lunedì 20 luglio 2020

Alessandro Magno e Napoleone sono stati eroi veri o presunti? Lucano e Tolstoj

Giulio Cesare, dopo la strage di Farsalo e il pellegrinaggio alle tombe di Achille e di Aiace, a Troia e sull’Ellesponto, insegue Pompeo verso l’Egitto. Giunto ad Alessandria, riceve dai sicari di Tolomeo XIII la testa mozzata dell’ex genero nemico. Quindi si reca sulla tomba di Alessandro “Magno”.
Illic Pellaei proles vesana Philippi,-felix praedo, iacet, terrarum vindice fato-raptus” (20-22) lì giace il figlio pazzo di Filippo di Pella,  trascinato via dal destino vendicatore del mondo. I suoi resti non dovrebbero stare sacratis adytis in una cella consacrata ma spargenda totum per orbem avrebbero dovuto essere sparsi per tutto il mondo. Però la Fortuna pepercit- manibus risparmiò il cadavere (23-24)
Il Macedone è “non utile mundo-editus exemplo, terras tot posse sub uno-esse viro” (25-27), un non utile esempio per il mondo di come tante terre possano sottostare a un solo uomo.
 Alessandro disertò le spelonche dei suoi avi, despexit Athenas, disprezzò Atene vinta da suo padre, “perque Asiae populos fatis urguentibus actus” (30) spinto dal destino che lo incalzava, humana cun strage ruit (31) si precipitò in mezzo ai popoli dell’Asia  con strage di uomini.
Cfr. Napoleone in Guerra e pace di Tolstoj.      

Tolstoj spiega i successi di Napoleone che era "un uomo senza convinzioni, senza consuetudini, senza tradizioni, senza nome, e che non è neppure francese" come necessari perché  potesse compiersi "il movimento di carattere militare dei popoli europei da oriente a occidente"[1].
Poi doveva esserci il movimento inverso, allora "improvvisamente, al posto di quei casi  e di quella genialità , che in modo così progressivo lo hanno guidato finora, con una serie ininterrotta di successi, verso lo scopo prestabilito, si profilano una quantità incalcolabile di casi  contrari, dal raffreddore di Borodino al gelo e alla scintilla che incendia Mosca; e invece della genialità , appaiono una stupidità e una viltà senza ragioni"[2].

“Napoleone è uno dei soggetti classici di biografia in quanto reputato personaggio sicuramente ‘decisivo’, eppure per il Tolstoj di Guerra e pace è quasi una marionetta perché la storia è fatta dalla somma degli infiniti e contraddittori voleri delle masse”[3].
Non credo tanto delle masse quanto piuttosto delle “astuzie della ragione”, della “vecchia talpa”, insomma del destino, o della Storia che ci usa per i suoi fini

Alessandro Magno dunque fu  Terrarum fatale malum (Pharsalia X, 34) mescolò fiumi ignoti, l’Eufrate dei Persiani e il Gange degli Indiani con il sangue - e fu  sidus iniquum - gentibus (36-37), stella ostile al genere umano.

Il Macedone, se fosse vissuto più a lungo, sarebbe andato verso i tramonti del globo seguendo la curvatura della terra - “isset in occasus mundi devexa secutus” (39) ma occurrit suprema dies (41) gli andò contro l’ultimo giorno e la natura potuit finem vaesano ponere regi (42), potè imporre un termine al re pazzo.
Non migliore è il giudizio di Lucano su Giulio Cesare, altro massacratore di genti, compresa la propria, finito male pure lui.

giovanni ghiselli



[1]Tolstoj, Guerra e pace , p. 1697.
[2] Guerra e pace , p. 1701.
[3] L. Canfora, Noi e gli antichi, p. 43.

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