Corso di ottobre-novembre XXXII, Satyricon 26
La matrona di Efeso.
Come sedurre una vedova che piange sul cadavere del marito.
"Proxima ergo nocte cum miles, qui cruces asservabat ne quis ad sepulturam corpus detraheret , et notasset sibi (et) lumen inter monumenta clarius fulgens et gemitum lugentis audisset, vitio gentis humanae concupiit scire quis au quid faceret" (111, 7), la notte seguente dunque un soldato che faceva la guardia alle croci affinché nessuno portasse via i cadaveri per seppellirli, avendo notato sia una luce che rifulgeva con grande splendore tra le tombe, sia i gemiti della piangente, per difetto della natura umana, desiderò sapere chi fosse e che cosa facesse.-notasset=notavisset.-sibi: il pronome riflessivo è pleonastico. -lumen…clarius: è ancora simbolo della vitalità e dell'ardore della donna, tutt'altro che spenti dal fiume di lacrime; anzi la vita di questa splendida femmina troppo umana illumina sepolcri e cadaveri.-vitio: questo vocabolo nella commedia significa anche "attentato al pudore".
Cfr., per esempio, Terenzio, Adelphoe, 308.
"Descendit igitur in conditorium, visaque pulcherrima muliere primo quasi quodam monstro infernisque imaginibus turbatus substitit" (111, 8), scese quindi nel sepolcro e, vista la bellissima donna, dapprima come messo in agitazione da un prodigio e da apparizioni infernali, si fermò.-pulcherrima muliere…turbatus: si ricorderà la riflessione di Leopardi sui versi di Petrarca :"Quante volte diss'io/allor pien di spavento:/Costei per fermo nacque in paradiso!"[1].
Ebbene questo miles già sceso sotto terra pensa agli inferi, ma l'effetto della bellezza è comunque quello di spaventare. In questo caso è pure paurosa la contraddizione tra una donna bella, quindi in ogni caso piena di vita benedetta dagli dèi, e la situazione luttuosa che la circonda. Il soldato dunque impiegherà le sue forze per eliminare il contrasto e recuperare quella bellezza al servizio della vita.
"Deinde ut et corpus iacentis conspexit et lacrimas consideravit faciemque unguibus sectam, ratus scilicet id quod erat, desiderium extincti non posse feminam pati, attulit in monumentum cenulam suam coepitque hortari lugentem ne perseveraret in dolore supervacuo ac nihil profuturo gemitu pectus diduceret: omnium eundem esse exitum (sed) et idem domicilium, et cetera quibus exulceratae mentes ad sanitatem revocantur" (111, 8), poi, come vide il corpo del morto lì steso e considerò le lacrime e la faccia straziata dalle unghiate, avendo compreso naturalmente di che si trattava, che la donna non poteva sopportare la mancanza del morto, portò nel sepolcro il suo pasto frugale e cominciò a esortare la piangente di non insistere in un dolore inutile e di non lacerare il petto in gemiti che non giovavano a nulla: la fine è la medesima per tutti e medesima la dimora, e altre parole con le quali si riportano alla salute le menti esulcerate.-desiderium: è il rimpianto di qualche cosa che manca, come il greco povqo" ; quel desiderio dell'assente che fece addirittura morire la madre di Odisseo, Anticlea la quale nell'Ade dice al figlio che il rimpianto[2] di lui le ha tolto la vita.
Il miles vuole evitare una fine del genere alla bella donna.-cenulam: il cibo è modesto, ma l'invito a mangiare nella specie umana è da sempre una proposta erotica, la più esplicita prima della richiesta diretta, se pure questa avviene.
Si ricordino gli uomini primitivi di Lucrezio che come pretium per le prestazioni sessuali davano a quelle femmine antiche:"glandes atque arbuta vel pira lecta [3]", ghiande, corbezzoli e pere scelte.
-omnium eundem esse exitum et idem domicilium: è argomento che ricorre nelle consolationes per la morte dei cari come quella di Seneca ad Marciam che aveva perduto un figlio giovane.
-exulceratae: torna la ferita, anzi la piaga (ulcus) amorosa la quale, se, come in questo caso, è stata provocata dalla morte dell'amato invece che dalla sua partenza volontaria, è , paradossalmente, meno immedicabile dell'altra.
"At illa ignota consolatione percussa laceravit vehementius pectus ruptosque crines super corpus iacentis imposuit" (111, 9), ma quella colpita dalla consolazione dello sconosciuto si lacerò più violentemente il petto e sparse le ciocche strappate sopra il corpo del morto.-ignota: l'ho intesa come ipallage. La crescita delle manifestazioni di dolore significano che la donna è stata colpita (percussa) nella sfera emotiva dal soldato che dunque ha buone ragioni per procedere.
"Non recessit tamen miles, sed eadem exhortatione temptavit dare mulierculae cibum, donec ancilla vini nectareo odore corrupta primum ipsa porrexit ad humanitatem invitantis victam manum, deinde refacta potione et cibo expugnare dominae pertinaciam coepit, et: " quid proderit" inquit"hoc tibi, si soluta inedia fueris, si te vivam sepelieris, si antequam fata poscant, indemnatum spiritum effuderis? (111, 10-11), non si ritirò tuttavia il soldato, ma con la medesima esortazione tentò di dare del cibo alla povera donna, finché la servetta, sedotta dal profumo di nettare del vino, in un primo momento stese la si mano, vinta, all'umanità dell'offerente, quindi, rifocillata dalla bevanda e dal cibo, cominciò a espugnare l'ostinazione della padrona, e "a che ti gioverà-disse-questo, se sarai stata distrutta dall'inedia, se ti sarai sepolta viva, se, prima che il destino lo richieda, avrai spirato l'anima innocente?
-recessit: il miles ha ingaggiato la pugna amorosa[4] e, da buon combattente, non può ritirarsi. Infatti il prototipo del soldato eroico Achille, cedere nescius [5], non si lascia bloccare dalla profezia di sventura del cavallo fatato Xanto, e gli risponde:"ouj lhvxw"[6], non cederò.
-humanitas: l'interessamento alle pene altrui, ossia l'humanitas dell'Heautontimorumenos [7] di Terenzio qui diventa una parte della strategia amorosa.
-vini : abbiamo anche il vino entra nella pugna amorosa come Veneris hortator et armiger [8], stimolatore e armigero di Venere.-expugnare: l'ancilla nella guerra amorosa è spesso alleata del seduttore.
Così, a marito vivo, fa la servetta della moglie seducendo poi sedotta nell'orazione di Lisia Per Eufileto: costei anzi viene spiata, e avvicinata, ancor prima della padrona, da Eratostene che le rivolgeva delle proposte quando andava al mercato (8). Al momento della confessione la qeravpaina rivela che, dopo il trasporto funebre della madre di Eufileto, il seduttore le si era avvicinato, poi che lei stessa alla fine aveva fatto l'ambasciata in seguito alla quale la sposa si era lasciata persuadere (20).
Una variante ironica di tale intrallazzo amoroso si trova in una poesia di Gozzano dove la camerista porta un messaggio d'amore all'amante della sua padrona e questo la ghermisce preferendola alla "Povera signora":"Allor che viene con novelle sue,/ghermir mi piace l'agile fantesca/che secretaria antica è fra noi due.//M'accende il riso della bocca fresca,/l'attesa vana, il motto arguto, l'ora,/e il profumo d'istoria boccaccesca…/Ella m'irride, si dibatte, implora,/invoca il nome della sua padrona:/"Ah! Che vergogna! Povera Signora!//Ah! Povera Signora…" E s'abbandona"[9].
-quid proderit: alla saggezza eschilea del tw'/ pavqei maqo" , attraverso la sofferenza la comprensione, qui si propone l'opposta, quella secondo la quale " la grande, la tremenda verità è questa: soffrire non serve a niente"[10].
"id cinerem aut manes credis sentire sepultos?vis tu reviviscere? vis discusso muliebri errore, quam diu licuerit, lucis commodis frui? ipsum te iacentis corpus admonere debet ut vivas" (111, 12), tu credi tu che di ciò si curino il cenere o i mani sepolti? Vuoi tu tornare alla vita? vuoi, dissipato lo smarrimento da femmina, godere delle gioie della luce il più a lungo possibile? lo stesso corpo del morto deve avvertirti di vivere.
id…sepultos: è un verso tratto dal quarto dell'Eneide ( Id cinerem aut manis credis curare sepultos? 34) uno di quelli con i quali Anna cerca di convincere la regina a liberarsi dagli scrupoli vedovili. Oltre ad avere una funzione parodica questa citazione afferma con realismo che la frase bella è un ottimo mezzo di seduzione, poiché la parola ornata aggiunge bellezza alla persona che la ricorda e la pronuncia.-manes: sono le anime dei morti, letteralmente "i buoni". Ma questa deniminazione, osserva G. De Sanctis, deve considerarsi eufemistica "perché con gli estinti, con qualunque nome si venerino, non si vuol mai stare troppo a contatto"[11].
lucis: "la luce è la più rallegrante delle cose: è divenuta simbolo di tutto ciò ch'è buono e salutare. In tutte le religioni indica la eterna salvezza, mentre l'oscurità indica dannazione"[12].
Pesaro 15 settembre 2023 ore 19, 43 giovanni ghiselli
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[1]Rime , CXXVI, 53-55
[2] Odissea, XI, 202.
[3] De rerum natura, V, 965.
[4] Si ricordi il militat omnis amans di Ovidio Amores, I, 9, 1.
[5]Orazio, Odi , I, 6, 5- 6:" gravem /Pelidae stomachum cedere nescii ", la funesta ira di Achille incapace di cedere. Una definizione dell'eroe della quale si ricorda Leopardi nel Bruto Minore :" Guerra mortale, eterna, o fato indegno,/teco il prode guerreggia,/ di cedere inesperto"(vv. 38-40).
[6] Iliade , XIX, 423.
[7] Alludo al celeberrimo verso "Homo sum: humani nihil a me alienum puto" ( 77), sono uomo e tutto ciò che è umano mi riguarda, detto dal vecchio Cremete al vecchio Menedemo che gli aveva chiesto perché si occupasse delle faccende altrui.
[8] Apuleio, L'asino d'oro, II, 11.
[9] Elogio degli amori ancillari , vv. 1-10.
[10] C. Pavese, Il mestiere di vivere, 25 novembre 1937.
[11] Storia Dei Romani, vol. I, p. 303.
[12]A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione , p. 274.
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