mercoledì 30 marzo 2022

L’impossibilità dei potenti di mettersi nei panni dei poveri


 

L’estraneità del potere tronfio e pomposo dai bisogni della povera gente.

I potenti dovrebbero mettersi almeno qualche volta nei panni dei poveri. Risponderebbero irrisoriamente che non possono farlo perché i poveri sono nudi

 

In questi gioni gli speculatori sui disastri della guerra fanno miliardi di superprofitti e il governo italiano non interviene.

 

 Il lunatic king [1] di Shakespeare impara ad ascoltare e a vedere attraverso le proprie sofferenze.

 Lear nel dolore  scopre i poveri e diviene capace di carità: “Poor naked wretches  (…) O, I have ta’en/ too litle care of this! take physic, pomp;/ expose yourself to feel what wretches feel,/ that thou may’st shake the superflux to them”, poveri nudi disgraziati (…) Oh, io mi sono preso troppa poca cura di voi! pompa regale prendi la  medicina, rimani allo scoperto e senti quello che sentono i poveri, perché tu possa scuoterti di dosso il superfluo e darlo loro ( Re Lear, III, 4, 28-36).

 

 

“ Si diventa morali appena si è infelici (…) I castighi si crede di evitarli, perché stiamo attenti alle carrozze quando si attraversa la strada, perché evitiamo i pericoli. Ma ve ne sono di interni. L’incidente viene dalla parte cui non si pensava, dal di dentro, dal cuore”[2].

 

Aggiungo  Musil: “" sostengo che non vi è profonda felicità senza morale profonda"[3].

 

 Bologna 30 marzo 2022 ore 9, 52

giovanni ghiselli

p. s.

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[1] Il re matto (Re Lear, III, 7)

[2] M. Proust, All’ombra delle fanciulle in fiore, p. 219.

[3]R. Musil, L'uomo senza qualità , p. 846.

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