lunedì 6 luglio 2020

La prossima conferenza: Fëdor Dostoevskij. seconda parte

Van Gogh, Giovane Uomo con Cappello
Argomenti:Bachtin: Il romanzo polifonico di Dostoevskij. Pirandello. L'umorismo.


Altra deformazione psichica è quella dell’Adolescente (1875) Dolgoruki che vuole diventare un Rotschild per giungere alla potenza che gli darà l’isolamento. Cfr. L’Adriano della Yourcenar.

Il ragazzo cerca l’isolamento e la potenza nel denaro. I personaggi principali di D si inchinano davanti a un’idea, non di fronte al vitello d’oro.
La malattia di questi personaggi secondo Lukács deriva dagli squilibri della società, come la grande miseria nella città moderna.
 La povertà fa scattare un desiderio morboso di rivalsa e successo.

Nota è l’interpretazione di Bachtin Il romanzo polifonico di Dostoevskij (1968).
 Dice che esso opera una sorta di carnevalizzazione della vita, ossia un ribaltamento dei legami sociali convenzionali e tende a mettere a nudo i rapporti veri tra gli uomini. L’uomo supera la reificazione e diviene portatore di idea. Rask uccide la vecchia e non usa il denaro, non apre nemmeno il borsellino. Ivàn Karamazov è uno di quelli cui non occorrono milioni per trovare una soluzione al proprio pensiero. Cfr. la leggenda del grande Inquisitore.

 Formule e categorie sono annientate perché annichiliscono la vita vivente. I precedenti di questa letteratura carnevalizzata sarebbero il dialogo socratico e la satira menippea. Socrate indagava, cercava la verità attraverso domande provocatorie (ajnavkrisi", investigazione polemica) e la suvgkrivsi", il confronto tra punti di vista diversi.
Nella satira menippea denominata dal filosofo cinico Menippo di Gadara (III a. C.) l’ironia socratica diventa comicità.

Secondo Pirandello Socrate è pure umorista.
“In Aristofane non abbiamo veramente il contrasto, ma soltanto l’opposizione. Egli non è mai tenuto tra il sì e il no[1] egli non vede che le ragioni sue, ed è per il no testardamente, contro ogni novità, cioè contro la retorica, che crea demagoghi, contro la musica nuova, che, cangiando i modi antichi e consacrati, rimuove le basi dell’educazione, e dello Stato, contro la tragedia di Euripide che snerva i caratteri e corrompe i costumi, contro la filosofia di Socrate, che non può produrre che spiriti indocili e atei, ecc.
(…) la burla è satira iperbolica, spietata. Aristofane ha uno scopo morale, e il suo non è mai dunque il mondo della fantasia pura (…) Nessuno studio della verisimiglianza: egli non se ne cura perché si riferisce di continuo a cose e persone vere (…) e non crea una realtà fantastica come, ad esempio, lo Swift. Umorista non è Aristofane ma Socrate (…) Socrate ha il sentimento del contrario; Aristofane ha un sentimento solo, unilaterale” (p. 44).

Il Satyricon è l’epressione più alta di questo genere. Si creano situazioni eccezionali, anormali, onde provocare idee e sperimentarle.
Labirinti, bordelli, cene mostruose, gli heredipětae di Crotone.
Nel mondo guasto raffigurato dal Satyricon c'è un ribaltamento che riguarda una città intera: Crotone dove si svolge l'ultima parte del romanzo (116 - 141) una urbs antiquissima et aliquando Italiae prima, antichissima e che una volta era stata la prima d'Italia; quando però ci arrivano Encolpio, Eumolpo e Gitone la sua gente si divide in due categorie: ricchi senza eredi e cacciatori di eredità.

In Petronio e Dostoevskij Non mancano elementi di naturalismo sordido come lupanari, bettole con ubriaconi, prigione, case degradate.
Come nel carnevale c’è l’abolizione dei divieti, l’eliminazione dell’ordinamento gerarchico e di ogni etichetta.
Questa letteratura carnevalizzata svela elementi nascosti della società, ne mostra il lato latente (cfr. ajlhvqeia). Freud a sua volta toglie le mutande al borghese

Il culmine è il tuvranno" che diventa farmakov" nella tragedia greca, o la prostituta Sonia che diventa santa, l’assassino che diviene filantropo.

Nel Riccardo II (III, 2) di Shakespeare si legge che la Morte tiene la corte nella corona cava che cinge le tempie mortali di un re e là siede beffarda schernendo il suo stato e con un ghigno alla sua pompa
Riccardo II[2] deposto da Bolingbroke che sarà Enrico IV espone “le tristi storie delle morti dei re”
For within the hollow crown
That rounds the mortal temples of a king
Keeps death his court; and there the antic sits,
Scoffing his state and grinning at his pomp.

Seneca nell’Oedipus fa dire al protagonista: “ Quisquamne regno gaudet? O fallax bonum/quantum malorum fronte quam blanda tegis"(vv.7 - 8), qualcuno gode del regno? O bene ingannevole, quanti mali copri sotto una facciata così lusinghiera! Sono parole di Edipo che dà inizio al dramma descrivendo l'infuriare della pestilenza.
Nelle Phoenissae Giocasta chiede a Polinice di rinunciare alla guerra poiché il premio che spetta al vincitore non è desiderabile: anzi Eteocle pagherà il fio del successo a caro prezzo, con il solo fatto di essere re:"poenas, et quidem solvet graves: regnabit "(v.645).
Manzoni riprende il tovpo" nell' Adelchi quando il protagonista ferito consola il padre sconfitto:"Godi che re non sei; godi che chiusa/all'oprar t'è ogni via: loco a gentile,/ad innocente opra non v'è: non resta/che far torto, o patirlo. Una feroce/ forza il mondo possiede, e fa nomarsi/Dritto." (V, 8). E' il diritto del più forte, il potere smascherato: viene tolta la maschera (demitur persona, manet res)
Il regno è quasi sempre una tirannide: un bene scivoloso, un potere claudicante, in particolare quello di Edipo lo zoppo e dei suoi figli.

Viene tolta la maschera non solo alle persone ma anche alle cose
Non hominibus tantum sed rebus persona demenda est et reddenda facies sua (Seneca, Ep. 24, 13)
 Cfr. Lucrezio: “ Quo magis in dubiis hominem spectare periclis/convenit adversisque in rebus noscere qui sit;/nam verae voces tum demum pectore ab imo/eliciuntur <et> eripitur persona, manet res " (De rerum natura, III, 55 - 58), tanto più è necessario provare la persona nei pericoli rischiosi e conoscerne la qualità nelle situazioni sfavorevoli; infatti le parole autentiche allora finalmente escono dal fondo del cuore e si strappa la maschera, rimane la sostanza.

Bachtin trova che Delitto e castigo sia una menippea cristianizzata

R. provoca Sonia dicendole che Napoleone non si fermava davanti ai delitti: “io ho semplicemente ucciso un pidocchio inutile e dannoso. Per avere ragione bisogna osare molto. Chi è capace di sputare sulle cose diventa il loro legislatore. Cfr. Medea: tolmhtevon tavde (1050).

C’è il confronto con la fede di Sonja che lo invita a baciare la terra insozzata da lui stesso , ad accettare la sofferenza, a capire a riscattarsi con essa: tw'/ pavqei mavqo" /Eschilo, Agamennone, 177[3].

Anche lo Starez Zossima dei Fratelli Karamazov bacia la terra, muore baciando la terra: “si lasciò scivolare dolcemente dalla poltrona sul pavimento, e inginocchiandosi, si chinò col viso fino a toccar terra, si prosternò, allargò le braccia in croce; e come invaso dall’estasi, baciando la terra e pregando (come appunto aveva insegnato a fare), serenamente e gioiosamente rese l’anima a Dio”[4]. Alioscia segue l’esempio del maestro: “Una notte fresca e calma fino all’immobilità avvolse la terra (…) Alioscia rimase a guardare per un momento quello spettacolo, poi, ad un tratto, si gettò con la faccia a terra come se l’avessero falciato. Egli non sapeva perché l’abbracciasse, non si rendeva conto della ragione per cui gli fosse venuta quella terribile voglia di baciarla, di baciarla tutta; ma egli la baciava piangendo, singhiozzando, inondandola delle sue lacrime, e giurando, in uno slancio impetuoso, di amarla, di amarla eternamente. “Inonda la terra delle tue lacrime di gioia, e amale, codeste tue lacrime…”, disse una voce nella sua anima”[5].
Si pensi alla “cura di Anteo”, un gigante libico che uccideva i viandanti e acquisiva forza dal contatto con sua madre, che poi è la madre di tutti, la Terra. Ercole dovette sollevarlo dal suolo e togliergli il contatto con la madre per strozzarlo:"La civilizzazione e l'intellettualità son belle cose, son grandi cose, non vogliamo certo negarlo. Ma senza quella che noi un giorno definiremo la compensazione di Anteo, sono rovinose per l'uomo e creano la malattia"[6].

In ogni caso non si deve mai perdere l’amore per la vita terrena e per la stessa terra: “Bleibt mir der Erde treu, meine Brüder, mit der Macht euer Tugend! Restatemi fedeli, fratelli miei, alla terra con tutta la forza della vostra virtù! Il vostro amore, che tutto dona, e la vostra conoscenza servano il senso della terra”. Così parla Zarathustra (…) Bacia la terra e amala incessantemente, insaziabilmente - dice lo starets Zosima - cerca questa estasi e questa esaltazione. Bagna la terra con le lacrime della tua gioia e ama queste tue lacrime”[7].



[1] Caratteristica dell’umorismo cfr. parte II cap. quarto.
[2] Riccardo II Plantageneto (Bordeaux6 gennaio 1367 – Pontefract14 febbraio 1400) è stato re d'Inghilterra dal 1377 al 1399. La tragedia di Shakespeare è del 1595.
[3] E, poco più avanti: "goccia invece del sonno davanti al cuore/il penoso rimorso, memore delle pene inflitte; e anche/sui recalcitranti arriva il momento della saggezza" ( kai; par j a[ - konta" h\lqe swfronei'n , Agamennone, vv. 179 - 181).
[4] F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, p. 407.
[5] F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, p. 451.
[6] T. Mann. Carlotta a Weimar, p. 403.
[7] D. Merezkovskij, Tolstòj e Dostoevskij., p. 366.

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