Corso di ottobre-novembre alla Primo Levi. Sesta parte.
La libertà come problema, come segno di contraddizione: amata e odiata.
La leggenda del Grande Inquisitore nei Fratelli Karamazov di Dostoevskij
Il film Cuore sacro di Ozpetek.
1984 di Orwell: il potere per sottomettere deve infliggere sofferenze
Freud e il bisogno della figura paterna.
La libertà come problema.
E’ il significato della leggenda del Grande Inquisitore dei Fratelli Karamazov.
Ivàn racconta ad Alioscia questo poema che ha composto solo mentalmente. Qui c'è un'idea “anomala” della libertà. Vediamola nei sommi capi. L'azione si svolge nel sedicesimo secolo, in Spagna, a Siviglia "nei tempi più terribili dell'Inquisizione, quando per la gloria di Dio si accendevano ogni giorno dei roghi e con grandiosi autodafé ardean gli eretici malvagi". In questa situazione torna Cristo sulla terra. "Egli scende nelle torride strade di una città meridionale in cui il giorno prima il cardinale Grande Inquisitore, in presenza del re, della corte, dei cavalieri, dei prelati, delle affascinanti dame di corte e di tutti gli abitanti di Siviglia, ha fatto bruciare, in un superbo autodafé, circa un centinaio di eretici in una sola volta, ad maiorem dei gloriam".
Tutti riconoscono Cristo, il popolo lo circonda, cresce, lo segue. Egli passa in mezzo agli uomini con un dolce sorriso d'infinita misericordia. Il sole dell'amore arde nel Suo cuore, i raggi della Luce, della Saviezza e della Forza splendono nei Suoi occhi e, scendendo sugli uomini, fan tremare i loro cuori di un amore reciproco".
Il Redentore quindi opera miracoli. Dal contatto delle sole sue vesti emana una forza risamatrice. Ridà la vista a un cieco. Risuscita una bambina morta.
Finché arriva il Grande Inquisitore. "E' un vecchio quasi novantenne, alto e diritto, dal viso asciutto, con gli occhi incavati, ma con una scintilla che vi arde ancora…Dietro a lui, a una certa distanza, camminano i suoi foschi coadiutori e i suoi schiavi, e la "sacra guardia". Quindi "Egli si ferma davanti alla folla e osserva da lontano. Egli ha visto tutto, ha visto che hanno deposto la bara ai Suoi piedi, ha visto che la fanciulla è risuscitata, e il suo viso si è accigliato. Egli aggrotta le sopracciglie folte e canute, e il suo sguardo brilla di un fuoco minaccioso. Tende il dito e ordina alle guardie di arrestarLo".
Quindi va a trovarLo in prigione. Lo accusa di essere venuto a disturbare. Gli promette il rogo dove la folla che lo ha acclamato si recherà per aggiungere legna. Il prigioniero tace come gli aveva intimato l’Inquisitore
Ivan aggiunge che questo silenzio di Cristo è l’elemento fondamentale e di maggiore importanza del cattolicesimo romano e si può precisare in questo modo: “Tu hai trasmesso tutto al Papa e ora è tutto nelle mani del Papa. Tu puoi fare a meno di tornare sulla terra o almeno non porre ostacoli al nostro lavoro prima del tempo (p. 325)
“ Tu mi guardi con uno sguardo mite e non mi degni nemmeno della Tua indignazione?” domanda il cardinale inquisitore. Quindi ascrive a merito proprio e dei suoi di aver finalmente soggiogato la libertà e di avere con ciò reso felici tutti gli uomini: "L'uomo fu creato ribelle; come possono i ribelli essere felici?…poiché nulla è mai stato insopportabile, per l'uomo e per la società umana, più della libertà!" L'inquisitore ricorda al Cristo le tentazioni subite nel deserto dal diavolo, "uno spirito terribile e intelligente". Il redentore era affamato dopo quaranta giorni e quaranta notti di digiuno. Il diavolo gli disse."Si Filius Dei es, dic, ut lapides isti panes fiant "[1], (Matteo, 4, 3) se sei figlio di Dio, di' che queste pietre divengano pani". E Cristo rispose."Non in pane solo vivet homo, sed in omni verbo, quod procedit de ore Dei " (4, 4), non di solo pane vivrà l'uomo ma di ogni parola che viene dalla bocca di Dio. Ebbene l'inquisitore rinfaccia al Redentore questa scelta:" Nulla è mai stato più insopportabile per l’uomo e la società umana della libertà. Ma Tu non hai voluto togliere all'uomo la libertà e hai respinto la proposta…La Tua risposta fu che l'uomo non vive di solo pane; sai Tu, però, che in nome di questo pane quotidiano si solleverà contro di te lo spirito della terra ed entrerà in lotta con Te e Ti vincerà, e tutti lo seguiranno…Si persuaderanno pure che non potranno mai essere liberi, perché sono deboli, viziosi, miserabili e ribelli. Tu hai promesso loro il pane celeste, ma- lo ripeto ancora- come potrebbe esso tornar gradito quanto il pane terrestre, agli occhi della debole, eternamente viziosa e ignobile razza umana?".
Solo pochi essere forti e grandi sono capaci di intendere e seguire il Cristo. La gran parte dell'umanità non può capirlo. Né Lui può comprendere questa moltitudine.
"A noi-continua il Grande Vecchio- invece, sono cari i deboli. Essi sono depravati e ribelli, ma, infine, i più obbedienti sarannno proprio loro. Essi ci ammireranno e ci considereranno come altrettanti dei, per aver consentito, dopo esserci messi alla loro testa, a prendere sulle nostre spalle il carico della libertà, della quale essi hanno avuto paura, e per aver consentito a dominarli; tanto tremendo finirà col sembrar loro l'essere liberi!…Per l'uomo rimasto libero non esiste una preoccupazione più assillante e tormentosa che quella di trovare al più presto qualcuno davanti al quale prosternarsi". Non solo: gli uomini hanno bisogno di un idolo comune, di "comunione nell'adorazione." Per il "bisogno di questa generale genuflessione gli uomini si sono massacrati l'un l'altro a colpi di spada. Creavano gli dèi ed esclamavano, rivolgendosi gli uni agli altri:"Abbandonate i vostri dèi e venite a prosternarvi davanti ai nostri; altrimenti, morte a voi e ai vostri dèi!" E così sarà fino alla fine del mondo anche se tutti gli dèi saranno distrutti, perché allora si inchineranno lo stesso davanti agli idoli. Tu conoscevi, Tu non potevi non conoscere questo fondamentale segreto della natura umana; ma Tu hai respinto l'unica bandiera assoluta che Ti era offerta per obbligare tutti a inchinarsi unicamente davanti a Te- la bandiera del pane umano; l'hai respinta in nome della libertà e del pane celeste…Ti ripeto che per l'uomo non esiste una preoccupazione più tormentosa di quella di trovar qualcuno cui rimettere subito il dono della libertà…Col pane Ti si offriva una bandiera indiscutibile: avresti dato il pane, e l'uomo Ti si sarebbe sottomesso, giacché non esiste nulla di più indiscutibile del pane…Hai forse dimenticato che la tranquillità, e qualche volta persino la morte, sono più care all'uomo che la libera scelta nella conoscenza del bene e del male?". Cristo ha oppresso l'umanità "con un peso terribile come il libero arbitrio". Viceversa "esistono tre forze, le uniche sulla terra che potrebbero affascinare e catturare per sempre le coscienze di questi impotenti ribelli e dar loro la felicità; queste tre forze sono: il miracolo, il mistero e l'autorità". Cristo invece, quando il diavolo lo tentò di nuovo, non volle gettarsi dal pinnacolo del tempio. E non scese dalla croce poiché non voleva asservire l'uomo con il miracolo. Infatti aspirava a una libera fede, non a una fede basata sui miracoli.
"Tu-continua l'Inquisitore- eri assetato di amore libero, e non già delle servili effusioni dello schiavo al cospetto del potente, che l'ha una volta per sempre atterrito. Anche qui, però, giudicasti gli uomini troppo altamente, giacché essi sono certamente degli schiavi, pur essendo stati creati ribelli…Se Tu lo avessi stimato meno, le tue pretese sarebbero diminuite, e questa sarebbe stata una cosa più vicina all'amore, giacché il suo fardello sarebbe stato meno pesante. L'uomo è debole e vile". L'inquisitore afferma che lui stesso e pochi altri come lui hanno capito meglio gli uomini e le esigenze umane togliendo ai più la libertà e accollandosene il terribile peso.
"Essi si persuaderanno da sé che abbiamo ragione, quando si ricorderanno la spaventosa schiavitù e il disordine in cui li aveva gettati la tua libertà…E tutti saranno felici, tutti i milioni di esseri, tranne le centinaia di migliaia che li governano. Perché unicamente noi, noi che conosceremo il segreto, saremo veramente infelici. Ci saranno allora migliaia di bambini felici e centomila infelici e martiri che avranno preso su di sé la maledizione della conoscenza del bene e del male". Quindi il vecchio annuncia a Cristo la sua condanna al rogo "perché sei venuto a disturbarci". Però all'ultimo momento cambia idea.
"Egli ha visto che il Prigioniero ha seguito il suo discorso fissandolo negli occhi con una espressione mite e penetrante, e con l'evidente determinazione di non rispondere. Il vecchio avrebbe voluto che l'Altro gli dicesse qualche cosa, sia pure qualche cosa di amaro e terribile. Ma Egli si avvicina ad un tratto al vecchio, e, continuando a tacere, lo bacia dolcemente sulle esangui sue labbra di novantenne. In ciò consiste tutta la sua risposta. Il vecchio sussulta. Un fremito contrae gli angoli della sua bocca; egli si avvicina alla porta, l'apre e Gli dice:"Va' e non tornar più…non tornare mai più!". E Lo lascia uscire "per le buie vie della città"[2].
Il bacio di Cristo al Grande Inquisitore si può confrontare con la carezza che Irene, la protagonista del film Cuore sacro di Ozpetek interpretata da Barbora Bobulova dà, senza dire parola, al prete che le ha fatto un discorso, non assurdo, sull’impossibilità di esercitare la carità fuori dall’istituzione e contro il potere.
Ho riferito questa splendida storia perché anche noi insegnanti abbiamo il dubbio che i giovani, molti tra i giovani, non vogliano davvero la libertà. Bisogna comunque sapergliela dosare.
Nel romanzo di Orwell, 1984, un membro del partito interno, uno della classe dirigente[3], O’ Brien, insegna al ribelle Winston, con la tortura e con le parole, quali siano i metodi del potere: “ ‘The real power, the power we have to fight for night and day, is not power over things, but over men’ . He paused, and for a moment assumed again his air of schoolmaster questioning a promising pupil: ‘How does one man assert his power over another, Winston?’
Winston thought. ‘By making him suffer’, he said.
‘Exactly. By making him suffer. Obedience is not enough. Unless he is suffering, how can you be sure that he is obeying your will and not his own? Power is inflicting pain and humilation. Power is tearing human minds to pieces and putting them together again in new shapes of your own choosing.
Do you begin to see, then, what kind of world we are creating? It is the exact opposite of the stupid hedonistic Utopias that the old reformers imagined. A world of fear and treachery and torment, a world of trampling and being trampled upon, a world which will grow not less but more merciless as it refines itself. Progress, in our world will be progress towards more pain. The old civilisation claimed that they were founded on love or justice.Our is founded upon hatred. In our world there will be no emotions except fear, rage, triumph and selfabasement. Everything else we shall destroy-everything…We have cut the links between child and parent, and between man and man, and between man and women. No one dares trust a wife or a child or a friend any longer. But in future there will be no wives and no friends. Children will be taken from their mothers at birth, as one takes eggs from a hen. The sex insinct will be eradicated….There will be no loyalty, except the loyalty towards the Party. There will be no love, except the love of Big Brother. There will be no laughter, except the laugh of triumph over a defeated enemy. There will be no art, no literature, no science…If you want a picture of the future, imagine a boot stamping on a human face-for ever”[4], il potere reale, il potere per il quale dobbiamo combattere notte e giorno, non è potere sulle cose, ma sugli uomini. Egli si fermò e per un momento prese di nuovo quella sua aria di maestro di scuola che fa domande a un allievo promettente: “Come fa un uomo ad affermare il suo potere sopra un altro, Winston?”
Winston ci pensò un po’ su. “Facendolo soffrire” disse infine.
“Esattamente. Facendolo soffrire. L’obbedienza non basta. Se non soffre, come puoi essere sicuro che egli obbedisca alla tua volontà e non alla sua? Il potere consiste appunto nell’infliggere la sofferenza e la mortificazione. Il potere consiste nel fare a pezzi i cervelli degli uomini e nel ricomporli in nuove forme di tua scelta. Cominci a vedere, dunque , che razza di mondo stiamo creando? E’ l’esatto opposto delle stupide Utopie edonistiche immaginate dai vecchi riformatori. Un mondo di paure e tradimento e tortura, un mondo di chi calpesta e chi viene calpestato, un mondo che diventerà non meno ma più spietato a mano a mano che si perfeziona. Il progresso nel nostro mondo sarà soltanto avanzamento verso una maggiore sofferenza. Le antiche civiltà asserivano di essere fondate sull’amore e sulla giustizia. La nostra è fondata sull’odio. Nel nostro mondo non ci saranno sentimenti tranne la paura, la rabbia, il trionfo e l’automortificazione. Tutto il resto verrà distrutto-tutto….Noi abbiamo reciso I legami tra figli e genitori, e tra uomo e uomo, e tra uomo e donna. Nessuno osa fidarsi della moglie o del figlio o dell’amico. Ma in futuro non ci saranno mogli né amici. I bambini verranno presi dalle loro madri appena nati, come si prendono le uova alle galline. L’istinto sessuale verrà sradicato… Non ci sarà più lealtà, eccetto la lealtà verso il Partito. Non ci sarà amore, eccetto l’amore per il Grande Fratello. Non ci sarà il riso, eccetto la risata di trionfo sopra il nemico sconfitto. Non ci sarà arte, né letteratura, né scienza…Se tu vuoi un quadro del futuro, figurati uno stivale che calpesta un volto umano-per sempre.
Ma Winston solleva un’obiezione, sacrosanta, ed è che una civiltà fondata sulla paura, l’odio e la crudeltà non può durare: “It would have no vitality”, non avrebbe vitalità e si suiciderebbe. Quindi alla fine i tiranni e gli aguzzini verranno sconfitti: “Somehow you will fail. Something will defeat you. Life will defeat you”[5], in qualche modo voi cadrete. Qualcosa vi sconfiggerà. La vita vi sconfiggerà.
La vita e lo spirito dell’uomo (The spirit of Man) scofiggeranno i tiranni.
Freud e il bisogno di autorità da ammirare. Il grande uomo autoritario e la figura paterna.
Il discorso del dosaggio della libertà vale non solo per i ragazzi ma anche per la maggior parte degli adulti secondo Freud che aggiunge un chiarimento coerente con il suo sistema : “Sappiamo che nella massa degli uomini vi è grande bisogno di un’autorità da ammirare, a cui inchinarsi, da cui essere dominati, fors’anche maltrattati. Dalla psicologia dell’individuo abbiamo appreso donde provenga questo bisogno della massa. E’ la nostalgia del padre insita in ognuno dall’infanzia, dello stesso padre che l’eroe della leggenda si vanta di aver vinto. E ora cominciamo a vederci chiaro: tutte le qualità di cui dotiamo il grande uomo sono caratteristiche paterne, e in questa concordanza consiste l’essenza del grande uomo da noi vanamente cercata. La risolutezza dei pensieri, la forza di volontà, l’impeto dell’azione appartengono all’immagine paterna, ma più di tutto vi appartengono l’autonomia e l’indipendenza del grande uomo, la sua divina noncuranza che può crescere fino alla mancanza di qualsiasi riguardo. Lo si deve ammirare, è consentita la fiducia in lui, ma non si può fare a meno anche di temerlo”[6].
Pesaro 23 settembe 2023 ore10, 05 giovanni ghiselli
p. s.
Non si pianga sulla caducità degli uomini di potere: il potere non è potenza. Del resto, sparito un Teramene se ne fa un altro.
[1] . N. T. Matteo, 4, 3.
[2] F: Dostoevskij. I fratelli Karamazov, libro V, capitolo 5
[3] Che rimane tale fino a quando è in grado di nominare i propri successori (a ruling group is a ruling group so long as it can nominate its successors, p. 218).
[4] G. Orwell, 1984, Penguin Books, pp. 279-280.
[5] Op. cit., p. 282.
[6] S. Freud, L’uomo Mosè e la religione monoteistica, terzo saggio, pp. 428-429.
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