giovedì 15 dicembre 2022

1971. La storia di Elena. 1. L’incontro alla “festa della conoscenza” nell’Università di Debrecen

Partii da Pesaro il 18 luglio del 1971, oramai ventisettenne. Feci il viaggio con Claudio parmense nella nera Volkswagen decappotabile, a tetto scoperto di giorno. Ero contento, tutto contento come un bambino: senza sapere perché. Se avessi previsto che il compagno di università, di strada e di qualche bagordo,
 avrebbe perduto il lavoro e sarebbe finito in galera accusato di infamie su infamie, e se avessi immaginato che  nella città universitaria dell’Ungheria orientale stava arrivando da lontano, e proprio incontro a me, sospinta dal fato, la donna bella e fine che cercavo da anni, non sarei stato allegro e spensierato, ma dispiaciuto per Claudio, e felice, pieno di felicità per il dono di Helena, la meravigliosa creatura di Yväskylä, la cittadina universitaria della Finlandia centrale.
 A Debrecen dunque, il 20 luglio del ’71, incontrai la terza finnica del mazzo, la prima davvero importante, molto influente sul seguito della mia vita. Mi piacque subito per l’aspetto, nello stesso tempo florido e nobile; poi la ascoltai parlare, ne osservai lo stile, ne apprezzai il valore raro, e me ne innamorai; quindi mi feci conoscere come persona e riuscii a piacerle; infine, come Dio volle, Dio buono, facemmo l’amore.

La vidi nel grande cortile dell’Università la sera della “Festa della conoscenza”: apparve vestita di colore bianchissimo, bianca la pelle, ma neri i capelli e neri gli occhi dal taglio obliquo. Scintillavano di energia spirituale,  non erano solo due brillanti scaglie di mica[1].
Helena non era solo materia, come mi farà notare lei stessa alla fine di questa storia. La più importante della mia vita.
Era bella, fine, sicura di sé.
Aveva una femminilità di razza. Di pura razza umana.
Avevo riconosciuto in lei la forma che mi era piaciuta  per prima: quella delle donne mie consanguinee: la mamma subito, poi le zie, la sorella, la nonna delle fotografie. E in fondo, alla  fine dei conti, narcisisticamente, anche la mia forma migliore, quella che cercavo di assumere.
La finnica aveva un’aria intelligente e matura: parlava con calma e decoro. Senza fretta, senza arie né smancerie, senza posare a ritrosa pudibonda né a Messalina dissoluta.
 Niente commedie né tragedie insomma, le scene cui erano parecchio inclini molte ragazze e donne italiane. Helena era naturale come i fiori non coltivati, i  gigli dei campi, e come le stelle del cielo che non hanno bisogno di orpelli, cosmetici, lifting cui ricorrono i brutti, i bugiardi, gli insicuri di sé.

Le persone che hanno scelto la propria natura, che hanno riconosciuto e approvato il  proprio destino-carattere, non fanno scene.
Di questi ci si può fidare.
 Appariva, ed era l’antitesi delle mime volgari  che offendono il buon gusto e il contrario degli snob:  i maleducati che trasudano ridicola affettazione. Vogliono fare colpo sugli altri cercando di apparire diversi, più importanti di quello che sono.
Dalla sua persona uscivano, con naturalezza, strali di grazia nobile e antica.
Aristocratica era lei in quanto naturale: niente è nobile quanto la natura che   è più aristocratica di qualsiasi società feudale basata sulle caste.
Non aveva niente di servile né di artificiale.
Come l’ebbi notata,  e fui sicuro che mi piaceva quanto nessun’altra delle numerose femmine umane raccolte in quel luogo, mi avvicinai e mi presentai.
Continua
Se vi piace anche questa storia continuerò a rivederla e pubblicarla. Fatemi sapere.
 
 
Bologna 15 dicembre 2022.  ore 20, 03
Giovanni ghiselli

p. s
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[1] Cfr. Proust, All'ombra delle fanciulle in fiore, p. 397.:"Se pensassimo che gli occhi di una ragazza come quella non sono che una brillante rotella di mica, non saremmo così avidi di conoscere e di unire a noi la sua vita. Ma sentiamo che quel che riluce in quel disco pieno di riflessi non è dovuto unicamente alla sua composizione materiale; che sono, ignote a noi, le nere ombre delle idee che quell'essere si fa a proposito delle persone e dei luoghi che conosce… le ombre, anche, della casa in cui rientrerà, i progetti ch'essa fa o altri han fatti per lei; e soprattutto che è lei, con i suoi desideri, le sue simpatie, le sue repulsioni, la sua oscura e incessante volontà".

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