sabato 18 luglio 2020

La prossima conferenza: Fëdor Dostoevskij. Diciassettesima parte


Argomenti:
Il gesto di baciare la terra che è la madre di ogni vita
Raskolnikov parla con Sonja, poi bacia la terra e va a costituirsi

R va a trovare la madre. La sorella non è in casa. Pulcherja ha visto l’articolo del figlio e gli dice che è un genio: suo marito aveva cercato di pubblicare e non ci era riuscito. R dice alla madre che la ama più di se stesso. Dice che è in partenza. Chiede alla madre di pregare Dio per lui. Cade in ginocchio e le bacia i piedi.
Tornò a casa dove trovò la sorella
Le dice che andrà a costituirsi visto che non ha avuto il coraggio di uccidersi ma rifiuta il termine delitto per quello che ha fatto: ha ucciso una vecchia usuraia che succhiava il sangue ai poveri.
Ho versato del sangue, quel sangue che è sempre scorso nel mondo come una cascata, quel sangue per cui si viene incoronati in Campidoglio. Io volevo una posizione indipendente per fare del bene. Se fossi riuscito mi avrebbero incoronato, ma non ce l’ho fatta perché sono un vigliacco.
E’ la forma che non va, non è esteticamente soddisfacente. Distruggere il prossimo con le bombe è forse un modo più rispettabile?
Quindi chiede perdono a Dunja e le raccomanda la mamma. “Ora tutto andrà in maniera nuova, sarà il contrario di prima”

I fratelli escono e si separano per strade diverse.
 R guarda le facce dei passanti pensando che lo esilieranno perché la gente usuale lo pretende. Vanno e vengono per la strada e sì che ciascuno di loro è per sua stessa natura un bandito o un mascalzone, o peggio un idiota eppure se non mandassero me ai lavori forzati si infurierebbero pieni di nobile sdegno (587)

Entra nella stanza di Sonja al crepuscolo. In giornata Sonja e Dunja si erano frequentate ed erano diventate amiche. Entrambe temevano che Rodiòn potesse suicidarsi. Sonja guardava dalla finestra, in ansia ma di lì si vedeva solo il muro della casa di fronte. Arriva R e dice che ha deciso, ma gli fa rabbia che tanti ceffi stupidi e bestiali gli rivolgeranno domande e lo mostreranno a dito.
Sonja gli mise al collo la croce di cipressi. Po la ragazza piange e R pensa: perché se la prende tanto, perché mi fa da bambinaia? Lei vorrebbe accompagnarlo ma lui la maltratta: “ci manca solo la scorta” borbotta e si avvia da solo.
Va in piazza Sennàja osserva la gente. In mezzo alla piazza si ricordò delle parole di Sonja quando gli disse di inginocchiarsi e baciare la terra (cfr. I Karamazov) Si inginocchiò in mezzo alla piazza si chinò fino a terra e la baciò, sporca com’era con un senso di voluttà e di gioia. Poi si alzò di nuovo e tornò a chinarsi.

In Fratelli Karamazov, lo Starez Zosima dice che bisogna benedire la vita. La vita su questa terra è un paradiso (p. 380). Gli uomini sono infelici perché seguono la scienza che serve solo a soddisfare i bisogni superflui. Il popolo che segue Dio è migliore delle classi elevate che seguono la scienza. Il popolo russo è pio ed è migliore di quello europeo socialista e violento. Guai a chi offende i bambini che sono innocenti e vivono per la purificazione dei nostri cuori. Bisogna amare anche gli animali siccome tutte le manifestazioni della vita sono collegate tra loro, tutto scorre e interferisce insieme.
 Cfr. Platone: tutta la natura è imparentata con se stessa (th'" fuvsew" aJpavsh" suggenou'" ou[sh", Menone, 81d).

Dostoevskij fa dire allo stariez Zosima che "il mondo è come l'oceano; tutto scorre e interferisce insieme, di modo che, se tu tocchi in un punto, il tuo contatto si ripercuote magari all'altro capo della terra. E sia pure una follia chiedere perdono agli uccelli; ma per gli uccelli, per i bambini, per ogni essere creato, se tu fossi, anche soltanto un poco, più leale di quanto non sei ora, la vita sarebbe certo migliore"[1].
Bisogna dunque cogliere i nessi.
“Bagna la terra colle tue lacrime di gioia e ama queste stesse lacrime” (p. 404)
Che cosa è l’inferno? La sofferenza di non potere più amare.

Che sbornia!” osservò un giovanotto accanto a lui. R. si sentì rimescolare fino in fondo all’anima. Si udirono delle risa e altri commenti. L’assassino si avvia al commissariato e scorge Sonja. Allora capì che quella ragazza era con lui per sempre, che lo avrebbe seguito fino in capo al mondo. Rimane incerto fino all’ultimo se fare o no la confessione.
Da una stanza esce Pòroch il vicecommissario e fa delle chiacchiere. Gli dà dell’asceta, del monaco, dell’eremita: per voi tutti gli allettamenti della vita nihil est. Le parole per la maggior parte piovevano e rintronavano nelle sue orecchie come suoni privi di senso. Dice che è in aumento il numero di suicìdi. Fa il nome di Svidrigàjlov. R ha la sensazione di un gran peso addosso ed esce. Nel cortile c’era Sonja pallida e tramortita. Ra risale le scale e torna da Poroch
Quindi dice: "Sono stato io”.



[1]F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov , del 1880, p.402.

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