venerdì 17 giugno 2022

L'dentità di una civiltà morente.


 

 

Viene meno il cultus minimus: lavarsi, e  anche l'identitità umana diventa minima: inferiore a quella delle mosche.

Sparisce il "so bene di essere uomo" di Sofocle,  l' homo sum  di Terenzio. L' homo lupus di Plauto è  oramai minor quam musca.

 

Durante la chiacchierata dei liberti, Seleuco esordisce con un'affermazione contraria alla forma di cultus minima che è il lavarsi:"ego-inquit-non cotidie lavor; baliscus enim fullo est, aqua dentes habet, et cor nostrum cotidie liquescit" (42), io, disse, non faccio il bagno tutti i giorni; infatti il bagno è un lavandaio, l'acqua ha i denti, e il nostro cuore si liquefa ogni giorno. Potrebbe essere una posa di origine cinico-socratica[1]: infatti questo liberto procede con qualche velleità filosofica tornando sul tema della vanitas ispirato da un funerale dal quale è appena tornato:" heu, eheu. utres inflati ambulamus. minoris quam muscae sumus, <muscae> tamen aliquam virtutem habent, nos non pluris sumus quam bullae" (Satyricon, 42, 4), ahi ahi, giriamo come otri gonfiati. siamo meno delle mosche; le mosche almeno qualche capacità ce l'hanno, noi non siamo più che bolle.

 

La virtus delle mosche sembra anticipare il cavallo geniale che "matura in Ulrich la convinzione di essere un uomo senza qualità".  Il protagonista del romanzo di Musil "Con meravigliosa acutezza vedeva in sé-ad eccezione del saper guadagnare denaro, che non gli occorreva-tutte le capacità e qualità che il suo tempo apprezzava di più, ma aveva perduto la capacità di applicarle; e poiché in fin dei conti, se ormai anche i giocatori di calcio e i cavalli hanno genio, soltanto l'uso che se ne fa può ancora salvarne il carattere particolare, decise di prendersi un anno di vacanza dalla vita per cercare un uso appropriato delle sue capacità"[2].

Anche questo romanzo di Musil dipinge la fine di una civiltà: la finis Austriae.

Noi oggi stiamo naufragando in un oceano di ignoranza, di volgarità di menzogne.

 Bologna 17 giugno 2022 ore 9, 20

giovanni ghiselli

 

 



[1] Aristofane fa dire a Strepsiade che nessuno degli uomini del pensatoio di Socrate per economia si è mai fatto  tagliare i capelli o si è unto il corpo o è andato nel bagno a lavarsi:"oujd& eij" balanei'on h'jlqe lousovmeno"" (Nuvole[1] , v. 837). il Coro degli Uccelli [1] più specificamente qualifica Socrate come a[louto" (v. 1553), non lavato.

[2] R. Musil, L'uomo senza qualità , pp. 42-43.

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