Il Satyricon il ribaltamento dei boni sanctique mores.
Argomenti
Non solo adulterio ma adulterazione totale. Un testo frammentario amato da Fellini. Romanzo o satira menippea. Bachtin e la letteratura carnevalizzata. La critica di Huysmans. La parte che ci è arrivata si apre con una discussione sulla scuola. Encolpio e il maestro di retorica Agamennone fanno un dibattito sulle cause della corruzione delle scuole di eloquenza. Encolpio muove accuse agli umbratici doctores , allo stile asiano e alla tecnica pittorica compendiaria. . La decadenza della scuola secondo Agamennone dipende dagli allievi e dai genitori che rifuggono dalla severa disciplina. Ricordo di Tito Manlio Torquato. La stessa carenza di serietà lamenta l'oratore Messalla del Dialogus de oratoribus di Tacito. L'eloquenza e la poesia necessitano pure di grande cultura. La visita al lupanare. Il realismo magico di Petronio. Tutto è ribaltato e va a rovescio:"acta retro cuncta ".
Il rovesciamento di un pater familias humanissimus in un omosessuale violento e frustrato;molto più avanti c'è il ribaltamento di un'intera città, Crotone, aliquando Italiae prima, ridotta come un campo appestato da un'epidemia.
Fellini e il Satyricon film.
Gitone e Lucrezia.
Il rito orgiastico. Il cinedo vecchio prefigura Aschenbach di T. Mann. Psiche, Quartilla e Pannichide. La cerimonia nuziale corrotta. Una scena di voyeurismo. L'assenza di turpiloquio anche nelle situazioni postribolari.
La cena di Trimalchione e, viceversa, il simposio della gente educata. Trimalchione e il suo puer vetulus. La pacchianeria dell'anfitrione. Il vino, la vita e la vanitas.
Fortunata. Un poco di astrologia. Uno scorpione imperiale: Tiberio. Trimalchione invece è "un cancro". La chiacchierata di Seleuco e altri liberti. La vanitas. La virtù delle mosche e il geniale cavallo di Ulrich, l’uomo senza qualità. Contro i medici: Seleuco e Proust. Contro le donne, milvinum genus. Filerote e il pastiche linguistico. I miseri quattrini. Ganimede se la prende con gli edili e i fornai. Ma la causa più vera della carestia è l'empietà. Le visioni contrapposte di Sofocle e Lucrezio. Trimalchione e il problema del latifondo. La cultura letteraria del padrone di casa. Parodie dell'Odissea. Il pene come carta d'identità. Nicerote racconta un adulterio condito di licantropia. Le streghe. Di nuovo il puer. La lite delegata ai cani Scylax (Cucciolo) e Margarita (Perla). Abinna, il lapidarius , sua moglie Scintilla e Fortunata.
I limiti del realismo antico secondo Auerbach.
Lo scherzo indecente. Il plurilinguismo della Cena . Daedalus , in Petronio, Lucrezio, Ovidio e l'artista di Thomas Mann. Il testamento di Trimalchione. Il latino volgare riduce l'uso del neutro anticipando l'italiano. Gli schiavi sono uomini. La presenza di Seneca, ribaltato ma non sempre. L'epigrafe funebre di Trimalchione. Il labirinto. La sconcia lite tra Fortunata e Trimalchione. La carriera di Trimalchione. Nietzsche confronta il Satyricon con il Nuovo Testamento. Un'attualizzazione del mondo di Petronio: l'elezione di Mister Italia 2001. Trimalchione si arricchisce con la mercatura poi investe nella terra. La roba. I latifondi. Il valore assoluto del denaro. La conclusione della Cena con la marcia funebre di Trimalchione che si finge morto e l'intervento dei pompieri. La scenata tra i fratres : Gitone offre la gola ai contendenti come Giocasta, nelle Phoenissae di Seneca, il ventre. Il par Thebanum e l'accumulo di paradigmi mitici. Ascilto e Gitone abbandonano Encolpio. Una denuncia della cultura pragmatica. L'amicizia vera e finta. Il mondo come palcoscenico e la vita come recita. Svetonio e Shakespeare. Il lamento vicino al mare dell'amante desolato . L'accumulo dei paradigmi letterari. La confessione dei crimini e la legge eschilea. L'invettiva contro gli amanti fuggitivi. I propositi di vendetta. Il modello eroico ridicolizzato. L'ira funesta di Encolpio viene smontata da un malandrino.
La pinacoteca. Zeusi Protogene e Apelle. L'arte imita la natura. Il brivido di Encolpio. Apelle e il Foscolo. Apelle e gli eroi fulminatòri. L'artista dipinge le anime. L' e[[[[[[[[[[[[[[[{[[[[[[[[[[[[[[[[[[[[[[[[[[[[kfrasi" . Iuppiter peccaturus . La guerra santa. Ecce autem Eumolpo, il poeta malvestito. Il mercante, il soldato, il parassita adulatore, il prostituto se la passano bene mentre l'eloquenza batte i denti. Eumolpo è un vecchio libertino incallito. Petronio e Huysmans, Petronio e Verga. Le cause della decadenza dell'arte rispetto ai tempi di Mirone e Lisippo . L'universale carestia letteraria nell'Anonimo Sul Sublime . Motivi del decadere della grande oratoria secondo Curiazio Materno potavoce di Tacito nel Dialogus de oratoribus . La Matrona di Efeso.
Satyricon prima parte.
Ora passiamo a un'altra opera, probabilmente dell'età di Nerone e di quel Petronio descritto da Tacito quale elegantiae arbiter[1], alla corte dell'imperatore. Può essere inserito tra i dandy dell'antichità. Tendo a considerare il Satyricon opera sua, soprattutto per la coincidenza tra la simplicitas non ordinaria che Tacito attribuisce allo stile di vita di questo maestro di buon gusto, e la nova simplicitas con la quale l'autore qualifica la sua opera [2]. Studiandone alcuni capitoli indicherò certi aspetti linguistici che confermano tale impressione d'insieme.
Questo testo frammentario e composito si potrebbe ascrivere al genere del romanzo, ma anche ad altri. Secondo Fellini lo stato frammentario in cui ci è giunta l'opera è la ragione principale del suo fascino:"Il Satyricon è un testo misterioso prima di tutto perché è frammentario. Ma il suo frammentarismo in un certo senso è emblematico. Emblematico del generale frammentarismo del mondo antico quale appare a noi oggi"[3].
Il regista di Rimini in un altro libro racconta:"Durante la convalescenza dalla pleurite allergica avevo riletto Petronio ed ero rimasto affascinato da un particolare che prima non avevo saputo notare: le parti mancanti, cioè il buio, fra un episodio e l'altro. Già a scuola, quando si studiavano i prepindarici, avevo cercato di riempire con l'immaginazione il vuoto fra i vari frammenti…quella faccenda dei frammenti mi affascinava davvero. Mi colpiva l'idea che la polvere dei secoli avesse conservato il battito di un cuore ormai spento. Mi fece pensare alle colonne, alle teste, agli occhi mancanti, ai nasi spezzati, a tutta la scenografia cimiteriale dell'Appia antica o in generale ai musei archeologici"[4].
Non considero Fellini il migliore dei registi possibili, però riconosco che il suo film Satyricon non ha travisato lo spirito dell’opera di Petronio.
Romanzo e cinema, si è già affermato, contribuiscono all'educazione:"E' nel romanzo, nel teatro, o nel film che si coglie che Homo sapiens è nello stesso tempo indissolubilmente Homo demens. E' nel romanzo, nel film, nel poema che l'esistenza manifesta la sua miseria e la sua tragica grandezza, con il rischio dello scacco, dell'errore, della follia. E' nella morte dei nostri eroi che facciamo le nostre prime esperienze della morte. E' dunque nella letteratura che l'insegnamento sulla condizione umana può prendere forma vivente e attiva per illuminare ciascuno sulla propria vita"[5]. Per quanto riguarda le situazioni estreme, anche estremamente scabrose, presenti in questo tipo di letteratura "carnevalizzata", autorizzo la mia scelta attraverso un altro pedagogista segnalato da Morin:"L'adolescente non ha bisogno di letteratura annacquata, cosiddetta per ragazzi; come ha affermato Yves Bonnefoy:"Questi giovani esseri attendono che dei grandi segni carichi di mistero e di gravità si levino di fronte a loro sanno bene che ben presto dovranno affrontare il mistero e la gravità della vita"[6].
Dopo il regista e i pedagogisti sentiamo un disciplinarista di primo livello:" La caratteristica formale più evidente del Satyricon è l'alternanza di brani in prosa e brani in poesia, il cosiddetto "prosimetro". Gli inserti metrici contrappuntano continuamente la narrazione prosastica e risultano perfettamente integrati nel racconto: continuano l'azione o la commentano, offrendo comunque elementi utili a esplicitarne il significato"[7]. Un poco come le parti corali delle tragedie, aggiungo.
Nella letteratura italiana il primo prosimetro è la Vita Nuova di Dante.
Un altro genere cui è stato detto appartenga il Satyricon è la satira menippea[8] che presenta il prosimetro e il travestimento derisorio di situazioni serie. In latino abbiamo frammenti delle Saturae Menippeae di Varrone e l'Apokolokyntosis [9] di Seneca, l'inzuccamento del divo Claudio, ossia la derisione continua dell'imperatore morto, presentato come brutto, scemo e crudele.
Interessanti sono alcune considerazioni di M. Bachtin su questo genere che il critico russo (1895-1975) considera parte della "letteratura carnevalizzata", quella cioè "le cui radici "affondano direttamente nel folclore carnevalesco"[10]. La principale azione carnevalesca è probabilmente la burlesca incoronazione e successiva scoronazione del re. Il carnevale è la festa del tempo che tutto distrugge e tutto rinnova.
Aggiungerei che l'itinerario incoronazione/scoronazione, oltre che burlesco può essere tragico. Si può pensare al film Ludwig di Visconti con la storia del "lunatico re"[11] di Baviera o ancor meglio all' Edipo re di Sofocle che si capovolge due volte: da bambino abbandonato e trovatello a re, da re a mostro deforme e mendicante:"Dalla mendicità essenziale scaturisce l'impeto ascensionale che porta al desiderio di incoronarsi. E in quel cammino inesorabile appare una barriera, un "tabu" del quale forse conserva una traccia il mito di Edipo re. Si tratta del primo superuomo, di colui che ingenuamente vuole incoronarsi. Edipo sapeva ogni cosa, tranne chi fosse. La tragedia ce lo mostra mentre chiede chi sia, cioè, di chi sia figlio. La tragedia sorge dal riconoscimento. Riconoscimento che è abbattimento"[12]. In questa prospettiva Edipo può essere accostato a Trimalchione, come del resto a qualsiasi altro social climber , oppure a certe donne di Tacito fanatiche del potere imperiale[13]:"Solo quando comanda, l'uomo si sente redento dalla sua sostanziale condizione di dover mendicare ciò di cui ha bisogno. Poiché, se l'uomo possedesse un essere, come le altre creature, non dovrebbe sentire quell'imperiosa necessità di apparire come colui che autorizza e concede. La regalità non nasce dal fatto che gli uomini hanno bisogno di essere comandati, ma dal fatto che l'uomo ha bisogno di comandare, trasformare la sua povertà originaria in potere; coprire la propria nudità, quella nudità che non può esibire rivestendola di splendore; e cingere la sua testa indifesa con una corona"[14].
"Niente altro che una satira menippea sviluppata fino ai limiti del romanzo è il Satyricon di Petronio…La satira menippea divenne uno dei principali portatori del sentimento carnevalesco nella letteratura fino ai nostri giorni…La particolarità più importante del genere della menippea è che la più audace e sfrenata fantasia è qui internamente motivata, giustificata, illuminata da un fine puramente filosofico-ideale: quello di creare situazioni eccezionali per provocare e sperimentare l'idea-parola filosofica, la verità…Sottolineiamo che la fantasia serve qui non per la incarnazione positiva della verità, ma per la sua ricerca, provocazione e, soprattutto per la sua sperimentazione . A questo fine i personaggi della satira menippea salgono in cielo, scendono agli inferi, visitano la luna, vagano attraverso paesi assolutamente fantastici, si trovano in situazioni di vita eccezionali"[15].
Per il nostro lavoro non ha troppa importanza definire il genere di appartenenza di questo lungo e splendido frammento, comunque possiamo dire che nel Satyricon compaiono, parodiati, diversi temi presenti nel romanzo greco. Molti di questi risalgono all' epos[16], in particolare alla madre di tutti romanzi, che è l'Odissea: per esempio la separazione degli amanti i quali poi si riuniscono. Nel romanzo ellenistico si tratta di due giovani di sesso diverso, mentre qui, nel travestimento derisorio del poema omerico fatta da Petronio, c'è un "triangolo" omosessuale; nell'Odissea c'è l'ira divina che perseguita il protagonista; ebbene la collera del nume nella parodia di Petronio diventa la gravis ira Priapi (139), ossia del dio dell'erezione, un dio grande, forse il più grande dell'opera, il quale provoca l'impotenza del personaggio principale, Encolpio. Questo è un nome parlante, si dice, anche troppo, poiché viene spiegato in diversi modi: jEnkovlpio" è colui che sta in seno (kovlpo"), l'insinuante, o, al contrario, l'infantilmente ingenuo. "Il narratore Encolpio è quello che si definisce oggi un "antieroe": abbastanza giovane, ben educato, codardo, e amorale. Conformemente alle teorie dominanti (e forse alla pratica) della Roma imperiale, è sessualmente ambivalente, un fattore intorno al quale ruota molta parte della trama. Nella storia ha una parte quanto gli altri personaggi, e non è il narratore onniscente e disinteressato familiare al lettore moderno di romanzieri come Conrad"[17].
Altra componente riconoscibile in questa "miscela originalissima di forme letterarie"[18] è la fabula milesia, ossia la novella licenziosa introdotta nelle lettere latine in età sillana da Cornelio Sisenna che tradusse i Milhsiakavvv di Aristide di Mileto (II sec. a. C.). Abbiamo già menzionato la storia della "Matrona di Efeso" (111-112) di cui ci occuperemo più avanti. Il Satyricon dunque va letto in relazione ai suoi modelli greci che sono diversi, non escluso quello sublime della tragedia; rispetto a questi però le situazioni originarie vengono ridicolizzate, o addirittura rovesciate attraverso l'azione degli antieroi che si agitano nel paese guasto dell'età neroniana. Il protagonista di A Rebours di Huysmans, l'esteta Des Esseintes, disgustato del mondo, trova in Petronio uno dei vertici della letteratura latina che del resto viene in grandissima parte stroncata e rifiutata da Des Esseintes. Riferisco alcuni giudizi poiché riguardano autori che abbiamo studiato e sono anche fortemente contrastivi con quelli sentiti o dati. Quindi lo studente potrà dare il suo giudizio, facendosi kritikov" .
"Virgilio…gli appariva non solo uno dei più esosi pedanti, ma anche uno dei più sinistri rompiscatole che l'antichità abbia mai prodotto. I suoi pastori, usciti pur mo' dal bagno e azzimati di tutto punto, che si scaricano a vicenda sul capo filastrocche di versi sentenziosi e gelati; il suo Orfeo ch'egli paragona a un usignolo in lacrime; il suo Aristeo che piagnucola per delle api; il suo Enea, questo personaggio indeciso e ondeggiante che si muove come un'ombra cinese, con mosse da marionetta".
Virgilio avrebbe per giunta compiuto "impudenti plagi di cui fan le spese Omero, Teocrito, Ennio, Lucrezio"; la metrica sarebbe stata "tolta in prestito alla perfezionata officina di Catullo". In conclusione:"quella miseria dell'epiteto omerico che torna ogni momento e non dice nulla, non evoca nulla; tutto quell'indigente vocabolario sordo e piatto, lo mettevano alla tortura.
Ovidio non è trattato meglio: le sue "cacate" esercitavano sullo schifiltoso anacoreta un fascino "dei più modesti e sordi".
"Una sconfinata avversione provava per le grazie elefantesche di Orazio, per il balbettio di questo insopportabile centochili che fa lo smorfioso con lazzi di vecchio saltimbanco infarinato".
Cicerone, "il Cece" lo annoiava per "la greve compattezza del suo stile carnoso, ben nutrito ma degenerato in grasso, privo d'osso e di midolla…né molto più di Cicerone lo entusiasmava Cesare, famoso pel suo laconismo; perché l'eccesso contrario diventava in questo aridità da caporalmaggiore, secchezza da appunto, stitichezza incredibile e sconveniente". Sallustio, pur sopravvalutato dai "falsi letterati" era "meno sbiadito degli altri; Tito Livio, patetico e pomposo; Seneca, turgido e scialbo; Svetonio, linfatico ed embrionale".
Si salva Tacito:"il più nerboruto nella sua voluta concisione, il più aspro, il più muscoloso di tutti costoro".
Lucano in parte se la cava ma "L'autore che amava davvero, che gli faceva bandire per sempre dalle sue letture le roboanti tirate di Lucano, era Petronio. Ecco finalmente un acuto osservatore, un fine analista, un pittore meraviglioso…Questo romanzo verista, questa fetta di vita romana tagliata nel vivo, che non si preoccupa, checché si dica, né di riformare né di satireggiare i costumi; che fa a meno d'una conclusione e d'una morale; questa storia senza intreccio, dove non succede nulla, che mette in scena le avventure della selvaggina di Sodoma che analizza con imperturbabile acutezza gioie e dolori di codesti amori e di codeste coppie; che senza che l'autore faccia mai capolino, senza che si lasci andare a un solo commento, senza che approvi o maledica gli atti o i pensieri dei suoi personaggi, dipinge in una lingua da orafo i vizi d'una civiltà decrepita, d'un impero che si va sfasciando-conquideva Des Essaintes, il quale nella raffinatezza dello stile, nell'acutezza dell'osservazione, nel fermo piglio con cui la narrazione veniva condotta, intravvedeva singolari parentele, curiose analogie con i pochi romanzi del tempo suo che non gli dispiacevano"[19].
Pesaro 6 settembre 2023 ore 11, 02 giovanni ghiselli
p. s.
Sto rivedendo questa parte del percorso amoroso che intendo presentare durante il corso che terrò alla Primo Levi dal 3 ottobre al 21 novembre 2023.
Se qualcuno degli iscritti vuole chiarimenti o ampliamenti, mi scriva: ghiselli.giovanni@gmail.com
Non usate invece messenger che il mio computer non legge
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[1] Annales , XVI, 18.
[2] "novae simplicitatis opus " (132).
[3] F. Fellini, Fare un film, p. 101.
[4] F. Fellini, Intervista sul cinema, p. 136.
[5] E. Morin, op. cit., p. 48.
[6] E. Morin, op. cit., p. 48.
[7] G. B. Conte, Scriptorium Classicum 6, p. 9.
[8] Denominazione dovuta al filosofo cinico Menippo di Gadara, del III secolo a. C.
[9] Del 54 d. C., l'anno della morte dell'imperatore Claudio.
[10] M. Bachtin, Dostoevskij, p. 147.
[11]To whose hands have you sent the lunatic King? Speak ( Shakespeare, Re Lear , III, 7) in mano a chi avete messo il re matto? Parlate.
[12] M. Zambrano, L'uomo e il divino, p. 142.
[13] In particolare Agrippina, la madre di Nerone. La incontreremo più avanti in tutta la sua terribilità, nel suo essere atrox .
[14] M. Zambrano, op. cit., p. 143.
[15] M. Bachtin, Dostoevskij, p. 149.
[16] Direi, contro altri interpreti fautori di una datazione più bassa, che tali temi discendono direttamente al Satyricon dall'epos in quanto i romanzi greci a noi pervenuti sono successivi all'età di Petronio e Nerone.
[17] J. P. Sullivan, Il "Satyricon" di Petronio , p. 26.
[18] G. B. Conte, Scriptorium Classicum 6, p. 9
[19] J.K. Huysmans, Controcorrente, p. 43 e sgg.
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