domenica 19 luglio 2020

La prossima conferenza: Fëdor Dostoevskij. Diciannovesima parte

Raskolnikov e Sonja
Argomenti:
Il  “lieto fine”
La resurrezione dei due giovani attraverso l’amore. Alla dialettica subentra la vita


Una mattina di primavera Raskolnikov andò a lavorare sulla riva del fiume con altri due. Preparavano la legna per sistemarla nella fornace. Durante una pausa sedette sui tronchi e guardava il fiume. Dalla riva opposta giungeva una canzone. Nella steppa immensa, inondata dal sole nereggiavano le tende dei nomadi.
R pensava che erano uomini liberi e antichi.
A un tratto si trovò di fianco Sònja. Il suo viso mostrava ancora i segni della malattia. Gli sorrise piena di gioia e gli tese la mano. Lui non la respinse come faceva di solito Ad un tratto anzi si sentì come afferrato e gettato ai piedi di lei. Piangeva e le abbracciava le ginocchia. Dapprima la ragazza si spaventò a morte, ma poi lo guardò e capì. Egli l’amava e negli occhi di lei brillò una felicità infinita. Sui loro volti sbiancati dalla malattia splendeva già la luce di un futuro diverso. Li aveva resuscitati l’amore. Restavano 7 anni. La sera, steso sul tavolaccio, R pensava a Sonja. Quel giorno era stato affabile anche con i forzati e loro con lui. Sapeva che avrebbe ripagato tutte le sofferenze di Sonja con amore infinito. Non riusciva più a ragionare: poteva soltanto sentire. Alla dialettica era subentrata la vita. Prese il vangelo che gli aveva dato lei. Il libro dal quale avere letto i versetti sulla resurrezione di Lazzaro.
R non lo aprì e si domandò se oramai poteva avere gli stessi sentimenti e convinzioni di lei. Sonja era così felice da avere quasi paura della sua stessa felicità. All’inizio della loro felicità consideravano quei sette anni come sette giorni.
Lui ignorava che quella nuova vita non gli veniva data gratis, avrebbe dovuto pagarla compiendo qualcosa di grande
Ma qui comincia una nuova storia: quella della rinascita di un uomo (cfr. l’arrivo a Debrecen del luglio 1966).

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