giovedì 16 luglio 2020

La prossima conferenza: Fëdor Dostoevskij. Quindicesima parte

Don Giovanni di Mozart - Da Ponte
Arena di Verona, 2019

Argomenti:
Raskolnikov e Svidrigailov. Il libertinaggio

Raskolnikov andò da Svidrigailov. Era in una trattoria tra gli strilli di un disperato coro di cantanti e mercanti, impiegati e gente di ogni specie che sorbiva il tè. Aveva davanti una bottiglia di Champagne già cominciata. Vicino a lui una ragazzetta Katja, sana e rubiconda con una gonna succinta e un cappello alla tirolese cantava una canzone da lacché. Sv le offrì un bicchiere e la congedò. Katja vuotò il bicchiere d’un fiato come fanno le donne, senza staccare le labbra. Baciò la mano di Sv e se ne andò con il ragazzino che suonava l’organetto. Intorno a Sv ogni cosa aveva preso un andazzo patriarcale. La sala di quella sudicia trattoria era riservata a lui. Parla di Pietroburgo: è difficile trovare da qualche altra parte tanti elementi cupi, violenti, inspiegabili.
 Basti pensare all’influsso del clima (cfr. il determinismo geografico).
 Questo è il centro amministrativo della Russia e le sue caratteristiche si riflettono sull’intero paese.
Il volto di Sv era simile a una maschera: bianco e rubicondo, era biondo e con gli occhi celesti. C’era qualche cosa di tremendamente sgradevole in quel volto bello e, data l’età, giovanile.
Disse che non aveva nulla da fare: se fossi almeno un proprietario terriero, oppure un padre, un ulano (soldato a cavallo armato di lancia).
Sono stato un baro e sono venuto qui per le donne.
Perché lasciar perdere le donne, visto che almeno loro mi piacciono? Perlomeno è un’occupazione. Nel libertinaggio c’è qualcosa di costante, di fondato sulla natura, di non soggetto alla fantasia; una specie di scintilla sempre accesa nel sangue, una scintilla che non si spenge con gli anni. Poi è una occupazione
R replica che è una malattia e per di più pericolosa (non è invece la grazia di Priapo?)
Sv racconta la sua vita. Era in prigione per debiti e Marfa lo tirò fuori, era più vecchia di me e teneva costantemente un chiodo di garofano in bocca. Io ero così porco e onesto da dirle che non le sarei stato sempre fedele. Promisi però che non l’avrei lasciata e non mi sarei fatto mai un’amante fissa: potevo adocchiare le ragazze di servizio, ma non innamorarmi di una donna del nostro ceto.
Marfa era intelligente e mi considerava un dissoluto un donnaiolo incapace di innamorarmi sul serio. Durante i litigi io avevo un contegno da gentleman, tacevo e non mi irritavo e a lei questo piaceva, anzi ne era orgogliosa.
Dunja provò compassione per me. Una fanciulla che prova pietà per un uomo è in pericolo: vuole salvarlo.
Cfr. Nausicaa nel VI canto dell’Odissea e Desdemona nell’Otello in Shakespeare.[1]

 “L’uccellino stava volando da sé nella rete. Io fui preso dal più irresistibile impulso sensuale. Ma vostra sorella è di una castità perfino morbosa. Arrivò una domestica con gli occhi neri, molto bellina ma straordinariamente stupida. Dunja pretese che io la lasciassi in pace. Lei faceva propaganda alla castità. Io mi finsi assetato di luce poi ricorsi alla adulazione. Un mezzo sicuro. Una volta sedussi una signora fedele al marito prosternandomi davanti alla sua castità. Se facevo progressi, davo la colpa a me stesso quale individuo vizioso”. L’amante era convinta di essere innocente e si arrabbiò quando Sv le dichiarò che anche lei aveva cercato il piacere
"Poi - continua Svidrigailov - persi la testa per Dunja e le offrii 30 mila rubli perché fuggisse a Pietroburgo con me. Andò male, anche perché Marfa organizzò il fidanzamento di vostra sorella con quello schifosissimo impiegatucolo di Luzin”
R rinfaccia a Sv di avere ancora delle mire su Dunja.
Sv replica che sta per sposare una sedicenne (meno un mese), dunque tra un mese potrà sposarla. “Che importa se ho 50 anni? Lei porta ancora il vestitino corto, è un bocciolo ancora chiuso, arrossisce a avvampa come l’aurora, tutto questo vale più della bellezza, per giunta è bellina, un tipetto delizioso. Capelli chiari, labbra vermiglie e due gambette che sono una meraviglia. Avvampa tutta come l’aurora e io non faccio che baciarla, Lei diventa come un lampone. Ha un visino che sembra una madonna di Raffaello, il viso di una demente dolorosa” (542). La riempie di regali ma la ragazzina dice che vuole solo il suo rispetto
R gli dice: è questa mostruosa differenza di età in altre parole che eccita la vostra sensualità
“Perché no. Io sono un peccatore! Del resto, il popolo si ubriaca, la gioventù istruita a causa dell’ozio si consuma in sogni irrealizzabili e si rovina con le teorie, gli ebrei nascondono il denaro mentre tutti gli altri sono in preda al vizio. Una sera vado in una cloaca di locale dove c’era un can can. Vedo una ragazzina di 13 anni vestita con molta grazia. Danzava con un virtuoso.
Poi ho riportato a casa con la mia carrozza la madre e la figlia”
Quindi Sv offre la sua protezione[2] alle due che non hanno un soldo.

Raskolnikov gli dà del depravato
Svidrigailov lo chiama idealista e Schiller.
R lo definisce vecchio libertino incancrenito[3]


giovanni ghiselli


[1] Può essere che in Nausicaa si muova anche un sentimento simile a quello di Desdemona di fronte ai discorsi e ai trascorsi di Otello :"Finita la mia storia, ella mi diede per le mie pene un mondo di sospiri: ella giurò, in fede, era strana, era oltremodo strana, era pietosa, era meravigliosamente pietosa...ella mi amò per i pericoli ch'io aveva passati, ed io l'amai perché ella n'aveva pietà (She loved me for the dangers I had pass'd,/and I loved her that she did pity them )" W. Shakespeare, Otello , I, 3.
[2] Cfr. Don Giovanni di Mozart - Da Ponte.
Don Giovanni
Voglio che siamo amici. Il vostro nome?
Zerlina
E il tuo?
Masetto.
Don Giovanni
O caro il mio Masetto!
Cara la mia Zerlina! V’esibisco
la mia protezione,
 Leporello?
(a Leporello che fa scherzi alle altre contadine)
Cosa fai lì, birbone?
Leporello
Anch’io, caro padrone,
esibisco la mia protezione.
[3] Si guardò allo specchio: non c'era da dire era ancora un bell'uomo. “'Rudere libertino!' Scherza pesante quella canaglia! Vorrei vederlo alla mia età, quattro ossa incatenate come è lui.” Il passo vigoroso faceva tinnire i vetri dei saloni che attraversava (Il Gattopardo).

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