venerdì 3 luglio 2020

I basilischi. Elogio di Massimo Galli

Nel nono libro della Pharsalia di Lucano, poema degno di essere non solo letto ma pure studiato, trovo una descrizione del basiliscus -basivlisko", il reuccio dei serpent i- il quale sibila effundens cunctas terrentia pestes (724) emette sibili che atterriscono tutti gli altri portatori di morte, ante venena nocens (725)  nuoce ancora prima del veleno, late sibi summovet omne -vulgus et in vacua regnat basiliscus  harena (725-726), si fa largo spazio tra ogni folla e regna sulla sabbia desolata.
Ricordo vagamente che nei primi anni Sessanta la regista Wertmüller fece un film intitolato I basilischi. Non lo vidi. Il titolo mi parve pretenzioso e dal significato oscuro. Ora so di che cosa si tratta. A questo mostro del deserto libico  assimilo, arbitrariamente, certi scienziati presunti i quali continuano a sostenere che il virus, ossia il venenum attuale è moribondo, si è adattato all’uomo divenendo un inquilino quasi accettabile che, comunque, non uccide più.
Sappiamo da altre fonti, credo più libere e serie, che questo maledetto veleno ammazza ancora e sempre di più, facendo stragi in varie parti del  mondo. Quindi dobbiamo guardarcene bene.
Dunque questi basilischi di aspetto umano contribuiscono a diffondere veleno e morte.
Io ascolto e do retta al saggio Massimo Galli uno studioso “vergin di servo encomio” che forse talora dissimula un poco per non spaventare troppo, ma non simula mai.

Saluti
giovanni ghiselli  

p. s. Il mio blog è arrivato a 1000118

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