“Mercè la follia i più grandi beni sono venuti alla Grecia”, diceva Platone con tutta l’antica umanità. Facciamo ancora un passo avanti: a tutti quegli uomini superiori che erano irresistibilmente attratti ad infrangere il giogo di una qualche eticità e a dare nuove leggi non restò niente altro, se essi non erano realmente folli, che diventare pazzi o farsi passare per tali; e ciò vale in verità per i novatori in tutti i campi, non soltanto per chi innovava nelle istituzioni sacerdotali e politiche”[1].
Platone nel Fedro sostiene che agli uomini i beni più grandi derivano da una mania data dagli dèi (244a): infatti la profetessa di Delfi, quella di Dodona e la Sibilla procurano benefici agli uomini quando si trovano in stato di mania, mentre quando sono senno non ne procurano alcuno. Gli antichi che hanno coniato i nomi, hanno chiamato manikhv la più bella delle arti che prevede il futuro[2]. Sono stati i moderni, ajpeirokavlw~, con ignoranza del bello, che mettendoci dentro una tau, mantikh;n ejkavlesan (244c), e l’hanno chiamata mantica. Quindi Platone aggiunge che gli antichi ritenevano mania proveniente da dio è più bella della assennatezza attribuita dagli uomini (244d)
Più avanti (Fedro 265) Socrate prima distingue due tipi di mania: una che deriva da malattie umane (th;n me;n uJpo; noshmavtwn ajnqrwpivnwn) e un’altra appunto da una divina alterazione delle consuetudini comuni (uJpo; qeiva~ ejxallagh`~ tw`n eijwqovtwn nomivmwn ).
Quindi (265 b) elenca quattro tipi di mania divina: quella mantica mantikhvn, attribuita ad Apollo, la iniziatica che appunto inizia ai misteri- telestikhvn- la apollinea e la dionisiaca con altre parole, poi la poetica poihtikhvn attribuita alle Muse e la quarta ejrwtikhvn, quella di Afrodite e di Eros che è la migliore ajrivsthn.
“E’ appunto una follia di questo genere, la “follia iniziatica”, che costituisce la trama delle Baccanti di Euripide: essa si può definire come una forma di esaltazione collettiva,ottenuta attraverso un rituale estatico e posta sotto il patrocinio di una divinità.”[3].
Ma torniamo a Nietzsche. alla sua Aurora e commentiamo la follia simulata da quelli che se non erano davvero folli si facevano passare per tali
Il finto pazzo, Bruto o Amleto è l’ossimoro vivente: si finge pazzo per attuare un suo piano, con una follia che ha del metodo.
Tra i simulatori di follia, Nietzsche ricorda Solone: “allorché pungolava gli Ateniesi alla conquista di Salamina”[4].
Solone uscì invece in pubblico "deformis habitu more vecordium" tutto malvestito alla maniera dei pazzi[5]
Del resto Solone può fare parte dei “veri filosofi che sono dominatori e legislatori (…) Il loro “conoscere” equivale a creare, il loro atto creativo è una legislazione ”. I vari Kant e Hegel sono “operai della filosofia” i quali “ hanno il compito di accertare e ridurre in formule una vasta gamma di valutazioni- cioè di antiche determinazioni di valori, creazioni di valori che sono diventate dominanti e che per un certo periodo hanno avuto il nome di “verità” sia nel campo della logica, sia in quello della politica (morale) e dell’arte”[6]. Alcuni “grandi filosofi” insomma sono soltanto dei funzionari “cui spetta il compito di abbreviare tutto ciò che è lungo, perfino il “tempo” e di soggiogare tutto il passato”.
Personalmente considero gli insegnanti che non educano quali impiegati funzionari della scuola, posto che almeno informino, e ritengo che siano funzionario della specie quanti si sposano poi fanno sesso senza amore, solo per riprodursi.
Bologna 27 dicembre 2022 ore 17, 40 giovanni ghiselli
p. s.
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