mercoledì 23 marzo 2022

Kaisa 10 Chi è per strada, chi è per strada? Chi?

La lettera del marito, utile per incartare le noccioline o, forse, gli sgombri

 

Il giorno dopo, terminate le lezioni di lingua ungherese, la incontrai nel secondo collegio dove, come ogni anno, alloggiavo.

 Quando arrivai in fondo alle scale, la vidi nell’atrio solitamente frequentato a mezzo il giorno da gente che andava e veniva parlando (1), di lingua o di letteratura ungherese, oppure si fermava in attesa del pranzo auspicando un incontro, oppure sperava di trovare una lettera, come avrei fatto io nel 1979 ogni santo giorno, invano. Ifigenia mi aveva promesso un espresso che mai mi mandò. Ma questa è storia di sette anni più tardi e dovrò raccontarla in futuro. Se Dio vorrà.

 

Kaisa dunque aveva in mano una busta piena di fogli: li stava leggendo. Doveva essere la prima lettura. La posta infatti non la portavano nel collegio dei Finnici alloggiati con gli Estoni sovietici nel collegio numero uno, ma la lasciavano tutta lì, nell’atrio del nostro, in una cassetta di legno aperta davanti, formata da tanti scompartimenti, uno per nazione, ciascuno con l’ etichetta.

Mentre la ragazza sposata leggeva, io attendevo con impazienza che non davo a vedere, ma temevo che quella lunga lettera, probabilmente del marito, forse nemmeno uno scimunito, data la moglie bella fine e colta che aveva trovato, la riconducesse al loro connubio mandando in malora il mio piano condotto con tanta abnegazione.

tiv" ojdw'/, tiv" ojdw'/ ; tiv" ; ([1])” pensai, pieno di spavento.

Quindi mi dissi.“Ieri sera hai vinto,  ma oggi devi lottare ancora perché la fortuna a doppio taglio non ti recida e sottragga il successo finale”. Aspettavo con un’impazienza dissimulata con sforzo.

Intanto però temevo di morire affogato in quell’ondeggiare dei flutti della sventura che potevano cancellare la strada costruita e percorsa con tanto metodico impegno.

Quando Kaisa alzò gli occhi colore di viola e mi guardò, le domandai a bruciapelo: “Ciao, novità?”.

Intendevo tra noi. L’amata piegò i fogli adagio adagio, li ripose nella busta che poi mise dentro la borsa portata a tracolla, quindi finalmente rispose : “No, potrei incartarci le noccioline o forse gli sgombri (3 )”.

Pensai: “Meno male, è carta che finirà nel cestino o nel cesso.

 Molto presto, oggi o tutt’al più domani , verrà fatto da noi il massimo concesso a un uomo e una donna durante questa precipitosa vita mortale prima di cadere nel burrone scosceso del nulla”.

Quindi le dissi: “Mi fa molto piacere trovarti qui. Stavo venendo a cercarti”.

“Anche io” fece lei, e andammo a bere l’aperitivo, un quartino di sangue di toro, al “Palma”, un Eszpresszó contiguo alla piscina.

 L’acqua battesimale  ci bagnava già i piedi. Ci apprestavamo a versarcela sulle teste per la consacrazione che ci avrebbe rigenerati e resi cultori di Eros. Eravamo assai contenti di quel sicuro avvenire che avevamo in mente e nel cuore, non c’è bisogno di dirlo. Ma la contentezza è un dono di Dio e ricordarla fa bene, fa solo bene. Anche a te che mi leggi, credo, e intanto ti vengono in mente i successi raggiunti e le gioie da te stesso provate in questa vita mortale. Né io né Kaisa siamo sempre vissuti tra la noia e la paura della morte. Nemmeno voi, se mi leggete.

 Perciò facciamo tesoro dei sentimenti cari e soavi provati e vissuti5.

Baci

gianni

 

 

Note

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 (1) Cfr. T. S. Eliot: “In the room the women come and go-Talking of Michelangelo(The love song of J. Alfred Prufrock, vv. 13-14)

(2) Euripide, Baccanti, parodo, 68. Chi è per strada, chi è per strada? Chi?.

 In questa triste circostanza di invasione virale, ce lo chiediamo ogni volta che incrociamo un nostro simile spaventato, come siamo tutti.

(3) Cfr. Catullo 95, 8-9: at Volusi Annales Paduam morientur ad ipsam-et laxas scombris saepe dabunt tunicas”, ma gli Annali di Volusio, moriranno proprio lì nel Padovano e daranno spesso voluminosi cartocci per gli sgombri. 

(4) Il primo verso del carme 36, un endecasillabo faleceo, qualifica coì gli Annali di Volusio: “ Annales, Volusi, cacata carta”

5 Cito di nuovo alcune preziose parole di Ugo Foscolo i cui scritti sanno non solo di letture e di cultura ma anche di un’esistenza vissuta amando la grande bellezza della vita a partire da quella delle donne. Così spero delle parole mie: “Facciamo tesoro di sentimenti cari e soavi i quali ci ridestino per tutti gli anni, che ancora forse tristi e perseguitati ci avanzano, la memoria che non siamo sempre vissuti nel dolore” Ultime lettere di Jacopo Ortis, 26 ottobre 1797

Bologna 23 marzo 2022 ore 19, 51

giovanni ghiselli

p. s.

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