domenica 12 luglio 2020

Debrecen 1976. 2. Nefertiti

Fulvio ed io nel 2012

Il dialogo con Fulvio

Fulvio era uscito dalla csárda con me per darmi conforto. Dal 1966 era il mio amico migliore e il mio demone buono. Quel pomeriggio ne avevo bisogno. Provavo dolore dopo il litigio assurdo con la mia amante. Soffrivo proprio per l’insensatezza dello scontro, tanto che non ne ricordo causa né contenuto. Probabilmente un conflitto per il potere, potere su nulla del resto. “Non c’è cosa più amara del vuoto e della stupidità. Non ne posso più di quella cretina”, dissi.
Fulvio rispose: “Gianni, devi rassegnarti all’imperfezione dell’amante. Sei troppo reattivo. Una donna come la cerchi tu non esiste su questa terra.
Dopo quattro anni di matrimonio con una non spregevole, laboriosa, fedele, io sono tornato a Debrecen senza peso di sposa. Questo è il decennale della nostra amicizia. Dovresti esultare pensando a come eri quando ti conobbi. Sei rifiorito in maniera miracolosa. Hai fatto collezione di amanti. Nefertiti è attraente. Pensa alla fame sessuale e affettiva del ’66. Ricordo che ti lamentavi in continuazione e dovetti minacciarti di bastonate”.
“E facesti bene, amico carissimo: mi hai salvato”
“Lo so. Ma ora non ricadere nel dolore insensato. Questa tua di adesso è una ragazza gradevole, del tutto gratuita: non ti chiede nessun impegno. Che ti importa se capisce poco o niente? Difficilmente una donna, come un uomo del resto, può confrontarsi alla pari con una persona della nostra levatura mentale”.
“Tu non le hai conosciute perché nel ’71 partisti anzi tempo, poi non sei più venuto ma io ho vissuto tre mesi di piena gioia con tre donne non meno intelligenti di me.”
Rarissimae aves”, fece l’amico
“Fulvio è ottimo - pensai - ma non capisce le donne”.
Poi, lacrimando per la polvere entrata negli occhi, risposi: “Hai ragione, Fulvio, smetto di lamentarmi: mi è andata bene così. Mi vergogno e mi pento di essere ingrato a Eros, a sua madre e a te che mi avete aiutato.
Però dopo la sparizione della terza finlandese io vivo senza l’amore e impiegherò il resto della mia vita mortale nel cercarlo. Lo studio e lo sport sono mezzi: il fine è la donna bella, fine, intelligente, colta che mi merito. Ne trovai tre e credo che ce ne saranno altre.
“Sì e no il dieci per cento dunque, contando tutte quelle che hai trovato fino a questo momento. La caccia alla donna ideale è aleatoria. Comunque te la auguro con tutto il cuore. Ma per mia esperienza, invero ne ho meno di te che cerchi compulsivamente l’amore, la tua donna ideale è davvero ideale. Forse la troverai nella Pianura iperurania della Verità[1] quando ci risalirai, il più tardi possibile. Ma qui, su questa pianura di questa terra, accontentati: Nefertiti è belloccia, ha un’educazione accademica, è ben vestita, è pulita. Non è poco”
“Per me non è abbastanza. Quest’anno nell’Università estiva e internazionale ho cercato l’amante italiana per parlare meglio e di più, ma sai quanto erano migliori le finniche! Potevo parlare di Eschilo o di Hegel o di Freud con loro, non senza fatica ma comprendendo e facendomi comprendere. Questa non capisce niente: è la piattezza, anche se ha mammelle ubertose: è un piatto di carta con del cibo freddo.
 Il mio nutrimento, Fulvio caro, è lo spirito. Come il tuo. Tu una volta dicesti che bisogna sempre tenere un piede nella passera. Bene: io cerco la passera spirituale e non so che farmene della cutrettola dalla cauda trepida. Noi due per nutrirci la mente leggiamo molto, riflettiamo su tutto, poi per mantenere la salute, anche quella mentale, andiamo a correre a piedi o in bicicletta. Tiro avanti così, ma non sono felice: non mi piace stare sempre solo e mi garba ancora di meno annoiarmi in compagnia. Scusa, ho gli occhi pieni di polvere. Non è che pianga, però davvero non sono felice. Tu, vecchio mio, sei uno dei pochissimi con cui riesco a parlare. Con quasi tutti gli altri devo subire delle chiacchiere”.
“Consolati Gianni - concluse l’amico - Io sono sposato da anni e non con una cretina, ho una figlia che amo, però quando voglio nutrirmi nello spirito devo isolarmi. Tu le situazioni angoscianti con le donne le cerchi perché hai molto di femminile dentro di te e provochi le tue compagne perché facciano uscire parti dell’anima loro dove tu riconosci te stesso. E’ il gnw`qi seautovn che ti spinge alle collisioni continue”.
“Con le tre finniche non collidevo”
“No, però ti hanno lasciato tutte e tre. Eri troppo impegnativo, scomodo anche per loro. Adesso però torniamo. Sarebbe scortese farle aspettare ancora”

giovanni ghiselli



[1] Cfr. Platone, Fedro, 248 b: “jAlhqeiva" pedivon

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