mercoledì 8 luglio 2020

La prossima conferenza: Fëdor Dostoevskij. Quarta parte

Pirandello
Marmeladov. Pirandello e l’umorismo

Lettura di Delitto e castigo
R dunque è uno studente poverissimo. Vive a Pietroburgo, la più astratta e premeditata delle città,  in uno stambugio più simile a un armadio che a una stanza (p. 3). Non ha i soldi per pagare l’affitto. E’ un ragazzo “decisamente bello con i suoi lineamenti fini, i magnifici occhi scuri, e i capelli castani. Era esile e snello, di statura superiore alla media”  (p. 4) Era vestito di stracci, ma nel suo animo si era accumulato tanto amaro disprezzo che nonostante la sua giovanile ombrosità, non si vergognava affatto di ostentare i suoi cenci per strada
 Cfr. la neglegentia, la sprezzatura aristocratica.
Va da una vecchia usuraia per studiare la situazione. Pensa di rapinarla. Poi, pieno di angoscia e disgusto, entra in un’osteria, e siede davanti a un tavolino appiccicoso. Bevve avidamente una birra ma la solitudine prolungata  aveva provocato in lui sete di esseri umani. 
C’è un ubriacone che parla,  Semën Marmeladov, sposato in seconde nozze con Katerina Ivanovna, tisica, carica di tre figli piccoli, incattivita dalla miseria e dalla malattia.
L’uomo ha un’altra figlia sua, Sonja, avuta dalla prima moglie. Questa ragazza diciottenne si prostituisce per mantenere la famiglia poiché il padre ha perso il lavoro a causa del suo alcolismo.  M racconta a R la sua storia mentre altri avventori più o meno ubriachi ridono. Una delle tante situazioni estreme
L’ubriacone dice che sente le cose e sente il dolore, soprattutto quando beve , “e quanto più bevo, tanto più le sento. Proprio per questo bevo, perché in questo mio bere cerco compassione e sentimento. Bevo perché voglio soffrire il doppio!” (17)
Sonja non ha ricevuto un’educazione. Qualche cosa le ha insegnato il padre ma si sono fermati a Ciro di Persia. Quando i tre bambini figli di Katerina piangono per fame, la madre comincia a picchiarli, poi sputa sangue. Il padre, per bere, vende tutto quello che trova : “mi sono bevuto perfino le calze!”[1].
La tragedia estrema arriva sulle soglie del comico.
Si può pensare alle ilarotragedie di Rintone di Taranto.

La figlia è stata costretta a munirsi del biglietto giallo, la tessera delle prostitute, e ha dovuto cambiare alloggio.
Marmeladov racconta, poi si interrompe e dice a R che se tutto questo fa ridere[2] chi lo ascolta, lui invece “sente”, ha dei sentimenti. Poi guarda il ragazzo con una specie di malizia simulata, di artificiosa sfrontatezza  e dice ridendo: “E oggi sono andato da Sonja e le ho chiesto dei soldi per la spranghetta! Eh, eh, eh! (p. 25). Quindi torna al tono tragico. “credi tu oste che questo tuo mezzo litro mi si sia tramutato in dolcezza? Dolore, dolore cercavo in fondo ad esso, lacrime e dolore e l’ho assaporato” (26).
Cfr. L’umorismo di Pirandello

L’umorismo è il sentimento del contrario
"Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di quale orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a ridere. Avverto che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una vecchia rispettabile signora dovrebbe essere...Il comico è appunto un avvertimento del contrario. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse nessun piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente s' inganna che, parata così, nascondendo così le rughe e la canizie, riesca a trattenere a sé l'amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario, mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui  la differenza tra il comico e l'umoristico".

Gli altri 2 esempi: Marmeladov di Delitto e castigo e Sant’Ambrogio di Giusti.

Il secondo esempio è questo tratto da Dostoevskij: “Signore, signore! oh! Signore, forse, come gli altri, voi stimate ridicolo tutto questo; forse vi annojo raccontandovi questi stupidi e miserabili particolari della mia vita domestica; ma per me non è ridicolo, perché io sento tutto ciò…” - Così grida Marmeladoff nell’osteria, in Delitto e Castigo[3] del Dostoevskij, a Raskolnikoff tra le risate degli avventori ubriachi. E questo grido è appunto la protesta dolorosa ed esasperata d’un personaggio umoristico contro chi, di fronte a lui, si ferma a un primo avvertimento superficiale e non riesce a vederne altro che la comicità”[4].
Il terzo esempio deriva da S. Ambrogio di Giusti: “Un poeta, il Giusti, entra un giorno nella chiesa di S. Ambrogio a Milano, e vi trova un pieno di soldati…Il suo primo sentimento è d’odio: quei soldatacci ispidi e duri son lì a ricordargli la patria schiava. Ma ecco levarsi nel tempio il suono dell’organo: poi quel cantico tedesco lento lento,
D’un suono grave, flebile, solenne[5].

Raskolnikov vorrebbe essere uno straordinario e invece impara la carità proprio dall’ambiente degradato di Marmeladov e in particolare da Sonia la prostituta che gli insegnerà pure ad amare e ad essere felice.  
Dio comunque perdonerà Sonja, dice il padre, come ha perdonato la peccatrice che ha molto amato.

Vangelo secondo Luca 7, 39 - 50
Il fariseo che l’aveva invitato, vedendo, disse parlando tra sé:” costui, se fosse un profeta, saprebbe chi e di quale specie sia la donna che lo tocca, che è una peccatrice. E Gesù rispondendo gli disse: “Simone ho qualcosa da dirti. Ed egli dice: “maestro, di’ ”. Un creditore aveva due debitori; uno doveva 500 denari, l’altro cinquanta. Non avendo quelli da restituirli, li condonò a entrambi. Chi dunque di loro lo amerà di più?
Simone rispondendo disse: “suppongo quello cui ha condonato di più.  Allora egli gli disse: “hai giudicato bene. E giratosi verso la donna, disse a Simone: “vedi questa donna? Sono entrato in casa tua, non hai dato acqua ai miei piedi, ; questa ha bagnato i miei piedi con le lacrime e li ha asciugati  con i capelli. Un bacio tu non me l’hai dato; questa invece da quando sono entrato, non ha smesso di baciarmi i piedi
Tu non mi hai unto la testa con l’olio; questa invece mi ha unto i piedi con dell’unguento profumato . Per la qual cosa ti dico: sono rimessi i suoi molti peccati poiché ha amato molto - remittuntur ei peccata multa quoniam dilexit multum (47)[6]; quello cui viene condonato meno, ama meno. Poi disse a lei: siano rimessi i tuoi peccati. E cominciarono a dire tra loro quelli stessi insieme a tavola: chi è questo che rimette  i peccati? Ed egli disse alla donna: “la tua fede ti ha salvata; vai in pace”

La moglie lo picchia e Marmeladov  gode delle botte: “non solo non mi fanno male, ma anzi, io ne godo.
Quindi R lo aiuta a tornare a casa e vede la situazione
 Katerina era una donna terribilmente deperita. Appena vede il marito che mancava da giorni lo aggredisce: sei tornato! Galeotto! Mostro! E dove sono i soldi? Quanto hai in tasca? Fa’ vedere.
Non aveva niente, anzi si era bevuto tutti i soldi che aveva trovato in casa: di colpo, nel suo furore, lo afferrò per i capelli e lo trascinò nella stanza. M stesso aiutava i suoi sforzi, strisciando docilmente dietro lei sulle ginocchia” (29)
Poi fa: “e questo è per me un godimento! E questo per me non è un dolore ma un  godimento, illustrissimo signore”.

Fit infelicis animi prava voluptas dolor (Seneca Ad Marciam, I, 7), il dolore dell’anima infelice diventa voluttà depravata.

giovanni ghiselli


[1] Cfr. Il vino nel primo stasimo (vv. 370 - 432) delle Baccanti di Euripide: Dioniso lo concede  al povero e al  ricco  senza distinzione.
Ant. b Il demone figlio di Zeus 416
gioisce delle feste,
e ama Irene che dona benessere,
dea nutrice di figli.                                                                        
Uguale al ricco e a quello di rango inferiore
concede di avere la
 gioia del vino che toglie gli affanni;
e porta odio a chi queste cose non stanno a cuore:
durante la luce e le amabili notti 425
passare una vita felice,
e saggia tenere la mente e l’anima lontane
dagli uomini straordinari;
ciò che la massa 
più semplice crede e pratica,
questo io vorrei accettare 432
[2] Le hilarotragoediae, sono parodie e caricature dei miti rappresentati nelle tragedie. I drammi da parodiare sono scelti in base alla loro notorietà e quindi i miti scelti sono soprattutto euripidei.
Un modello nel parodiare poteva essere Aristofane che lo aveva fatto spesso nei confronti dei testi euripidèi. Ma per Eracle ghiottone o Odisseo si può pensare a Epicarmo
Nel teatro non c’era solo il mito ma anche personaggi bizzarri desunti dalla vita quotidiana della Magna Grecia. Insomma questi fliaci più antichi erano canovacci animati da spirito di deformazione caricaturale o da grottesco realismo
Oltre Rintone di Siracusa, attivo a Taranto all’inizio del III secolo a. C. abbiamo altri due nomi di fliacografi dotti: Scira di Taranto e Bleso di Capri (Ateneo, IX, 402b)
[3] Parte I, cap. II.
[4] Luigi Pirandello, L’umorismo, p. 174
[5] Giuseppe Giusti (1809 - 1850) S. Ambrogio, v. 60
[6] Lo adatto ai donnaioli non sudicioni, quorum ego: remittentur mihi peccata multa quoniam dilexi multum. Una nota comica o umoristica, come preferite.

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