Ognuno deve recitare se stesso
Presto dovrò partire per due conferenze: una su Edipo, una su “fare” io come controcanto al “dire” io.
Paride per esempio si presenta come un guerriero: vestito e armato per significare: “io sono un milite valoroso”.
Ma affrontato da Menelao, prima fugge, poi si salva grazie ad Afrodite che lo protegge.
Ettore, il fratello che è davvero un guerriero strenuo, amantissimo della patria e disposto a morire per lei piuttosto che inficiare questa sua identità, rinfaccia al fratello quello che è davvero: un bel donnaiolo, seduttore e pure un codardo.
Paride a questo punto fa la cosa giusta: si riappropria della sua identità reale: quella che funziona bene. Quindi risponde a Ettore che anche la bellezza è un valore.
Questo ve l’avevo già raccontato: questa sera ho solo variato alcune parole.
Ma ora appongo un’aggiunta e magari vi sorprendo.
Questo Paride del III canto dell’Iliade mi ha fatto pensare a Zelenskj: era un attore carino, per lo meno snello, ridente, primaverile, e suonava il piano in maniera speciale. In quel ruolo funzionava bene. Era un comico e faceva ridere.
Ora che si è messo a fare il presidente guerriero funziona male, tanto che è pure imbruttito, ingrassato e invecchiato.
Dunque, faccia come Paride, recuperi l’identità sua reale, ontologicamente sua, oserei dire.
La morale è che l’identità reale di ciascuno, la parte che gli conviene sopra tutte è quella che recita meglio, siccome è la sua parte vera, il ruolo per cui è stato messo sulla scena del mondo.
Bologna 10 giugno 2022 ore 21, 45
giovanni ghiselli
p. s
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