Il TG della notte ha dato notizia di un altro femminicidio. Quindi sono seguite tante chiacchiere che non hanno focalizzato il problema. Vero è quello che ha detto il direttore Massimo Giannini: il problema è culturale. Ma non ha detto tutto: questo problema cuturale è la mancanza di cultura umanistica: la vita umana per i più non vale niente.
Le stragi non sono solo quelle subite dalle donne da parte di uomini rifiutati. Le stragi di donne e uomini avvengono anche nelle strade trafficate. Ma queste passano per “incidenti” anche se la vittima è una ragazza di 28 anni stritolata e trascinata da un camion o un bambino che usciva dall’asilo.
Il film che ho visto ieri sul nuovo Prometeo, o Frankestein che dire si voglia, fa parte di questa svalutazione della vita umana. Più di una scena mostra stormi di corvi che festeggiano a squarciagola (cfr. ovantes gutture corvi di Vigilio Georgiche I, 423) non il ritorno del sole bensì uno scienziato che ha contribuito a progettare una bomba capace di uccidere 100 mila persone in pochi minuti e altre 100 mila in seguito.
Un criminale presentato come una vittima per il fatto che altri criminali suoi mandanti, complici e collaboratori non lo hanno gratificato sempre e comunque.
Il problema culturale dunque è questo: nella considerazione che ora è “di moda” prevale il pensiero che la vita umana non vale nulla. Una moda associata alla morte,
Io credo viceversa che l’uomo, se è uomo davvero, è un miracolo della natura e che debba essere un dio per l’uomo che sia a sua volta uomo davvero. Invece purtroppo prevale il Lupus est homo homini, non homo, (cfr. Plauto, Asinaria, 495) A questa sentenza contrappongo homo homini deus si suum officium sciat di Cecilio Stazio (fr. 265 Ribbeck).
Pesaro 5 settembre 2023 ore 0, 25 giovanni ghiselli
p. s
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