Le parole di Trimalchione sul desiderio di morte della profetessa sono da associare a queste che le precedono, ponunciate da Ganimede, un altro liberto:
:"ego puto omnia illa a diibus fieri. nemo enim caelum caelum putat, nemo ieiunium servat, nemo Iovem pili facit, sed omnes opertis oculis bona sua computant. antea stolatae ibant nudis pedibus in clivum, passis capillis, mentibus puris, et Iovem aquam exorabant. itaque statim urceatim plovebat: aut tunc aut numquam: et omnes redibant udi tamquam mures. itaque dii pedes lanatos habent, quia nos religiosi non sumus, agri iacent…" (Satyricon, 44, 17-18), io credo che tutto questo derivi dagli dèi. Nessuno infatti considera il cielo cielo, nessuno rispetta il digiuno, nessuno stima un pelo Giove, ma tutti a occhi chiusi fanno il conto dei loro possessi. Prima le matrone in stola salivano a piedi nudi sul colle del Campidoglio, con i capelli sciolti, i cuori puri, e supplicavano Giove per l'acqua. E così subito pioveva a catinelle: o allora o mai più: e tutti tornavano bagnati come topi. ora gli dèi hanno i piedi felpati. Poiché non abbiamo religione, i campi sono abbandonati.
Per quanto concerne il nesso tra siccitò ed empietà, nel quotidiano “la Repubblica” del 22 giugno scorso leggevo questo titolo: “Finita l’acqua per i campi. La preghiera per la pioggia del vescovo di Milano” (pagina 14)
Sentiamo anche T. S. Eliot:
“Here is no water but only rock
Rock and no water and the sandy road
The road winding above among the mountains
Which are mountains of rock without water
If there where water we should stop and drink
Amongst the rock one cannot stop and think
Sweat is dry and feet are in the sand
If there were only water amongst the rock
Dead mountain mouth of carious teeth that cannot spit
Here one can neither stand nor lie or sit
There is not even silence in the mountains
But dry sterile thunder without rain
There is non even solitude in the mountains
But red sullen faces sneer and snarl
From doors of mudcracked houses
If there where water
And no rock
If there were rock
And also water
And water
A spring
A pool among the rock
If there were the sound of water only
Not the cicada
And dry grass singing
But sound of water over a rock
Where the hermit-thrush sing in the pine trees
Drip drop drip drop drop drop drop drop
But ther is no water
(The Waste Land, What the thunder said, 331, 358)
Traduzione
Qui non c’è acqua ma soltanto roccia
Roccia e non acqua e la strada di sabbia
La strada serpeggiante lassù tra le montagne
Che sono montagne di roccia senza acqua
Se ci fosse acqua ci fermeremmo a bere
Fra la roccia non ci si può fermare né pensare
Il sudore è secco e i piedi nella sabbia
Vi fosse almeno acqua tra la roccia
Bocca morta di montagna dai denti cariati che non può sputare,
qui non si può stare in piedi né ci si può sedere
non c’è neppure silenzio nelle montagne
ma secco sterile tuono senza pioggia
Non c’è neppure solitudine nelle montagne
Ma rosse facce accigliate sogghignano e ringhiano
Da porte di case di fango screpolato
E niente roccia
Se ci fosse roccia
E anche acqua
E acqua
Una sorgente
Una pozza tra la roccia
Se ci fosse il suono di acqua almeno
Non la cicala
E l’erba secca che canta
Ma suono d’acqua sopra una roccia
Dove il tordo eremita canta nei pini
Drip drop drip drop drop drop drop
Ma non c’è acqua
L’assenza di acqua è una caratteristica della terra desolata.
Nell’ Oedipus di Seneca il protagonista eponimo, entrato in scena, sottolinea l'aridità, la siccità e lo scolorimento della terra tebana volendo significare sterilità e morte:"Deseruit amnes humor atque herbas color,/aretque Dirces; tenuis Ismēnos fluit,/et tingit inǒpi nuda vix undā vada "( vv.41-43), l'acqua ha lasciato i fiumi e il colore le erbe, è disseccata Dirce; l'Ismeno scorre vuoto, e con la povera onda bagna a stento i guadi nudi.
Bologna 25 giugno 2022 ore 11, 50
giovanni ghiselli
p. s
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