venerdì 17 giugno 2022

Le prove difficili per conquistare la propria identità.

La conquista dell’amore e della propria identità richiede il superamento di prove molto difficili

 

Venere depreca le impares nuptiae tra Psiche e Cupido: queste non possono essere legittime.   

Quindi la dea impone  a Psiche quattro prove

Mettere ordine in una congerie di  semi ( verrà aiutata da una formica)

Tosare le pecore dal vello d’oro (canna)

Raccogliere l’acqua dello Stige (l’aquila)

Discesa agli Inferi (torre).

La prima prova dunque è quella di mettere ordine in una confusa congerie  di semi. Discerne seminum istorum passivam congeriem (6, 10). Le si chiede la capacità di discernimento. Un mucchio caotico di semi può significare la confusione interna. Viene aiutata da una formicula ruricola che ne chiama altre.

Psiche comincia a entrare nella dimensione iniziatica poiché la mystica vannus Iacchi (Georgica I, 166), il mistico vaglio di Iacco è connesso ai misteri di Eleusi e distingue il grano dalla pula. Nella processione dell’ultimo libro (11, 10)  un sacerdote regge un’aurea vannus.

La formica è un animale molto ben reputato: è il simbolo quorum virtus exhĭbet solidum decus” (Fedro, XXIV, Formica et musca) mentre la mosca di quelli che se falsis ornant laudibus.

 

Seconda prova: tosare le pecore dal vello d’oro (6, 11). Viene aiutata da una arundo viridis, una canna verde, la sua voce interiore che le insegna ad aspettare, a raggirare la matta bestialità delle pecore. L’arundo simplex et humana salutem docebat (6, 13). Le consiglia di prendere tempo, come suggerisce Seneca di fronte all’ira. Dandum est tempus: veritatem dies aperit (De ira 2, 22). Maximum remedium irae mora est (2, 29).

 La canna è flessibile ma non rinuncia alla sua forma.

 

Terza prova: la ragazza deve raccogliere l’acqua stigia. Viene aiutata da un’aquila che rappresenta l’elevazione del pensiero. L’aquila raccoglie l’acqua con un’ampollina.

 

Quarta prova: la discesa agli Inferi con una fiala per Proserpina. Dovrà metterci un poco della sua bellezza. Prove sempre più difficili ma il difficile aiuta la crescita. Eraclito : “eja;n mh; e[lphtai ajnevlpiston oujk ejxeurhvsei, se non spera l’insperato, non troverà  (65 Diano).

Psiche  in un primo momento dispera e sale su una torre per gettarsi giù ma la Torre stessa le dà dei consigli indicandole il cammino. La Torre può significare introversione o elevazione.

Nelle Rane di Aristofane, Eracle consiglia a Dioniso, che vuole scendere all’Ade per prendere Euripide, di salire sulla torre più alta del Ceramico e poi kavtw, di buttarsi giù (130).

La torre dunque suggerisce a Psiche di andare al Tenaro e di entrare nello spiraglio di Dite con 2 focacce e 2 monetine. Non dovrà aiutare un asinaio zoppo che conduce un claudum asinum. Presto giungerà allo Stige. Darà una monetina a Caronte lo squallido vecchio, ma non prenderai le putride mani tese verso di te. Sarebbe una inlicita pietas. Dante Inf. XX, 28-30. “Qui vive la pietà quand’è ben morta/chi è più scellerato che colui/ che al giudicio divin passion porta?”. Bolgia degli indovini VII, 4 Tiresia e Manto.

Pietà inquietante: Deianira prova un deino;~ oi\kto~ per Iole (Trachinie, 298).

Attraversato lo Stige, P. dovrà lanciare un’ offula a Cerbero, quindi  arriverà da Proserpina la quale le offrirà un prandium opĭpare sontuoso (opes e paro). Ma P. deve sedersi per terra e mangiare solo panem sordidum (6, 19).

 

E’ il tabù del pranzo con i morti: Inno omerico A Demetra e Don Giovanni di Mozart-Da Ponte.

Sentiamo Raffaelli:"Quello che vieta ai vivi di mangiare nel mondo dei morti è un tabù molto antico e molto diffuso: ne conosciamo numerosissimi esempi, che si collocano nei tempi più vari e nei paesi più diversi. Un esempio che appartiene alla grecità arcaica è presente nell'Inno omerico A Demetra (VII sec. a. C.). La vicenda è assai nota: Ade, il signore dei morti, ha rapito la giovinetta Persefone e l'ha portata come consorte agli Inferi. La madre di Persefone, la grande dea Demetra, dopo un'aspra contesa, ha finalmente ottenuto da Zeus che la fanciulla possa ritornare tra gli dei superi. Ma prima di lasciarla partire Ade, ancora entro i confini del suo regno, le diede da mangiare il seme del melograno, dolce come il miele,-furtivamente guardandosi intorno-affinché ella non rimanesse per sempre lassù, con la veneranda Demetra dallo scuro peplo"[1]….Il significato antropologico di questo racconto è estremamente chiaro e su di esso…vi è un larghissimo consenso. Persefone, per aver mangiato nel mondo dei morti un cibo dei morti, resta indissolubilmente legata a quel mondo, al punto che neppure Zeus, questa volta, può sottrarla al suo destino: può soltanto ottenere un compromesso che riporti Persefone per otto mesi nel mondo degli dèi superi, ma per gli altri quattro mesi la dea apparterrà ineluttabilmente al suo sposo e al mondo dei morti. Il tabù di mangiare nel mondo dei morti, se infranto, comporta come s'è visto sanzioni inesorabili"[2].

 

Quindi Psiche dovrà rifare il percorso a ritroso. Non dovrà aprire la fiala curiosius, troppo curiosamente. Proserpina va e torna, ma viene presa temeraria curiositate e apre la fiala resĕrat pyxidem (6, 20). Allora fu presa da un infernus somnus, un sonno infernale dal quale la svegliò Cupido il quale è fedele, in controtendenza: the boy love is perjured everywhere dice Helena in Midsummer night’s dream (I, 2) as waggish boys in game themselves forsweare.

Psiche va da Venere, e Cupido da Giove il quale gli ricorda che per colpa sua ha trasgredito la lex Iulia, tuttavia lo aiuta con la speranza che il dio dell’amore lo aiuterà a peccare ancora.

Nelle Nuvole di Aristofane il Discorso Ingiusto per coonestare l’adulterio dice che Zeus è h{ttwn e[rwto~ kai; gunaikw`n (1081).

La lex Iulia de adulteriis coercendis  è del 18 a. C.

Giove quindi approva il matrimonio di Amore e Psiche. I due si sposarono in pompa magna e generarono una figlia che chiamarono Voluptas. Torna tra gli uomini il Piacere che era tramontato. Qui (6, 24) finisce la favola raccontata da una temulenta anicula e Lucio si rammarica di non avere avuto pugillares et stilum per annotare tam bellam fabellam. In fondo Psiche è un alter ego di Lucio.

 

Bologna 17 giugno 2022 ore 10

giovanni ghiselli

p. s

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p. s.

Per conquistare questa attuale identità di modesto studioso e conferenziere ho dovuto studiare quasi ogni giorno per decenni rinunciando a tante altre attività e integrando qualche altra identità acquistata in precedenza,  da bambino e da ragazzo.

Non ne sono dispiaciuto. Anzi, sono molto contento quando tengo una conferenza, o scrivo un post, e vedo, dalle reazioni di chi mi ascolta e mi legge, che le mie fatiche umanamente e lietamente spese aiutano altre persone.

 Il 20 giugno parlerò a Siracusa dell’ Edipo re di Sofocle dalle 17, 30 nel salone Paolo Vi della chiesa San salvatore,  e il 23 giugno presenterò un percorso su FARE IO, dalle 21, nella Piazzale della Biblioteca Comunale di Ghedi, nel Bresciano.

Ringrazio chi mi ha invitato e chi verrà ad ascoltarmi. Se qualcuno vuole vedere percorsi, glieli invierò.

 



[1].Inno a Demetra, 372-374; la traduzione è di F. Cassòla, Inni omerici, a cura di F. C.  , Valla-Mondadori, Milano 1975, p. 67.

[2] R. Raffaelli, "Verrai tu a cenar meco?" Il nucleo della leggenda di Don Giovanni e del Convitato di pietra in Il Convitato di pietra Don Giovanni e il sacro dalle origini al Romanticismo, Edizioni dell'Orso 2002, pp. 35-37.

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