domenica 5 luglio 2020

La prossima conferenza: Fëdor Dostoevskij. Prima parte

Ritratto del 1872 a opera di Vasilij Perov

Fëdor Dostoevskij (1821 - 1881)
Prima parte della conferenza su Delitto e castigo
che terrò il 22 luglio a Bologna, in piazza Verdi, dalle ore 19

Argomenti Ambivalenza dei sentimenti e dei personaggi. Prevalenza dell’irrazionale. La ratio non è naturae imitatio (cfr. Seneca Ep.66, 39). I romanzi di Dostoevkij smontano il logos come fanno le tragedie di Sofocle e le Baccanti di Euripide.
La dialettica cede nelle cuciture: ad essa deve subentrare la vita.

I tre romanzi più noti sono Delitto e castigo (1866); L’idiota (1869); I fratelli Karamazov (1880)
D. ha contribuito a scoprire il principio più importante della psicologia moderna: l’ambivalenza dei sentimenti: Marmeladov gode della propria sofferenza, come pure Alexej - del Giocatore. Ci sono zone psichiche incontrollate dall’impotentia dei personaggi.
 Coesistono in Raskòlnikov criminalità e spirito di sacrificio, egoismo e generosità.
Alexej, il giocatore: “Noi Russi siamo dotati di una personalità multiforme.
Svidrigàjolov è un pervertito e un benefattore, Sonja è la prostituta santa, l’idiota è un genio. Come Socrate, Cristo, Seneca i suoi personaggi sono segni di contraddizione, amati e odiati.

Aggiungo il Napoleone di Manzoni con i sentimenti contraddittori che suscita.
“Segno d’immensa invidia
E di pietà profonda
D’inestinguibil odio
E d’indomato amor” ( Il 5 maggio) vv. 57 - 60)

Cristo quale segno di contraddizione
 Cfr. N. T. Luca 2, 35: Simeone homo iste iustus et timoratus et spiritus sanctus erat in eo. aspettava di vedere il Cristo del Signore prima di morire. E quando vide puerum Iesum portato nel tempio dai genitori disse : “Nunc dimittis servum tuum Domine, secundum verbum tuum in pace”.
 Aveva infatti visto il lumen ad rivelationem gentium, la luce che illumina le genti
Poi disse a Maria: “ecce positus est hic in ruinam et in resurrectionem multorum in Israel et in signum cui contradicetur, ut revelentur ex multis cordibus cogitationes segno cui si contraddirà perché siano svelati i pensieri da molti cuori. Anche a te, aggiunge Simone a Maria Simone, anche a te una spada trafiggerà l’anima (Luca, 2, 34 - 35)

I suoi personaggi sembrano sempre in attesa del giudizio universale.
“Vogliamo sfidare la sorte, darle uno schiaffo e mostrarle la lingua” (Alexej)

Regna una tensione terribile, spesso si scatena il caos. Il dionisiaco prevale sull’apollineo: la conclusione è irrazionalistica poiché la soluzione non viene dalla forza e dal rigore dell’intelletto ma piuttosto dal sacrificio della ragione, dalla vita stessa che prevale sulla dialettica.

La ratio per questi personaggi, non è, come per Seneca, naturae imitatio[1] ma semmai una limitazione o addirittura una contraffazione della natura.

Nel 1849 D. fu condannato a morte per la sua appartenenza a cerchie radicali e socialisteggianti. Poi la pena fu ridotta a 4 anni di lavori forzati. Ne uscì cambiato e divenne un difensore dell’autorità, mistico, reazionario.
Comunque nella sua arte ha grande importanza la solidarietà con gli umiliati e gli offesi, una solidarietà fatta di compassione senza auspici rivoluzionari. Cfr. Giovanni Pascoli.

Si sente solidale soprattutto con il proletariato intellettuale come Raskolnikov; egli stesso si definiva “cavallo da posta” poiché lavorava sempre sotto l’assillo del contratto. La gente colta dovrebbe congiungersi con il popolo ingenuo e credente.

I suoi personaggi “eccezionali” come Myskin o Raskòlnikov sono esclusi da ogni classe sociale
“Noi non abbiamo contrasti di classe - scrisse - poiché l’anima russa è più grande dei contrasti di classe”.

La tipicità di alcuni popoli europei (il Giocatore):
I Russi sono sregolati e tendono allo sperpero.
gli Inglesi sono per lo più goffi e ineleganti.
I Francesi sono commedianti, artefatti. Sono del resto capaci di forma, una forma ereditata, come un vestito. Cfr. le smorfiette e le leziosaggini di Blanche in confronto alla durezza di Polina. I Francesi avevano già la forma quando i Russi erano ancora degli orsi
I Tedeschi sono soggetti all’autorità del Vater, poi dei vari capi (cfr. la Germania di Tacito). Tendono ad accumulare denaro e a giustiziare quelli diversi da loro.

In Delittio e castigo abbiamo una rappresentazione naturalistica della città moderna: un luogo di cupa miseria con le bettole come nature morte. Eppure manca la polemica sociale.
D ha una passione maniacale per lo studio dell’anima umana: “mi chiamano psicologo - scrive - ma non è esatto; io sono realista nel senso più alto: rappresento tutte le profondità dell’anima umana”. I suoi personaggi sono pensatori maniacali, in lotta con le loro idee, come Eracle con i mostri giganti.
 La loro attività incoercibile è il pensare e il dialogare. La critica mette in rilievo la struttura drammatica dei suoi romanzi, contrapponendoli all’ampio flusso epico di quelli di Tolstoj.
Questo descrive con ritegno costumi e atteggiamenti aristocratici (cfr. la sui neglegentia di Anna Karenina), mentre D ama situazioni estreme, allucinate, caratteri esasperatie rifugge dalla rappresentazione del normale, del quotidiano. Un sottoproletariato, diverso rispetto a quello di Pasolini.
Cerca il demoniaco, l’anormale, lo spettrale, il patologico anticipando vari aspetti del decadentismo. E’ una rivolta contro la visione scientifica, contro l’illuminismo che non salva e non valorizza le differenze, contro la dialettica di Hegel cui deve succedere la vita.
Come aveva già fatto Sofocle, D smonta il logos.
Nell’epilogo di Delitto e castigo leggiamo di Rask. in Siberia, condannato a 8 anni di lavori forzati e finalmente innamorato di Sonia dopo molte resistenze mentali e tanto rimuginare: “Quella sera non gli era possibile pensare a lungo ad una sola cosa né concentrarsi in un solo pensiero; non riusciva a ragionare su nessun problema: poteva soltanto sentireAlla dialettica era subentrata la vita e nella sua coscienza si preparava ormai qualcosa di completamente, oscuramente diverso” (p. 620, Garzanti, 1973,
Intanto “Sonja era così felice da avere quasi paura della sua stessa felicità” (p. 621)
Quanto al “poteva soltanto sentire” di R, è una ripresa di quello che aveva detto Marmeladov ubriaco nella bettola di S Pietroburgo, quando dice a Raskolnikov che lo osserva: “Signor mio, forse tutto questo vi farà ridere, come gli altri, e io non faccio che infastidirvi con la stupidità di questi miserabili particolari della mia vita domestica; ma il fatto è che a me non fanno ridere! Poiché queste sono tutte cose che io sento” (p. 24)

Rodiòn Raskòlnikov viveva a San Pietroburgo in uno stambugio che sembrava più un armadio che una stanza.
Era sempre in arretrato con l’affitto e temeva di incontrare la padrona che viveva al piano di sotto. Il ragazzo attraversava uno stato di irritabilità e di tensione simile all’ipocondria[2]. Si era isolato dal resto del mondo. Era afflitto dalla miseria e non poteva pagare. Non temeva la padrona di casa ma non voleva darle spiegazioni. Era in una certa confidenza con lei poiché era stato fidanzato con la figlia, poi morta, di lei.
 D dà piena cittadinanza all’ejnantivon, il contrario, mentre Hegel accettava solo l’ e[teron l’alterità superabile nella sintesi.
Cfr. Moosbrugger in Musil e la diversità in Erodoto.
D riconosce non solo le diversità tra gli uomini ma anche le anomalie, le deviazioni, le mostruosità dei singoli individui. E’ doveroso ma non difficile difendere i diversi come i negri o le donne. D difende il ragazzo che massacra le vecchie e spiana la strada ai mostri del decadentismo, a Moosbrugger che quando sentiva dire di una ragazza bocca di rosa, vedeva il volto della ragazza come una rosa da recidere con il coltello.
“Aveva detto a una ragazza bocca di rosa ma a un certo punto la parola cedeva nelle cuciture, il viso si trasfigurava e diventava una rosa; allora diventava irresistibile la tentazione di prendere un coltello e reciderla o di darle un colpo perché tornasse al suo posto” (L’uomo senza qualità, p. 232)

Il peggiore dei mali è l’individualismo che porta al caos e all’anarchia, il principium individuationis è la negazione dell’idea divina che si manifesta nel popolo. Raskòlnikov vuole provare a se stesso che può diventare un Napoleone, e la sua azione criminale è prima di tutto un esperimento mentale. La solitudine e la povertà l’hanno portato alla mania. Comunque l’arzigogolare che occupa mezzo libro non è volgare né stupido. Vuole ammazzare una vecchia usuraia e con i soldi di lei aiutare se stesso e i poveri. Una morte in cambio di cento vite: questa non è morale ma matematica. R è una vittima non solo dell’ingiustizia sociale ma anche delle suggestioni che provengono dalla cultura occidentale.
Il muro di Berlino, diceva Adriana Zarri, andrebbe rialzato.
L’invasione dell’Occidente è la tragedia vera. Dall’Occidente trabocca infelicità.

Demoni hanno avuto un cattivo maestro francofilo: Stepan Trofimovič Verchovenskij , il tutore di Nikolaj quando questi era un bambino, Nikolaj (Nikolas) Vsevolodovič Stavrogin.

La posizione di Raskolnikov quando vuole assimilarsi agli “straordinari” è il rovescio di quella del coro delle menadi di Euripide le quali affermano di volere
 tenere la mente e l’anima lontane
dagli uomini straordinari;
ciò che la massa 
più semplice crede e pratica,
questo io vorrei accettare (Baccanti, vv. 428 - 432).

Ci arriverà anche questo ragazzo dopo avere sofferto e compreso.
Napoleone, il cattivo modello di Rask, è uno squallido individuo anche in Guerra e pace (1869) di Tolstoj
 Seneca scrive su questi presunti grandi: Non sono invidiabili i ricchi, i potenti né i grandi duci che vincono i nemici. Hi quoque ut vincerent hostem, cupiditate victi sunt (…) tunc cum agere alios visi sunt, agebanturAgebat infelicem Alexandrum furor aliena vastandi et ad ignota mittebat. (Ep. 94, 61), lo mandava verso l’ignoto che sarebbe stato meglio non conoscere (cfr. Alexandros di Pascoli)
Ai grandi duci massacratori di popoli mancano le caratteristiche che rendono umano un uomo: il dubbio filosofico, la sensibilità artistica, la comprensione, la compassione.

Pesaro 5 luglio 2020
giovanni ghiselli



[1] Quid est ergo ratio? Naturae imitatio. Quod est summum hominis bonum? Ex naturae voluntate se gerere (Ep. 66, 39).
[2] to; uJpocovndrion, è una parte dell’addome dove si pensava che avesse sede la malinconia

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