venerdì 3 luglio 2020

Consigli per l'esame di maturità. Parte 38. Polisemia degli animali. Prima parte

Pieter Paul Rubens, Tereo, Procne e Philomela

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Argomenti

Polisemia degli animaliL'usignolo e la rondine (con aprile).
Ovidio. T. S. Eliot. Petrarca. Dante. Shakespeare. Aristofane
Il cane. Anche il classico può essere variamente interpretato (S. Settis).

Anche un animale, la rondine o l'usignolo, può essere polisemico. Questi uccelli infatti in letteratura significano il ritorno della primavera e dell'amore, e pure ricordano lo stupro orrendo compiuto da Tereo, il barbaro re di Tracia ammogliato con la principessa ateniese Procne, nei confronti della cognata Filomela, e la vendetta che ne seguì, da parte delle due donne, con successiva trasformazione in uccelli dei tre sciagurati: Tereo in un’upupa, Procne in una rondine, Filomela in un usignolo.
Ne fa un lungo racconto in esametri Ovidio nelle Metamorfosi (VI, 426 - 674) cui allude T. S. Eliot per significare la decadenza del mito nella ricezione degli uomini moderni:"The change of Philomel, by the barbarous king/So rudely forced; yet there the nightingale/Filled all the desert with inviolable voice/And still she cried, and still the world pursues,/'Jug Jug' to dirty ears " (The Waste Land , vv. 99 - 103), la metamorfosi di Filomela, dal barbaro re così brutalmente forzata; eppure là l'usignolo riempiva tutto il deserto con voce inviolabile, e ancora ella piangeva, e ancora il mondo continua, 'Giag Giag' a orecchie sporche.
Il canto della voce inviolabile di Filomela è degradato e dissacrato, poiché suona oramai solo naturalisticamente come un "giag giag" per le orecchie inquinate del mondo contemporaneo.
Il canto dell’usignolo che evoca tragedie si trova già nella poesia Sweeny among the nightingales che ha come epigrafe un verso dell’Agamennone di Eschilo: “w[moi, pevplhgmai kairivan plhgh;n e[sw (1343), ahimé, sono colpito profondamente da un colpo mortale!.
Sentiamo dunque il canto tragico e rituale degli usignoli: “The nightingales are singing near/The Convent of the Sacred Heart, //And sang within the bloody wood/When Agamemnon cried aloud/ And let their liquid siftings fall/To stain the stiff dshonoured shroud” (vv. 35 - 40), gli usignoli cantano vicino al Convento del sacro cuore, e cantarono nel bosco insanguinato, quando Agamennone forte gridò, e lasciarono cadere le loro feci liquide a macchiare il duro disonorato sudario.
T. S. Eliot richiama ancora il mito di Filomela e Procne nella nota al v. 428 di La Terra desolata il quale fa:"Quando fiam uti chelidon - O swallow swallow ", quando diverrò come la rondine - O rondine rondine.
La citazione è tratta dal Pervigilium Veneris, La veglia di Venere, un carme anonimo, compreso nell'Anthologia latina, di novantatré versi (tetrametri trocaici catalettici), di età e attribuzione incerta: dal II secolo d. C. , al IV, al VI; da Floro, a Tiberiano, a un'autrice anonima.
Il verso polivalente della rondine è ricordato nel Pervigilium Veneris dove l’anonimo autore si assimila all’uccello migratore e si sforza di interpretarlo come canto d’amore.
Il poemetto celebra il ritorno della primavera e la potenza di Venere con l'esaltazione dell'amore, della natura e del piacere, non senza però un'ombra di malinconia che si allunga nel finale con la menzione del mito della tragica sposa ateniese:
"Iam loquaces ore rauco stagna cycni perstrepunt/adsonat Terei puella subter umbram populi,/ut putes motus amoris ore dici musico/et neges queri sororem de marito barbaro./Illa cantat, nos tacemus. Quando ver venit meum?/Quando fiam uti chelīdon, ut tacere desinam?/Perdidi Musam tacendo nec me Phoebus respicit./Sic Amyclas, cum tacerent, perdidit silentium./Cras amet qui numquam amavit quique amavit cras amet! " (vv. 85 - 93) , già i cigni loquaci fanno risonare gli stagni con voce roca. Fa eco la sposa di Tereo[1] sotto l'ombra del pioppo, sì che tu pensi che passioni d'amore siano cantate dalla voce musicale e non dica che pianga la sorella stuprata dal marito barbaro. Quella canta, noi taciamo. Quando viene la mia primavera? Quando diverrò come rondine e smetterò di tacere? Ho perduto il canto tacendo e Febo non mi guarda più. Così il silenzio ha perduto Amicla[2] quando tacevano. Ami domani chi non ha mai amato e chi ha amato ami domani![3]. L'amore è contaminato dal dolore attraverso il ricordo delle due disgraziate sorelle.

 Insomma il ritorno della primavera con Aprile "the cruellest month "[4], evoca, con l'amore, storie dolorose di tradimenti, stupri e violenze.
Corrisponde a quanto afferma Medea, per poi metterlo in pratica con un comportamento estremo:"ahi ahi, che grande male (kako;n mevga) è l'amore per i mortali!" (v. 330). Nelle Argonautiche infatti Eros mandato da Afrodite a sconvolgere Medea arriva sconvolgente come si getta sulle giovani vacche l'assillo che i mandriani chiamano tafano (III, 276 - 277).

Dante allude al mito raccontato da Ovidio, nel Purgatorio, per dare un'indicazione temporale:"Nell'ora che comincia i tristi lai/la rondinella presso alla mattina,/forse a memoria de' suo' primi guai" (IX, 13 - 15).
Questo uccello dà un segno addirittura falso nel Macbeth[5] dove Banquo, giungendo al castello del protagonista già pronto al cupo delitto, sostiene che la presenza della rondine "ospite dell'estate" prova l' amenità del luogo e l'amabilità dell'aria: "l'alito del cielo qui sa di amore" (I, 6). Invece il feudatario fellone sta preparando l'assassinio del suo re e parente.

Il ritorno della primavera è accompagnato dal verso perpetuo delle figlie di Pandione trasformate in uccelli anche nel sonetto CCLXVI di Il Canzoniere di Petrarca:" Zefiro torna e 'l bel tempo rimena/e i fiori e l'erbe, sua dolce famiglia,/e garrir Progne e pianger Filomena, e primavera candida e vermiglia" (CCCX , vv. 1 - 4).
Il motivo dell'uccello dolente che piange per avere perduto i suoi cari si ritrova nel sonetto successivo (CCLXVII):"Quel rosignuol che sì soave piagne/forse suoi figli o sua cara consorte/di dolcezza empie il cielo e le campagne/con tante note sì pietose e scorte" (CCCXI ,vv. 1 - 4).

Insomma il ritorno della primavera con Aprile "the cruellest month "[6], evoca, con l'amore, storie dolorose di tradimenti, stupri e violenze. Definire Aprile il più crudele dei mesi significa rovesciare un locus e indicare un’altra polisemia: infatti Ovidio nei Fasti[7] ricorda che il quarto mese è quello nel quale si onora sommamente Venere (IV, 13) che lo rivendica a sé (v. 90), e fa derivare il nome Aprilis "ab aperto tempore" (v.89) dalla stagione che si apre.

Il verso della rondine per giunta viene assimilato, negativamente, a una parlata non greca: nelle Rane di Aristofane il coro, per infamare l'ultimo demagogo della guerra del Peloponneso, Cleofonte[8], dice che nelle sue labbra bilingui orribilmente freme la rondine tracia (vv. 680 - 681).



[1] Procne
[2]Città della Laconia nella quale in seguito a falsi annunci di attacchi nemici seguiti da turbamenti fu vietato di dare l'allarme, sicché quando gli aggressori arrivarono davvero la trovarono impreparata.
[3]E' questo il ritornello che si trova già in apertura, si ripete dieci volte e indica la destinazione popolare del componimento.
[4]Il più crudele dei mesi, La terra desolata , 1.
[5] Del 1605 - 1606
[6]Il più crudele dei mesi, La terra desolata , 1.
[7] Un calendario in distici composto fra il 3 e l'8 d. C. quando fu interrotto, dall'esilio, al sesto libro di dodici che dovevano essere. Dovevano illustrare gli antichi miti e costumi latini.
[8] Portò avanti la linea politica di Cleone e di Iperbolo: nel 410 ristabilì la piena democrazia e propugnò la guerra a oltranza respingendo ogni proposta di resa. Venne processato e condannato a morte nel 404. Subito dopo Teramene si recò a Sparta quale plenipotenziario degli Ateniesi con il mandato di accettare le condizioni degli Spartani.

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