Noi italiani ci comportiamo come due gruppi reciprocamente stranieri davanti a una espressione della nostra lingua.
Mandare le armi agli Ucraini secondo me e altri significa prolungare e incrudelire la guerra.
Secondo molti altri invece vuole dire aiutare degli oppressi a liberarsi.
Magari entrambi i significati sono compresi in questa frase, ma per ciascuno dei due gruppi uno dei due è di gran lunga preponderante.
C’ è quindi una polemica tra noi, per fortuna solo di parole.
Questa diversa interpretazione, questi pesi diversi registrati da bilance diverse, sottolinea l’impermeabilità degli spiriti e induce, o dovrebbe indurre, a una visione problematica della guerra.
Ma i dogmatismi di tipo teologico tendono a confondere i verba con il verbum e ne nascono intolleranze con partigianerie confessionali che già Erodoto sconfessava.
Bologna 30 marzo 2022 ore 17, 08
giovanni ghiselli
p. s.
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