lunedì 27 luglio 2020

Un "Ben tornato!" a Curzio Maltese e un'estrema sintesi metodologica


Torno a leggere con piacere e con profitto Curzio Maltese che non trovavo da tempo, con rammarico. Sono contento che sia tornato. E’ uno dei bravi.
Nel quotidiano “la Repubblica” di oggi, 27 luglio, scrive sulla scuola.
Riferisco alcune frasi: “Con tutto l’affetto per la ministra Azzolina (…) è evidente quanto sta annaspando nella contingenza del momento.Occorre un ministro dell’Istruzione di vero spessore (…) e che conosca i più fruttuosi metodi di insegnamento”
Voglio provare a suggerire un metodo ai tanti insegnanti che mi leggono.
Il metodo più fruttuoso a parer mio è quello comparativo. Significa presentare un autore o un argomento solo dopo averlo studiato a fondo e averne acquisito una visione d’insieme. Voglio dire che non si può fare lezione su una parola, un verso o un episodio dell’Odissea senza conoscere bene tutto questo poema e pure  l’Iliade.  E’ necessaria poi la conoscenza storica della civiltà di cui scrive l’autore. Né può mancare lo studio della critica a questi poemi quale preliminare alla lezione.
Un passo di un autore va commentato con altri passi dello stesso autore, secondo il criterio del filologo Aristarco di Samotracia[1]   per il quale bisogna spiegare Omero con Omero : “  {Omhron ejx   JJOmhvrou safhnivzein"[2]; poi vanno  considerati i commenti  degli autori ottimi agli autori precedenti. Si possono utilizzare, per fare solo pochi esempi, Platone, Quintiliano, Leopardi, Hegel e Nietzsche come critici.
Insomma la filologia deve sapersi avvalere della letteratura e anche della filosofia. I grandi autori hanno una dimensione per lo meno europea oltre che nazionale.
L’istruzione del resto deve essere anche formazione, educazione al bene e al bello. Allora  il punto d’arrivo del nostro insegnamento sarà la crescita morale ed estetica dei nostri allievi[3].
Per concludere questa sintesi estrema della mia proposta metodologica mi affido ad alcune citazioni che convalidano quanto ho sempre pensato della deontologia professionale e di educatore
Parto dall’ Alcibiade II di Platone dove Socrate domanda ad  Alcibiade: “ quando dicevo che il possesso delle altre scienze se uno non possiede la scienza di quanto è ottimo (l'idea del Bene[4]), di rado giova, mentre per lo più danneggia chi ce l'ha, non ti sembra che io parlavo dicendo quanto è sostanzialmente corretto?” 
Alcibiade  dà ragione a Socrate il quale aggiunge: “e chi possiede la cosiddetta conoscenza enciclopedica e politecnica , ma sia privo di questa scienza (del Bene), e venga spinto da ciascuna delle altre, non farà uso sostanzialmente di una grande tempesta senza un nocchiero, continuando a correre sul mare, non a lungo del resto? Sicché mi sembra che anche qui capiti a proposito quello che dice il poeta criticando uno che effettivamente sapeva molte cose ma le sapeva tutte male" (147b) 

Infine due autori moderni:

"Ogni altra scienza è dannosa a colui che non ha la scienza della bontà (…) Il profitto del nostro studio è esserne divenuto migliore e più saggio"[5].
 " Sostengo che non vi è profonda felicità senza morale profonda"[6].

giovanni ghiselli
  

  p. s
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[1] 217 ca-145 a. C.
[2]  Schol. B a Z 201.
[3] Quello dei Greci era : “un popolo che, eziandio nella lingua, faceva pochissima differenza dal buono al bello” (Leopardi, Detti memorabili di Filippo Ottonieri  
[4] Cfr.Platone, Repubblica, 505a: "hJ tou' ajgaqou' ijdeva mevgiston mavqhma".
[5]Montaigne,  Saggi , p. 185 e p. 199.
[6]R. Musil, L'uomo senza qualità , p. 846.

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