L’estraneità del potere tronfio e pomposo dai bisogni della povera gente.
I potenti dovrebbero mettersi almeno qualche volta nei panni dei poveri. Risponderebbero irrisoriamente che non possono farlo perché i poveri sono nudi
In questi gioni gli speculatori sui disastri della guerra fanno miliardi di superprofitti e il governo italiano non interviene.
Il lunatic king [1] di Shakespeare impara ad ascoltare e a vedere attraverso le proprie sofferenze.
Lear nel dolore scopre i poveri e diviene capace di carità: “Poor naked wretches (…) O, I have ta’en/ too litle care of this! take physic, pomp;/ expose yourself to feel what wretches feel,/ that thou may’st shake the superflux to them”, poveri nudi disgraziati (…) Oh, io mi sono preso troppa poca cura di voi! pompa regale prendi la medicina, rimani allo scoperto e senti quello che sentono i poveri, perché tu possa scuoterti di dosso il superfluo e darlo loro ( Re Lear, III, 4, 28-36).
“ Si diventa morali appena si è infelici (…) I castighi si crede di evitarli, perché stiamo attenti alle carrozze quando si attraversa la strada, perché evitiamo i pericoli. Ma ve ne sono di interni. L’incidente viene dalla parte cui non si pensava, dal di dentro, dal cuore”[2].
Aggiungo Musil: “" sostengo che non vi è profonda felicità senza morale profonda"[3].
Bologna 30 marzo 2022 ore 9, 52
giovanni ghiselli
p. s.
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