mercoledì 1 giugno 2022

Edipo re Traduzione e commento dei versi 429-439.

 

vv.429-462.

Sommario

Edipo si scaglia contro Tiresia e cerca di cacciarlo, ma il vate ribatte ricordando di essere stato invitato; il re risponde che non immaginava di sentirlo proferire tante infami follìe.

Allora il profeta nomina i genitori che  hanno generato il tiranno il quale,  colpito, domanda chi siano costoro; alle risposte enigmatiche di Tiresia, Edipo lo accusa di oscurità.

L'indovino replica con ironia, ricordando al suo antagonista che è proprio lui a piccarsi di essere il campione dello scioglimento degli enigmi; Edipo senza raccogliere la provocazione, afferma che gli basta avere salvato la città. Entrambi i contendenti fanno la mossa di staccarsi l'uno dall'altro, ma continuano a fronteggiarsi.

Segue un disvelamento del tiranno per bocca del sacerdote: l'assassino tanto cercato è lui, e quando se ne renderà conto si acciecherà, quindi si allontanerà da Tebe tastando la terra con un bastone, e scoprirà pure di essere un mostro incestuoso: padre e fratello dei propri figli, sposo e figlio di sua madre, compagno di letto e assassino del padre. A questo punto Edipo può rientrare nella reggia a meditare.

 

Traduzione dei versi 429-439

Edipo

Ma davvero si può sopportare di udire queste infamie da costui?

Non vai in malora? Non ci vai molto in fretta? Non torni

indietro retrogrado da questa reggia dopo esserti voltato indietro?

Tiresia

Non sarei venuto di certo io, se tu non mi avessi chiamato.

Edipo

Difattio non sapevo in nessun modo che avresti gridato scemenze poiché difficilmente ti avrei fatto venire al mio palazzo.

Tiresia

Noi siamo per natura tali, come a te sembra 435

matti, ma per i genitori che ti misero al mondo, assennati.-

Edipo

Per quali? Rimani; chi mi fa nascere tra i mortali?

Tiresia

Questa giornata ti farà nascere e ti distruggerà

Edipo

Come dici tutte le parole troppo enigmatiche e oscure!

429ajnekta;=aggettivo verbale da ajnevcomai. Letteralmente significa sopportabili. Edipo teme di non poter sostenere la parte terribile che Tiresia gli attribuisce.-

430 -a[yorro" (a[y indietro e o[rnumi, spingo Edipo chiede a Tiresia di retrocedere, con una ridondanza insistente, quasi ossessiva: pavlin, ajpostrafei;" , a[pei. Nel tradurre ho conservato l’insistenza sulla direzione retrograda che Tiresia deve prendere secondo questo ordine che ricorda la deprecazione del coro contro Ares (v.193-194).

L'insistenza sembra avere la spinta della rimozione nei confronti di un desiderio interno, quello di conoscere il proprio destino dal profeta. Più avanti il re accetterà questo suo bisogno e vorrà conoscere il fato a qualsiasi costo; anzi, quando il servo che ricevette il bambino dai piedi gonfi perché lo esponesse sul Citerone, dirà al pastore di Corinto, al quale lo aveva consegnato tanti anni prima, le stesse parole che ora Edipo usa per tacitare il sacerdote, (cfr.v.1146: oujk eij" o[leqron; sempre per indurre al silenzio, e nella stessa sede metrica) ebbene a quel punto il re di Tebe minaccerà il vecchio servo affinché lasci parlare il corinzio e parli lui stesso(vv.1147-1148). Dunque nel figlio di Laio ci sarà un passaggio dal non volere al volere conoscersi, e un'accettazione del precetto delfico.

 

432 eij su; mh; kalei`~ Tiresia ricorda a Edipo che la volontà di conoscere parte da lui, ed è un'esigenza sua anche se non ne ha consapevolezza.

 

 

433-mw'ra :sono cose, parole, e (al maschile o al femminile) persone colpevolmente stupide. Il Tiresia delle Baccanti di Euripide (v.369) definisce il re Penteo che empiamente e inefficacemente perseguita Dioniso:"mw'ra ga;r mw'ro" levgei, è stupido e dice cose stupide. Poseidone nelle Troiane (v.95) definisce mw'ro" chi tra i mortali distrugge le città. Uomo ossimorico è invece Bruto Maggiore, un intelligente che si finge stupido per non insospettire il tiranno.

 

 434scolh'/: è un dativo avverbiale che significa "con il tempo a disposizione", quindi lentamente, difficilmente, come nell'Antigone , con il primo significato al v. 231 e con il secondo al v. 390.

Può andare a scuola e rimanerci a lungo chi ha molto tempo libero dai lavori manuali o dai vizi

Nelle Supplici[1] di Euripide,  Teseo è il Pericle in vesti eroiche il quale elogia la costituzione democratica dialogando con l'araldo mandato da Creonte, re, anzi tiranno di Tebe.

Atene dunque non è comandata da un uomo solo, ma è una città libera (ejleuqevra povli" , v. 405)[2].

Il re di Atene in questa tragedia scritta poco prima della pace di Nicia, è addirittura ottimista. Egli confuta quanti sostengono che il male prevalga, e afferma che invece per gli uomini è maggiore il bene che il male. Se fosse maggiore il male non vivremmo nella luce. Dunque Teseo  elogia quello tra gli dèi che ha regolato la nostra vita da  confusa e bestiale  che era (ejk pefurmevnou[3]- kai; qhriwvdou"),  innanzitutto mettendoci dentro l’intelligenza, poi dandoci la lingua messaggera delle parole, in modo da capire la voce (vv. 201-205).

L'araldo del tiranno ribatte che il governo di un solo uomo non è male: infatti esclude i demagoghi i quali, gonfiando la folla con le parole, la volgono di qua e di là a proprio profitto. Del resto chi lavora la terra non ha tempo né per imparare né per dedicarsi alle faccende pubbliche:" oJ ga;r crovno" mavqhsin ajnti; tou' tavcou" -kreivssw divdwsi (vv. 419-420), è infatti il tempo che dà un sapere più forte invece della fretta.

 

 

 

435 soi; dokei': Tiresia ribatte l'accusa di mwriva affermando che essa non è  figlia della verità ma della dovxa di Edipo, un'opinione arbitraria nemmeno radicata nella fuvsi" del re in quanto i genitori che lo generarono stimavano saggio il profeta.

Nota la differenza di significato tra l'aoristo primo, transitivo di fuvw, e[fusan, e quello terzo, intransitivo, e[fumen-e[mfrone"=pluralis maiestatis .

 

438 ejkfuvei: presente di persistenza. Edipo è colpito dall'ultima affermazione che ha centrato una sua insicurezza essenziale e profonda. Egli trattiene il profeta per sapere, e nella domanda usa il presente siccome il completamento della sua nascita, l'emancipazione dalla madre, non è ancora avvenuta.

brotw`n: Edipo con questa inceretezza si lascia aperta la strada sulla quale proverà a incamminarsi più avanti, chiamando se sresso pai`da th`~ Tuvch~ (1080) figlio della Fortuna.

 

 

438fuvsei: futuro di fuvw: ti darà coscienza della tua fuvsi", e annienterà la tua identità fasulla (diafqerei'=futuro di diafqeivrw).

 

439-aijnikta;: aggettivo verbale di aijnivssomai= parlo per enigmi. Edipo si sente di nuovo davanti alla Sfinge: l'eterna rivale per chi è assetato di verità e di  chiarezza.

 

Bologna 1 giugno 2022 ore 19, 46

giovanni ghiselli

 

p. s.

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[1] Data probabile: 422 a. C.

[2] Anche Plutarco attribuisce a Teseo il dono, ai non potenti, di un governo senza re e della democrazia che si sarebbe servita di lui solo come capo militare in tempo di guerra e come custode delle leggi e avrebbe offerto a tutti uguaglianza di diritti (Vita di Teseo, 24, 3). Plutarco aggiunge che ne dà una testimonianza anche Omero il quale nel catalogo delle navi chiama dh'mo" solo gli Ateniesi (Iliade, 2, 547). 

 

[3] Participio perfetto medio passivo di fuvrw. La confusione anche qui è emblema di male.

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