venerdì 31 luglio 2020

Debrecen. 7. La festa della conoscenza del 1979


La festa della conoscenza del 1979

Adesso è già tempo di tornare a Debrecen, nel luglio del 1979, quando Ifigenia e io volemmo mettere alla prova la solidità del nostro amore, iniziato nel precedente novembre, con il distacco reciproco di un mese passato in ambienti non privi di tentazioni erotiche.
La giovane donna era andata in vacanza a Riccione, da sola.
Partii da Bologna domenica 22 luglio con Alfredo, l’amico ora compianto e rimpianto. Arrivammo nell’Università estiva situata in mezzo alla grande foresta dopo una sola giornata di viaggio: come puoi immaginare, lettore, conoscevo assai bene la strada. Il pomeriggio del 23 c’era la festa iniziale: quella della conoscenza tra gli ospiti, l’occasione di approccio che negli anni passati mi era servita a incontrare la donna dell’amore mensile con il quale soddisfacevo il mio desiderio di apprendimento della vita e il bisogno di unione con donne non insignificanti. L’ambiente di studenti e professori dotati di educazione accademica, linguistica o letteraria per giunta, mi era congeniale: si prestava a refrigerare queste mie arsure e a dissetarle. Con Helena, Kaisa e Päivi avevo gioito e sofferto, comunque avevo approfondito la conoscenza di me stesso secondo il precetto delfico interiorizzato.
Nel 1979 ero molto meno insicuro e infelice rispetto al primo approdo nella città universitaria magiara, la sera remota di tredici anni prima.
Ero molto rassicurato sul mio conto grazie alle tre Finlandesi e pure a Ifigenia, la bella supplente conosciuta meravigliosamente in un pomeriggio nevoso del novembre precedente.
Durante la festa di quella sera di luglio i giovani si davano da fare per trovare l’amore. Io invece non lo cercavo poiché ero quasi certo di averlo già e di potere impiegare le mie forze spirituali per osservare, ascoltare, le persone con mente teoretica e contemplativa, senza volere niente altro che imparare indagando. In fondo individuare tra un centinaio di donne quella a me destinata, innamorarmene con tutta l’anima, convincerla a contraccambiarmi, parlando in inglese oltretutto, per un mese intero e teso come le corde di un violino prossime a spezzarsi, cioè entro settembre, era stato non solo un destino benigno ma anche una grande fatica necessaria e pure voluta: “oujc ujma`" daivmwn lhvxetai, ajll j ujmei`" daivmona aiJrhvseqe”, non sarà il demone a sorteggiare voi, ma voi sceglierete il demone. Parola di Lachesi, la vergine figlia di Ananche[1].
Il destino lo avevo scelto in novembre, verso le 5 del pomeriggio già buio.

giovanni ghiselli. Pesaro 31 luglio 2020 ore 11, 15       

p. s
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[1] Cfr. Platone, Repubblica, 617 d-e


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