mercoledì 15 luglio 2020

La prossima conferenza: Fëdor Dostoevskij. Tredicesima parte

Argomenti
Il tragicomico rinfresco funebre. Il dialogo e la solidarietà fra la prostituta e l’assassino

Katerina aveva speso quasi 10 rubli per l’assurda cerimonia ma voleva onorare il morto. In questo giocava più di tutto quello speciale orgoglio dei poveri per cui molti morti di fame si spellano e spendono gli ultimi quattrini allo scopo di non essere da meno degli altri e non essere criticati. Sono le persone più povere e umilate che cadono preda di questi parossismi di orgoglio.

La pubblicità tende le reti che catturano gli sprovveduti Don Milani :"la pubblicità si chiama persuasione occulta quando convince i poveri che cose non necessarie sono necessarie"[1].
"Il sistema migliore per rendere inoffensivi i poveri è insegnare loro a imitare i ricchi"[2].

 C’era vino, vodka e rhum, tutto di pessima qualità ma abbondante. Un misero polaccuccio si era messo al servizio di Katerina. Amalja, la padrona di casa, aiutava con le posate, i piatti, la tovaglia. Era tutta in ghingheri. Luzin, il più autorevole di tutti gli inquilini non si era presentato. Il polaccuccio era un mingherlino scrivano di cancelleria foruncoloso e maleodorante: Poi c’era un vecchietto sordo e quasi cieco, un tenente a riposo ex impiegato alla sussistenza ubriaco ed era senza panciotto, uno in vestaglia perché non possedeva un abito ed era stato cacciato da Amalja. Il polaccuccio aveva portato altri due polacchi disgraziati.

 I Polacchi sono spesso spregevoli nei romanzi di Dostoevkij. Nei Fratelli Karamazov l’ufficiale polacco che aveva sedotto Gruscenka diciassettenne poi l’aveva abbandonata  è un miserabile.

 Katerina era contrariata ma fu contenta dell’arrivo di Rask poiché era l’unico istruito e in due anni “sarebbe diventato professore universitario”.
 Le davano fastidio i nastri nuovi della cuffietta della padrona di casa vestita a lutto. L’ex impiegato disse del morto: “sì gli piaceva bere, ci dava dentro” mentre svuota il dodicesimo bicchierino di vodka.
Katerina fa l’elogio del morto buono e generoso di animo nobile. A volte lo avrebbe accarezzato ma non lo faceva per paura che si ubriacasse di nuovo. Solo con la severità si poteva tenerlo un poco a freno. L’impiegato al tredicesimo bicchierino la provocava e lei era pronta per una scenata. I presenti ne godevano, ma R era disgustato.
Katerina ce l’ha con le cutrettole tutte in fronzoli (cutrettola cauda trepida è un uccello che batte la coda). Amalia la padrona di casa vantava il suo Vater aus Berlin, padre di Berlino che metteva sempre le mani nelle tasche facendo Puf Puf, e K aterina replicò che colei non aveva un padre ma era una finlandese ubriacona ex cuoca, e suo padre doveva essere di quei finlandesi andati a Pietroburgo a vendere il latte.
  Le due donne stavano per venire alle mani quando entrò Luzin, poi Andrej. Luzin accusa Sonja di aver portato via dal suo tavolo 100 rubli. “Non ne so nulla”, disse Sonja. La poi  ribadisce che non ha preso nulla e vuole restituire anche  i 10 rubli avuti in regalo. Li prende la matrigna, ne fa una pallottola e la tira in un’occhio a Luzin. Poi lo insulta, difende Sonja e chiama Amalia miserabile zampa di pollo prussiana in crinolina. Katerina rovescia le tasche di Sonja e ne esce un biglietto da 100 rubli. Comunque continua a difenderla: il foglio giallo, la carta di riconoscimento delle prostitute, l’ha presa per aiutare i bambini che morivano di fame.
C’era tanta sofferenza in Katerina che tutti parvero impietositi. Luzin fa il generoso dicendo che perdonerà mademoiselle.
Andrej però dice “che infamia!” Poi dà del calunniatore a Luzin e del farabutto. L’aveva visto infilare di nascosto il biglietto in una tasca di Sonja. Luzin prova a dire che Andrej mente: ce l’avete con me perché non sono d’accordo con le vostre dottrine sociali empie e irreligiose.
Interviene Rask dicendo “quest’uomo è malvagio e non vale il dito mignolo di Sonja. Lo ha fatto, spiega, per odio contro di me, siccome mi stanno a cuore l’onore e la felicità di Sonja.
Tutti insultavano Luzin che però continua a minacciare: adirò le vie legali e i giudici non presteranno fede a due atei dichiarati, liberi pensatori e sovversivi
Sonja sapeva che era più facile rovinare lei che qualunque altra persona e che chiunque poteva offenderla quasi impunemente.
La padrona di casa vuole cacciare Katerina e i figli.

R si diresse a casa di Sonja che lo accolse dicendo: che ne sarebbe di me, senza di voi!
R chiede a Sonja cosa farebbe se dovesse scegliere tra la vita di Luzin e quella di Katerina con i bambini.
Sonja non vuole rispondere: non posso conoscere le intenzioni della divina provvidenza.
R vede in Sonja uno sguardo tormentato. Sentiva che non c’era più un istante da perdere. E le confessa il suo delitto
Tutti e due presero l’espressione del bambino spaventato, la stessa che R aveva visto nel viso di Lizaveta poco prima di ucciderla. Sonja gli si getta davanti in ginocchio, poi si alza e lo abbraccia. E disse: “in tutto il mondo non c’è nessuno più infelice di te”  (p. 463) e si mise a piangere. Anche a R vennero lacrime agli occhi,
Non mi lascerai Sonja?
No, no, ti seguirò dappertutto. Ma perché non sei venuto prima da me?
Ecco, sono venuto
Verrò con te ai lavori forzati
Io non ho ancora deciso di andarci
R spiega che i soldi rubati non li ha usati. Io volevo diventare Napoleone, perciò ho ucciso. Pensavo che Napoleone, se non avesse avuto nessun’altra strada per fare carriera, avrebbe ucciso la ridicola vecchia senza la minma esitazione. Io ho seguito un esempio tanto autorevole
Poi R aggiunge che l’ha fatto per pagarsi l’Università. “Naturalmente ho fatto male. Comunque io ho ucciso un pidocchio inutile e dannoso”
Pidocchio una creatura umana?”,  domandò Sonja e si torceva le mani disperata.
Forse potevo cavarmela dando lezioni - continua R. - mi davano mezzo rublo l’una. Ma io mi arrabbiai e mi rintanai nel mio cantuccio, come un ragno. Tu hai visto il mio canile. Posti del genere opprimono l’anima. Eppure stavo lì tutto il giorno. Pensare era la mia unica occupazione. Ora so che chi è forte di spirito domina il suo prossimo, che chi osa più di tutti, più di tutti ha ragione, chi è capace di sputare sulle cose grandi diventa il loro legislatore”.
Era in preda a un tetro entusiasmo.
Sonja capiva che quel cupo catechismo era diventata la sua fede e la sua legge.
R: “ allora capii che il potere spetta a chi osa chinarsi per raccoglierlo, C’è una cosa sola da fare: osare. Io ho voluto osare e ho ucciso”.
Cfr. la Medea di Euripide  prima di uccidere i figli:
ma che cosa mi succede? voglio espormi alla derisione
lasciando i miei nemici impuniti?
 Bisogna osare questo –tolmhtevon tavd  j - che debolezza però la mia (Euripide, Medea,  1050)
anche solo l’ammettere nell'anima parole tenere!
E capisco quale abominio sto per compiere,  1078
ma più forte dei miei proponimenti è la passione
 che è causa dei mali più grandi per i mortali. 1080

Sonja gli dice che si è allontanato da Dio che lo ha abbandonato al diavolo.
R: “non l’ho fatto per denaro, volevo solo sapere se ero capace di scavalcare l’ostacolo. Ora so che sono un pidocchio come tutti gli altri. Ho ucciso me stesso, non la vecchietta
Cosa devo fare?”
A Sonja lampeggiarono gli occhi: “Vai subito fuori, fermati al crocicchio, inginocchiati e bacia la terra che hai insozzato e prosternati davanti a tutto il mondo in tutte e quattro le direzioni e di’ a tutti a voce alta: ho ucciso. Allora Dio ti restituirà la vita. Devi accettare la sofferenza e con essa riscattarti”
Andare a costituirmi? Essi stessi uccidono gli uomini a milioni e lo considerano pure una virtù”
Sonja gli dà una croce sua, lei tiene quella che le ha dato Lizaveta: “andremo a soffrire insieme, porteremo insieme la croce!”
Non ora Sonja, più tardi”.



[1]Lettera a una professoressa , nota 56 di p. 69.
[2] Carlos Ruiz Zafòn, L'ombra del vento, p. 187.

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