“Puoi toglierti tutto - dissi - dato che sei coperta dalla bellezza e dalla virtù dell’amore”.
Se non altro, e non è poco, ci piacevamo a vicenda.
Alla fine di quella giornata avevamo smesso di rimuginare e discutere: alla dialettica era subentrata la vita come con Elena un anno prima, la mattina all’alba nell’orto botanico dopo una serata difficile. Lo ricorderai di sicuro, lettore!
La cattiva coscienza dell’adulterio però, aveva fatto supporre a Kaisa un tradimento inesistente, e aveva turbato uno dei pochi giorni concessi dal fato al tempo precipitoso del nostro amore scosceso.
Di lì a pochi giorni infatti la giovane donna partì e non l’ho vista mai più.
Andai a cercarla nel settembre del 1974, due anni e due mesi più tardi, nell’Università dove lavorava. Si fece negare, poi mi scrisse che non aveva potuto fare diversamente siccome era già abbastanza chiacchierata dalle linguacce.
In tal modo finisce questa storia d’amore, se può chiamarsi così. Sì, certo, io la chiamo storia d’amore e non tra le meno belle di mia vita mortale, anzi.
Passammo l’ultima settimana a Budapest. Una notte, facendo l’amore con gioia frenetica, un preservativo si ruppe ma l’amante amata non rimase incinta che io sappia. Penso di no. La prossima storia mi farà capire che mettere al mondo un figlio non era destino per me. Eppure, ancora oggi, quando vedo un padre che abbraccia una figlia, mi vengono le lacrime agli occhi.
Una figlia è il mio grande rimpianto1. Il resto del bello e del buono che può offrire la vita l’ho avuto.
Passerò presto al terzo dramma della trilogia finlandese.
Bologna 28 dicembre 2022 ore 11, 57
giovanni ghiselli
p. s.
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Fatto sta che né io né Nietzsche abbiamo meritato una figlia nata dall’unione carnale con una donna. Però abbiamo avuto tanti figlioli spirituali: Nietzsche milioni, io molti di meno, tuttavia non pochi
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