La madre che ha ucciso la propria figlia per farne soffrire il padre ricorda ovviamente Medea, quella di Euripide e quella di Seneca. Poi altre.
Ancora una volta: i Greci hanno previsto e presofferto tutto.
Ricordo alcuni versi di Euripide, poi altri di Seneca di Catullo e di Ovidio, che smentiscono quanti fanno di tutte le donne un fascio con il razzismo di genere.
Medea chiede aiuto alle donne di Corinto:
“Tanto dunque io vorrò ottenere da te,
se trovo una qualche via e mezzo
per far pagare allo sposo il fio di questi mali
(e a chi gli ha dato la figlia e a quella che ha sposato),
ti prego di tacere. La donna infatti per il resto è piena di paura
e vile davanti a un atto di forza e a guardare un'arma;
ma quando viene offesa nel letto,
non c'è non c'è altro cuore più sanguinario” (Euripide, Medea, vv. 259-266) .
la Medea di Seneca decide di uccidere i bambini da lei partoriti quando Giasone le rivela il proprio amore verso i loro figli e aggiunge che sono la ragione della sua vita.
Quindi la donna decide di colpire l’uomo fedifrago nel punto debole che le ha rivelato: “ Sic natos amat? /bene est, tenetur, vulneri patuit locus (Medea, 549-550), ama tanto i figli? Bene: ce l’ho in pugno, si è aperta l’occasione opportuna per la ferita.
Diversa è la reazione di Arianna piantata in asso da Teseo mentre dormiva nell'isola di Dia: al risveglio si dispera, corre come una puledra, e impreca contro il perfido amante:"Sicine me patriis avectam, perfide, ab aris,/ perfide [1], deserto liquisti in litore, Theseu?/Sicine discedens neglecto numine divum/inmemor a! devota domum periuria portas? " (Catullo, 64, vv. 132-135) è così che tu, traditore, condottami via dal focolare paterno, mi hai abbandonata in una spiaggia deserta, Teseo, traditore? E' così che tu, fuggendo dopo avere disprezzato il potere dei numi, dimentico ah! porti a casa i tuoi maledetti spergiuri?
Teseo non è un buon amante né un buon marito. Nell' Ars Amatoria di Ovidio, Arianna abbandonata gridava la crudeltà di Teseo alle onde che non ascoltavano:"Thesea crudelem surdas clamabat ad undas "(I, 529), , e piange, senza tuttavia diventare più brutta per le sue lacrime:"non facta est lacrimis turpior illa suis " (v. 532). La variante delle lacrime belle che attireranno Dioniso non impedisce al poeta peligno di usare l'aggettivo topico[2] che marchia la slealtà del principe ateniese:"Perfidus ille abiit:quid mihi fiet?" ait;/"Quid mihi fiet?" ait; sonuerunt cymbala toto/litore et attonita tympana pulsa manu" ( I, 534-536), quel traditore se n'è andato. Cosa sarà di me? dice, cosa sarà di me?, dice; risuonarono i cembali su tutta la spiaggia e tamburelli battuti da mani frenetiche. Sta arrivando il dio a consolarla.
Dedico questo mio post a Elena, la bambina uccisa.
Bologna 16 giugno 2022 ore 9, 36
giovanni ghiselli
p. s
Statistiche del blog
Sempre1260149
Oggi38
Ieri236
Questo mese3768
Il mese scorso12017
[1]Arianna accusa Teseo già lontano di essere venuto meno alle promesse basate sulla fides , un principio cardine del carme.
Pure l'Arianna di Monteverdi-Rinuccini rinfaccia a Teseo la malafede:"Dove, dove è la fede,/che tanto mi giuravi?" (Arianna, opera perduta di cui rimane solo il Lamento di Arianna, pubblicato separatamente nel 1623).
[2] Cfr Catullo, 64, 132-133.
Nessun commento:
Posta un commento