prima deuncia urlando e addita quale fascista l’uomo che lo aveva sedotto molti anni addietro quando era un ragazzino, poi, fuggito costui, seguita a gridare scagliando l’accusa di fascismo contro l’ amico cieco dal quale era stato aiutato nella carriera.

 

Il film è bello perché mostra appunto una storia che si ripete in ogni tempo. Io ho vissuto le mode del ’68 e le ho fatte in gran parte mie, senza ripudiarle quando sono passate perché le covavo dentro di me e mi hanno aiutato a emanciparmi da un ordine precedente che non si addiceva al mio carattere né mi piaceva. Perché dico questo? Perché la maggior parte dei compagni di allora invece hanno abiurato quella visione politica quando la moda è tramontata. Non pochi che nel 1968 dicevano di essere a sinistra del PCI, e magari anche di Lotta Continua, ora dicono che Papa Bergoglio è un Anticristo perché troppo di sinistra.

Sicché in questo Marcello Clerici magnificamente interpretato da Trintignant ho riconosciuto tanti miei coetanei che sono stati sempre dalla parte preponderante e prevalente via via.

Bertolucci è stato bravissimo a cogliere questo aspetto universale di una parte non piccola dell’umanità.

 

Bologna 26 giugno 2022 ore 19, 53

giovanni ghiselli

 

 



[1] Cfr. Seneca ep. 9, 13: Se contentus est sapiens.

[2] F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Prefazione di Zarathustra.

[3] Pasolini, Saggi sulla politica e sulla società,p p. 1142-1143

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