giovedì 30 luglio 2020

Introduzione a Lucano. Quinta parte del poema "Pharsalia"

guerre civili romane
Pieter Last Mann, Battaglia tra Costantino e Massenzio

Argomenti
La guerra civile ha desertificato l’Italia. La virtù della moderazione. Medea e Cesare. Trasvalutazione delle parole. Il male della navigazione.
La critica di Huysmans.

Lucano attribuisce la desertificazione dell’Italia non a guerre contro nemici esterni come Pirro o Annibale ma a quelle civili: le mura pencolano su case già mezzo crollate, massi enormi caduti da muraglioni in rovina giacciono a terra, le dimore abbandonate non sono custodite da alcuno, pochi abitanti vagano per le antiche città, e l’Esperia è irta di cespugli (horrida quod dumis) e non viene arata per molti anni multosque inarata per annos (Pharsalia, I, 28 ) e mancano le mani ai campi che le richiedono (Hesperia est desuntque manus poscentibus arvis, 29).

La virtù che consiste nell'evitare la dismisura si presenta frequentemente nella letteratura antica.
La moderazione appartiene al Catone Uticense della Pharsalia, celebrato da Lucano come uomo ricco di virtù in testa alle quali c'è quella serbare la giusta misura ("servare modum ", II, 381). Conseguono a questo mos altri non meno buoni:" finemque tenere/naturamque sequi patriaeque impendere vitam/nec sibi sed toti genitum se credere mundo" (II, 381 - 383), attenersi al giusto limite, seguire la natura, spendere la vita per la patria, e credersi nato non per sé ma per tutto il mondo.

Il quarto coro dell'Oedipus di Seneca raccomanda di evitare ogni eccesso:" Quidquid excessit modum,/pendet instabili loco " (vv. 909 - 910), tutto ciò che ha oltrepassato la giusta misura, vacilla su un appoggio instabile.
La dismisura è svantaggiosa: commodus, “vantaggioso” e commodum, “vantaggio”, sono connessi etimologicamente a modus.

Lucano, che aveva scritto una tragedia su Medea, mette in rilievo la crudeltà della barbara paragonata con quella non meno efferata di Cesare:" Sic barbara Colchis/creditur ultorem metuens regnique fugaeque/ense suo fratrisque simul cervice parata/expectasse patrem" (Pharsalia, X, 464 - 467), così si crede che la barbara della Colchide temendolo quale vendicatore del regno e della fuga, abbia aspettato il padre con la sua spada e nello stesso tempo con la testa del fratello già pronta [1].
 Nello stesso modo Cesare trascinava Tolomeo per farne una vittima espiatoria e scagliarne il capo contro i suoi servitori durante la guerra alessandrina.

Nella Pharsalia di Lucano è il potere delle armi rabbiose che porta alla trasfigurazione delle parole: "Imminet armorum rabies, ferrique potestas/confundet ius omne manu, scelerique nefando/nomen erit virtus, multosque exībit in annos/hic furor" (I, 666 - 669), incombe la rabbia delle armi, e il potere del ferro sfigurerà ogni diritto con la violenza, e virtù sarà il nome di delitti nefandi, e questo furore durerà molti anni.

La Tessaglia è la terra delle streghe: “damnata tellus fatis ( Pharsalia, VI, 413).
Lì nacque l’uso di contare il denaro quod populos scelerata impēgit in arma (VI, 406) cosa che spinse i popoli alle guerre scellerate.
 La magia vuole essere controllo del mondo per mezzo dell’irrazionale. La strega tessala più famosa è Erichto congiurata con il Caos: “innumeros avidum confundere mundos” (Pharsalia, VI, 509).

Il male della navigazione
Exigit poenas mare provocatum” (Seneca, Medea, v. 616).
Il mare sfidato che la fa pagare ai provocatori si trova anche nella Pharsalia di Lucano:"Inde lacessitum primo mare, cum rudis Argo/miscuit ignotas temerato litore gentes/primaque cum ventis pelagique furentibus undis/composuit mortale genus, fatisque per illam/accessit mors una ratem" (III, 193 - 197), di qui[2] il mare per la prima volta provocato, quando l'inesperta Argo mescolò genti che non si conoscevano sulla costa profanata, e per prima mise la razza umana alle prese con i venti e con le onde furiose del mare, e una morte attraverso quella nave si aggiunse ai fati.
Viene condannata la confusione conseguente alla negazione del principium individuationis. Ancora l' u{bri" di Serse.

Sentiamo Huysmans su Lucano e altri autori latini

“Né molto più di Cicerone lo entusiasmava Cesare, famoso pel suo laconismo; perché l'eccesso contrario diventava in questo aridità da caporalmaggiore, secchezza da appunto, stitichezza incredibile e sconveniente.
 Sallustio, pur sopravvalutato dai "falsi letterati" era "meno sbiadito degli altri; Tito Liviopatetico e pomposoSenecaturgido e scialboSvetoniolinfatico ed embrionale.
Si salva Tacito:"il più nerboruto nella sua voluta concisione, il più aspro, il più muscoloso di tutti costoro”.
A Des Esseintes non dispiaceva nemmeno Lucano
Con la Pharsalia il latino si liberava dalle sue pastoie, diventava meno mortificato, più espressivo. Quell' armatura cesellata, quei versi smaltati, ingioiellati se lo cattivavano; ma la preoccupazione esclusiva della forma, quelle sonorità verbali, quegli squilli di metallo non riuscivano a celargli del tutto il vuoto di pensiero, le ampollosità che seminano di tumori la superficie della Farsalia" (Huysmans, Controcorrente, p. 44)
 "L'autore che amava davvero, che gli faceva bandire per sempre dalle sue letture le roboanti tirate di Lucano, era Petronio. Ecco finalmente un acuto osservatore, un fine analista, un pittore meraviglioso (…) Questo romanzo verista, questa fetta di vita romana tagliata nel vivo, che non si preoccupa, checché si dica, né di riformare né di satireggiare i costumi; che fa a meno d'una conclusione e d'una morale; questa storia senza intreccio, dove non succede nulla, che mette in scena le avventure della selvaggina di Sodoma che analizza con imperturbabile acutezza gioie e dolori di codesti amori e di codeste coppie; che senza che l'autore faccia mai capolino, senza che si lasci andare a un solo commento, senza che approvi o maledica gli atti o i pensieri dei suoi personaggi, dipinge in una lingua da orafo i vizi d'una civiltà decrepita, d'un impero che si va sfasciando - conquideva Des Essaintes, il quale nella raffinatezza dello stile, nell'acutezza dell'osservazione, nel fermo piglio con cui la narrazione veniva condotta, intravvedeva singolari parentele, curiose analogie con i pochi romanzi del tempo suo che non gli dispiacevano"[3]

giovanni ghiselli. Pesaro 30 luglio 2020, ore 16, 50

p. s.
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[1] Per essere tagliata.
[2] Da Iolco, patria di Giasone.
[3] J.K. Huysmans, Controcorrente, p. 43 e sgg.

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