mercoledì 20 settembre 2023

Costumi della Roma imperiale. Tacito e Giovenale.


  Tacito nel suo studio del potere, denuncia, con l'empietà e la crudeltà, pure la dissolutezza dei costumi dell'età che si accinge a narrare, fin dall' inizio delle Historiae[1]:"Pollutae caerimoniae, magna adulteria; plenum exiliis mare, infecti caedibus scopuli "(I, 2), profanate le cerimonie, adultèri colossali; il mare pieno di esilii, gli scogli sporchi di strage. La pessima maestra e madre delle adultere, un'anti-Lucrezia, quindi una dux romanae impudicitiae,  era stata la famosa moglie dell'imperatore Claudio, Messalina, "tutta amorazzi e dentifrici"[2] la quale anzi:"iam...facilitate adulteriorum in fastidium versa ad incognitas libidines profluebat "[3], oramai volta alla noia per la facilità degli adultèri, si lasciava andare a dissolutezze inaudite, come si è già visto. L'incognita ed estrema libido fu quella di sposare l'amante  Silio, e non a Claudio morto. L'amante la incalzava (urgebat) con l'argomento che "flagitiis manifestis subsidium ab audacia petendum ", negli scandali scoppiati bisogna chiedere soccorso all'audacia, quell'audacia (tovlma) già sbandierata da Medea e ricordata da Tucidide come parola salita in auge durante la guerra civile.

Ora l’audacia più diffusa è l’ignoranza sfacciata, esibita, di chi parla in modo incomprensibile privo non solo di chiarezza ma anche di correttezza e di logica.

 I conflitti tra moglie e marito fanno parte delle guerre "plus quam civilia"[4], più che civili raccontati da Lucano.

 Messalina era dubitosa e accoglieva quelle proposte segniter (con indifferenza) non amore in maritum, non per amore verso il marito, ovviamente, bensì per timore che Silio, summa adeptus , afferrato il potere, poi disprezzasse l'adultera e valutasse col prezzo reale quella scelleratezza accettata nel pericolo. "Nomen tamen matrimonii concupivit ob magnitudinem infamiae cuius apud prodigos novissima voluptas est " (Annales , XI, 26), nondimeno Messalina desiderò la rinomanza del matrimonio per l'enormità della cattiva fama il cui piacere è l'estremo per gli scialacquatori del buon nome.

 

Lodiamo i calci ch’ebbe Eliodoro

ed in infamia tutto il monte gira

Polinestor ch’ancise Polidoro

Ultimamente ci si grida: Crasso,

dicci, ché il  sai, di che sapore è l’oro?” (Dante, Purgatorio, XX, 113-117)

Questa è l’infamia degli avari, ingordi di oro.

 

 

Più avanti troveremo Poppea la quale "famae numquam pepercit " (Annales , XIII, 45),  non risparmiò mai la reputazione. Si pensi ai disgraziati di oggi che si coprono di infamia pur di comparire in televisione.  

Il fallo erotico di Didone in confronto diventa una marachella parrocchiale e la sua paura della cattiva reputazione uno scrupolo da educanda.

 Le matrone dell'Urbe dal canto loro furono ottime allieve dell'imperatrice lussuriosa, se è vero, come sostiene Dante, che "la mala condotta/ è la cagion che il mondo ha fatto reo"[5] e se è credibile Giovenale quando, nella sesta satira, afferma che la tipica donna romana del suo tempo si sarebbe accontentata più facilmente di un occhio solo che di un unico maschio :"unus Hiberinae vir sufficit? ocius illud/extorquebis, ut haec oculo contenta sit uno " (vv. 53-54 ) a Iberina   basta un maschio solo? Più in fretta otterrai con la forza che si accontenti di un occhio solo.

Anche dalla requisitoria di Giovenale contro le donne si evince che il male deriva dal vertice del potere: Messalina viene presentata attraverso un ritratto espressionistico, deformante verso lo squallore: ogni volta che si accorgeva che Claudio dormiva, la meretrix Augusta (VI, 119) lo lasciava, indossato un cappuccio notturno, e accompagnata da una sola ancella. Poi, nascondendo il nigrum crinem (v. 120) sotto una parrucca bionda, entrava nel lupanare, riparato dal freddo con una vecchia tenda fatta di stracci cuciti insieme ("veteri centone [6] ", v. 121). Lì aveva una cella riservata:"tunc nuda papillis/prostitit auratis titulum mentita Lyciscae/ostenditque tuum, generose Britannice, ventrem! " (vv. 122-124), allora si metteva in vendita nuda  con i capezzoli dorati facendo passare per suo il cartello di Licisca[7], e mostrava il ventre da cui eri nato tu, nobile Britannico![8].

L'ostensione del ventre sembra un estremo tovpo" gestuale di queste auguste donne: Agrippina, la mamma di Nerone, già colpita in testa con un bastone da uno dei sicari mandato dal figlio, si volse all'altro, un centurione della flotta  che stringeva un pugnale e "protendens uterum "ventrem feri" exclamavit multisque vulneribus confecta est" (Annales , XIV, 8),  mettendo davanti il ventre materno gridò 'colpisci qui', e fu finita con molti colpi.

Si ricorderà che Giocasta  nelle Phoenissae (v. 447) di Seneca offre il ventre per mettere pace tra i figli

In Giovenale seguono altre nefandezze di questo genere. La VI satira si chiude con l'affermazione che delle tragiche mogli incontrate nel dramma greco quelle ottime come Alcesti a Roma  non esistono:"Spectant subeuntem fata mariti/Alcestim, et similis si permutatio detur,/morte viri cupiant animam servare catellae! "(vv. 653-655), a teatro osservano Alcesti che si sobbarca il destino di morte del marito, ma se si desse la possibilità di un simile scambio, desidererebbero con la morte del marito salvare la vita della cagnetta.

Di Clitennestre invece ce n'è dappertutto e queste di Roma sono armate più e meglio della Tindaride.

Nella possima conferenza riferirò Tacito che contrappone a tali costumi   delle donne dei Romani  quelli delle donne dei Germani

Pesaro 20 settembre 2023 ore 10, 30 giovanni ghiselli

 

p. s.

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[1]  Composte tra il 100 e il 110, dunque prima degli Annales , sebbene  raccontassero anni successivi: dal 69 al 96. Constava di dodici, o quattordici, libri. Ci sono arrivati i primi cinque che contengono la storia dal gennaio del 69 alla rivolta giudaica del 70 d. C.

[2] S. Mazzarino, L'impero romano, 1, p. 218.

[3]Tacito, Annales , XI, 26.

[4] Cfr. Lucano, Pharsalia, I, 1.

[5]Purgatorio , XVI, vv. 103-104.

[6] Il cento e il titulus del v. 123 li abbiamo già trovati nel bordello del Satyricon

[7] . Licisca, ragazza lupa, era un nome comune per le prostitute che si mettevano un cartello con il nome e il prezzo.

[8] Britannico era il figlio di Claudio e Messalina fatto uccidere da Nerone.

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