venerdì 15 settembre 2023

Corso di ottobre-novembre XXXI, Satyricon 25 La matrona di Efeso. Prima parte

  Concludiamo la parte relativa al Satyricon con la fabula milesia che narra la storia comica e licenziosa della matrona di Efeso. La racconta Eumolpo per dimostrare la muliebris levitas, la leggerezza delle donne:"quam facile adamarent, quam cito etiam filiorum obliviscerentur, nullamque esse feminam tam pudicam, quae non peregrina libidine usque ad furorem averteretur" (110, 7), quanto facilmente si innamorino, quanto presto si dimentichino perfino dei figli, e sosteneva che non c'era nessuna femmina tanto pudica che non si lasci traviare fino alla pazzia da un'avventura extradomestica. Questa storia costituisce il rovesciamento e la parodia di quella virgiliana di Didone.

 Vediamola:" Matrona quaedam Ephesi tam notae erat pudicitiae, ut vicinarum quoque gentium feminas ad spectaculum sui evocaret" (111, 1), A Efeso c'era una matrona di pudicizia così famosa che attirava ad ammirarla le donne perfino dei paesi vicini. Già questo inizio suggerisce che la fedeltà di una sposa è una rarità tale da fare notizia e spettacolo.-Ephesi: locativo. E' una città ionica prossima alla costa dell'Asia Minore.

"Haec ergo cum virum extulisset, non contenta vulgari more funus passis prosequi crinibus aut nudatum pectus in conspectu frequentiae plangere, in conditorium etiam prosecuta est defunctum, positumque in hypogaeo greco more corpus custodire ac flere totis noctibus diebusque coepit" (111, 2), questa donna, dopo che ebbe perduto il marito, non paga di seguire il feretro, secondo il costume comune, con i capelli sciolti o di battersi il petto nudo sotto gli occhi della folla,  seguì il defunto addirittura fin dentro il sepolcro, e cominciò a custodir e a piangere per notti e giorni interi il cadavere deposto alla maniera greca in una camera sotterranea.-vulgari more: l'usanza comune non è sufficiente per questa che sembra un'eroina dell'amore e della fedeltà coniugale, perfino post mortem.-passis…crinibus aut nudatum pectus: potrebbe essere una scena in conspectu frequentiae  per accrescere la propria reputazione di matrona bona.

 

Polibio interpreta con malevolenza la descrizione di tali atteggiamenti tragici da parte degli storiografi. Filarco per esempio avrebbe trattato in maniera tendenziosa la guerra cleomenica[1]: per indurre i lettori alla compassione ha rappresentato scene tipiche della tragedia come abbracci di donne, chiome scarmigliate, seni denudati, pianti e lamenti (kovma" dierrimevna" kai; mastw'n ejkbolav", pro;" de; touvtoi" davkrua kai; qrhvnou", II, 56, 7). Queste scene non vanno bene per la storia che deve insegnare e convincere attraverso fatti e parole vere, mentre si confanno alla tragedia che vuole impressionare e sedurre.

 

Probabilmente questa era anche l'intenzione della matrona di Efeso. Ma ancora non ha incontrato quello capace di sedurre lei.

"Sic afflictantem se ac mortem inedia persequentem non parentes potuerunt abducere, non propinqui; magistratus ultimo repulsi abierunt, complorataque singularis exempli femina ab omnibus quintum iam diem sine alimento trahebat" (111, 4), mentre si disperava così e cercava la morte per fame, non i genitori poterono distoglierla, non i parenti; alla fine i magistrati, respinti, se ne andarono, e la donna di singolare esemplarità compianta da tutti, trascinava già il quinto giorno senza alimenti.-sine alimento: si vedrà che l'astenersi dal cibo per questa donna esemplare non è più difficile che rimanere priva di gratificazioni sessuali.

"Assidebat aegrae fidissima ancilla, simulque et lacrimas commodabat lugenti et quotienscumque defecerat positum in monumento lumen renovabat" (111, 4), stava accanto all'addolorata una fedelissima ancella, e nello stesso tempo accordava le lacrime con la piangente e ogni qual volta la lampada posta nella tomba diveniva fioca la ravvivava.

-aegrae: la donna è malata d'amore, ma non malata a morte; questa malattia  può far morire, o spingere a uccidere,  quando la sofferenza amorosa è connessa a una perdita di identità, alla paura della derisione, come abbiamo visto nei casi di Medea e Didone.

 

Di immedicabile malattia amorosa soffre fino a morire Orfeo, che pure non è stato tradito:"Ipse cava solans aegrum testudine amorem/te, dulcis coniunx, te solo in litore secum,/te veniente die, te decedente canebat" (Georgica IV, 464-466), egli cercando di consolare con la testuggine il doloroso amore, te, dolce sposa, te nel lido solitario, te al sorgere del giorno, te al tramonto con se stesso cantava.

 

-lumen: simboleggia la stessa vita della matrona che presto riprenderà ad alimentarsi, e non solo di cibo.

"Una igitur in tota civitate fabula erat, solum illum affulsisse verum pudicitiae amorisque exemplum omnis ordinis homines confitebantur, cum interim imperator provinciae latrones iussit crucibus affigi secundum illam eandem casulam, in qua qua recens cadaver matrona deflebat" (111, 5), pertanto in tutta la città non si parlava d'altro, e gli uomini di ogni grado sociale ammettevano che quello era l'unico esempio splendido di pudicizia e di amore, quando in questo tempo il governatore della provincia ordinò che venissero messi in croce due ladroni proprio dietro a quella tomba nella quale la matrona piangeva il cadavere ancora fresco.-fabula: ecco un altro significato di questo termine polisemico.-adfulsisse: infinito perfetto di adfulgeo.-solum illumconfitebantur: poiché non potevano attribuire alle proprie mogli gli stessi pregi della bella vedova.-recens: è un aggettivo malizioso: la donna piange e soffre perché il lutto è recente. Sentiamo Dante a proposito di una vedova del 1296, Beatrice d'Este:" Per lei assai di lieve si comprende/quanto in femmina foco d'amor dura,/se l'occhio o 'l tatto spesso non l'accende"[2].

 

Pesaro 15 settembre 2023 ore 11, 52 giovanni ghiselli

p. s.

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[1] Combattuta dal re spartano riformatore Cleomene III che fu sconfitto nel 222 a Sellasia dal re di Macedonia Antigono Dosone alleato degli Achei.

[2] Purgatorio, VIII, 76-78.

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