Una civiltà di uomini.
“Una civiltà di uomini. La civiltà greca del periodo classico è una civiltà di uomini. Per ciò che concerne le donne, Pericle nel discorso funebre dice tutto con le parole: esse sono le migliori quando tra gli uomini si parla tra loro il meno possibile”[1].
Vediamo intanto le parole che Tucidide ricostruisce, o ha sentito, dal lovgo~ ejpitavfio~ di Pericle.
"Se poi devo menzionare qualche cosa della virtù delle donne, quante ora si troveranno a essere vedove, indicherò tutto con una breve esortazione: non essere inferiori alla vostra caratteristica natura sarà per voi un gran vanto, e sarà buona la reputazione di quella la cui rinomanza in lode o biasimo sia minima tra gli uomini" (II, 45, 2).
La buona moglie sottomessa e silenziosa.
Secondo Senofonte[2] la sposa deve occuparsi dei lavori interni alla casa, mentre il marito seguirà quelli esterni. Infatti per la donna è più bello restare dentro casa che vivere fuori (" Th'/ me;n ga;r gunaiki; kavllion e[ndon mevnein h]] quraulei'n", Economico , VII, 30); per l'uomo al contrario è più vergognoso rimanere in casa che impegnarsi nelle cose esterne.
"Del destino normalmente riservato alla donna ateniese Senofonte dà nell'Economico un'icastica rappresentazione[3]…lo stesso ritratto della moglie, posta a capo della dispensa e dei servi e con il diretto controllo sulle entrate e sulle uscite, più volte interpretato come fedele resoconto della condizione della donna ateniese, sembra risentire dei costumi persiani"[4].
“I Greci, i migliori discepoli eredi dell’Asia. Che, come tutti sanno, dai tempi di Omero fino a quelli di Pericle di pari passo col progredire della cultura e con l’incremento della loro forza, hanno saputo anche accentuare il rigore verso la donna, divenendo, in sostanza, più orientali”[5].. Questo vale per gli Ateniesi, non per gli Spartani.
Si può pensare per contrasto ai costumi degli Egiziani quali vengono descritti da Erodoto. Lo storiografo che ama raccontare e rilevare le diversità degli usi dei vari popoli non senza un’attenzione benevola[6] nota che questo popolo, conformemente al clima diverso e al fiume differente dagli altri, ha costumi e leggi contrari a quelli degli altri uomini:" ejn toi'si aiJ me;n gunai'ke" ajgoravzousi kai; kaphleuvsi, oiJ de; a[ndre" kat& oi[kou" ejovnte" uJfaivnousi" (II, 35, 2), presso di loro le donne vanno al mercato e trafficano, gli uomini invece tessono stando in casa.
Di questo passo erodoteo si ricorda Sofocle nell'Edipo a Colono senza però considerare equivalenti o dipendenti dal clima costumi tanto diversi: infatti il vecchio cieco incestuoso e parricida biasima i figli maschi poiché hanno costumi simili agli Egiziani (v. 337): Eteocle e Polinice infatti " kat j oi\kon oijkorou'sin w{ste parqevnoi" (v. 343) restano in casa come fanciulle mentre le due figlie, Antigone e Ismene ovviamente, si sobbarcano i gravi affanni del padre.
Non diversi peraltro sono i gusti del triestino Zeno:"Ora non avrei avuto che un desiderio: correre dalla mia vera moglie, solo per vederla intenta al suo lavoro di formica assidua, mentre metteva in salvo le nostre cose in un'atmosfera di canfora e di naftalina"[7].
Comunque al modello di moglie chiusa in casa, sia essa la donna ideale ateniese o persiana o di Ilio, assomiglia la sfortunata Andromaca delle Troiane (del 415) di Euripide:" Io che mirai alla buona fama (ejgw; de; toxeuvsasa[8] th'" eujdoxiva", v.643) /dopo averla ottenuta in larga misura, fallivo il successo (th'" tuvch" hJmavrtanon [9], v. 644 )./Infatti quelle che sono le qualità conosciute di una sposa saggia/io le mettevo in pratica nella casa di Ettore./Là dunque per prima cosa- che vi sia o non vi sia/motivo di biasimo per le donne (yovgo" gunaixivn, v. 648)- la cosa in sé attira/cattiva fama se una donna non rimane in casa[10],/io, messo via il desiderio di questo, rimanevo in casa (" e[mimnon ejn dovmoi"", v. 650);/e dentro casa non facevo entrare scaltre chiacchiere di donne/, ma avendo come maestro il mio senno (to;n de; nou'n didavskalon, v. 652)/ buono per natura, bastavo a me stessa./E allo sposo offrivo silenzio di lingua[11] e volto/ calmo ("glwvssh" te sigh;n o[mma q j h{sucon povsei-parei'con", vv. 654-655); e sapevo in che cosa dovevo vincere lo sposo,/e in che cosa bisognava che lasciassi a lui la vittoria" (vv. 643-656).
Ancora più radicale è l'Elettra di Euripide quando dice:" gunai'ka ga;r crh; pavnta sugcwrei'n povsei-h{ti" frenhvrh": h\|\\\/ de; mh; dokei' tavde,-oujd j eij" ajriqmo;n tw'n ejmw'n h{kei lovgwn" Elettra, v. 1052), in effetti è necessario che ceda in tutto al marito la donna che ha senno; quella cui questo non sembra giusto non la tengo in nessuna considerazione.
La donna dunque fa male a parlare anche con altre donne dentro casa dove la virtuosa Andromaca non introduceva komya; qhleiw'n e[ph ( Troiane, v. 651), scaltre chiacchiere di donne.
Sentiamo Nietzsche: “Noi uomini desideriamo che la donna finisca di compromettersi con il suo dar lumi: così come si deve a previdenza e a delicatezza dell’uomo verso la donna il decreto della Chiesa: mulier taceat in ecclesia! Fu a tutto vantaggio della donna il fatto che Napoleone abbia fatto capire alla troppo loquace Madame de Staël mulier taceat in politicis-e io ritengo sia un vero amico delle donne colui che oggi consiglia loro: mulier taceat de muliere! ”[12].
Paolo I Ai Corinzi : “Mulieres in ecclesiis taceant, non enim permittitur eis loqui, sed subditae sint, sicut et lex dicit. Si quid autem volunt discere, domi viros suos nterrogent; turpe est enim mulieri loqui in ecclesia” ajscro;n ga;r ejstin gunaiki; lalei`n ejn ejkklhsiva/ (14, 34-35)
Paolo del resto viene definito da Nietzsche “il genio nell’odio”. A Paolo e all’immaculata conceptio che insozza la nascita dell’uomo, Nietzsche contrappone il codice di Manu, il più antico legislatore indiano (XII sec. A. C.): “ E si può essere cristiani fintantoché la nascita dell’uomo è cristianizzata, vale a dire sporcata con l’idea della immaculata concepito ? Non conosco un libro in cui vengono dette sulle donne tante cose tenere e miti come nel codice di Manu: “” esiste nulla di più puro della luce del sole, dell’ombra di una vacca, dell’aria, dell’acqua, del fuoco e del respiro di una fanciulla”. Ultimo passo che è forse anche una santa menzogna: “Tutte le aperture del corpo al di sopra dell’ombelico sono pure, quelle sotto ‘ombelico sono impure. Soltanto nella fanciulla l’intero corpo è puro”[13].
“Senza dubbio, tra gli asini dotti del sesso maschile, vi sono non pochi corruttori nonché amici imbecilli della donna, i quali le suggeriscono di spogliarsi in tal modo della femminilità, imitando tutte le sciocchezze che in Europa hanno contaminato l’”uomo”, la “mascolinità” europea-imbecilli che vorrebbero far discendere la donna al livello della “cultura generale…Ciò che nella donna ci ispira rispetto e non di rado anche timore è la sua natura, che è molto “più naturale” di quella dell’uomo, è la sua schietta ed astuta agilità ferina, sono le sue unghie di tigre mascherate dal guanto, è la sua ingenuità nell’egoismo, la sua riluttanza ad essere educata, la sua interiore selvatichezza; è quella dimensione inafferrabile, sconfinata, errabonda nella quale hanno vita le sue passioni e le sue virtù (...) Ciò che al di là di ogni timore ci induce a compatire questa gatta bella e pericolosa-che ha nome “donna”- è il fatto che essa appare più incline a soffrire, più vulnerabile, più assetata d'amore e più condannata alle delusioni di qualsiasi altro animale"[14]. In effetti le donne mi fanno venire in mente i gatti, gli uomini i cani animali servili e cagnarosi nello stesso tempo, tra i mammiferi più stupidi a parer mio. Credo altresì che noi donnaioli siamo tanto attirati dalle donne per il fatto che abbiamo una sensibilità acuta simile alla loro.
Lettere a Lou Salomé[15].
In una lettera a Lou Salomé, Nietzsche le attribuisce schiettezza di volontà: “La natura ha dato a ciascuno armi diverse di difesa: a Lei ha dato la Sua splendida schiettezza di volontà. Pindaro disse una volta: “diventa ciò che tu sei!”[16].
Lou in una lettera del marzo 1882 a Hendrik Gillot, uno dei suoi maestri, scrive: “Io non posso vivere secondo un modello, e nemmeno potrò mai essere un modello per chicchessia, ma costruirò la mia vita a mia immagine, e lo farò certamente, costi quel che costi”. Si firma “la Sua bambina”.
Lou Salomé ricorda le prime parole che Nietzsche le rivolse: “Cadendo da quali stelle ci siamo venuti incontro fin quaggiu?”. Vediamo anche come la ragazza descrive l’aspetto del solitario: “era facile che passasse inosservato quest’uomo di media statura, vestito modestamente ma con grande cura, dai lineamenti tranquilli e dai capelli scuri ravviati semplicemente all’indietro…Era semicieco…i suoi occhi apparivano piuttosto come i depositari e i custodi di tesori nascosti, di muti segreti”[17].
La donna, con la sua naturalezza, ci insegna a vivere da uomini: “Non voglio più vivere solitario, bensì riapprendere a diventare uomo. Ahimé, è un compito dove ho ancora quasi tutto da imparare…”[18].
In una lettera di poco successiva Nietzsche ricorda a Lou la rottura con Wagner : “tutto chiarito, ma anche tutto finito!”
Quindi il corteggiatore passa alle speranze che nutre sul rapporto con lei: “E come sono felice, cara amica Lou, di poter pensare oggi, per quel che riguarda noi due: “tutto al suo inizio, eppure tutto così chiaro!” Abbia fiducia in me, abbiamo fiducia l’uno nell’altra!...PS. Lo spirito? Che è mai per me lo spirito? Che è mai la conoscenza? Io non apprezzo che gli impulsi, e giurerei che in essi sta ciò che noi abbiamo in comune”[19].
In una lettera a Peter Gast (Tautenburg, 13 luglio 1882) Nietzsche scrive parole lusinghiere su questa ragazza: “Lou è figlia di un generale russo, ha vent’anni; è acuta come un’aquila e coraggiosa come un leone, e, in fondo, una bambina molto femminile…Essa è preparata nel modo più sorprendente per il mio pensiero e per la mia maniera di pensare. Amico caro, son sicuro che Lei ci farà, a entrambi, l’onore, per quel che riguarda i nostri rapporti, di non pensare a un amoreggiamento. Siamo amici, e quella fanciulla e la sua fiducia in me mi saran sacri”.
Quindi a Franz Overbeck: “io ho bisogno di tempo limpido in ogni senso…Ma più utile di tutto nella scorsa estate furono per me le conversazioni con Lou. Le nostre intelligenze e i nostri gusti sono profondamente affini…Non ho ancor mai conosciuto nessuno che sapesse come lei derivare dalla propria esperienza una tal folla di vedute oggettive, e trarre tanta roba da ciò che impara. Ieri mi scrisse Rée: “Lou a Tautenburg è decisamente cresciuta di parecchi pollici”, ma anch’io forse. Vorrei sapere se sia mai esistita la sincerità filosofica che v’è tra noi”[20].
Infine due abbozzi di lettere di delusione
A Lou Salomé (abbozzo)
“Io avevo fiducia in una Sua nobiltà di sentire, superiore a quella degli altri uomini: questo, e questo solo, mi legò così rapidamente a Lei…Come maestro ho sempre fatto molto per i miei alunni, tanto che il pensiero di venir compensato in un modo qualsiasi per tale ufficio mi pareva addirittura un’offesa. Ma quanto volevo fare per Lei, in queste mie peggiorate condizioni di salute, superava di gran lunga tutto quello che avevo fatto in passato. Doveva essere una lunga costruzione ed elevazione!...Fidavo in quei superiori impulsi che credevo esistessero in Lei, pensavo a Lei come alla mia erede universale…”[21].
Alla stessa (Abbozzo)
“in Lei c’è quell’impulso al sacro egoismo che è impulso a obbedire al supremo comando. Ora, per non so quale maledizione, lei lo ha scambiato col suo opposto: con l’egoismo e l’avidità del felino che vuole soltanto vivere. Ebbene, sappia che quell’egoismo felino, che non sa amare, quell’istinto vitale in bianco che Lei confessa…sono quanto più mi repugna nella creatura umana, peggiori di qualunque male…Se Lei abbandonerà le redini a quanto v’è di basso nella Sua natura: chi potrà, e vorrà ancora avere rapporti con Lei?...Addio, cara Lou, io non La rivedrò più. Preservi la Sua anima da altre azioni come questa e cerchi di dare in tanto bene ai miei amici, specialmente a Rée, il male che ha fatto a me, e che non può più riparare. Addio, la Sua lettera non la lessi fino in fondo, ma già troppo ne lessi”[22].
Nel 1882, Friedrich Nietzsche, trentottenne, conobbe Lou Andreas Salomè, che all'epoca aveva solo 21 anni e le propose immediatamente di costruire una piccola comune intellettuale, una specie di "trinità" filosofica tra lei, Nietzsche e l'amico d'entrambi Paul Rée, di 32 anni. Nietzsche, innamorato della "giovane e affascinante russa", volle sposarla, ma ne ottenne solo un rifiuto. Deluso così nelle sue aspettative, in una grande crisi depressiva Nietzsche scrisse la prima parte del libro Così parlò Zarathustra.
L’idea dei tre, di vivere in comune per mandare avanti un progetto di studi filosofici, diventa a un certo punto un grandioso pettegolezzo collettivo. Madri e sorelle, amici e conoscenti si rilanciano attraverso un’Europa ancora sonnacchiosa e vittoriana la grande questione: Nietzsche è forse impazzito? Tra equivoci da vaudeville, viaggi a Bayreuth per sentire il Parsifal, incontri e incomprensioni tra Roma, Lucerna e Lipsia, la storia si ingarbuglia. Sia Nietzsche che Rée si innamorano della “giovane russa” ...
Ma torniamo alla donna in generale.
“la donna ama credere che l’amore possa tutto,-ed è questa la sua caratteristica superstizione ”[23].
Bologna 31 dicembre 2022 ore 11, 15
giovanni ghiselli
p. s.
perché studio tanto
C’è il sole che oggi dona a me e a tutte le persone abbastanza buone da accorgersene con gratitudine ben 10 minuti di borsa di studio. La luce del sole e le donne sono state e sono le borse di studio della mia vita. Mi è andata molto meglio che a Nietzsche eppure non sono molto più bravo di lui-
[1] Umano troppo umano, I, parte quinta. Sintomi di cultura superiore e inferiore, , 259.
[2] 430 ca-355ca a. C.
[3] Senofonte, Oec. 7.
[4] Fabio Roscalla, introduzione a Senofonte, Economico , Rizzoli, Milano, 1991, p. 41. L'autore torna sull'argomento in La Letteratura Economica di Lo Spazio Letterario Della Grecia Antica , Volume I, Tomo I, p. 476 e sgg.
[5] Di là dal bene e dal male, Le nostre virtù, 238.
[6] Nel terzo libro troviamo un episodio che afferma il valore della tolleranza e lo riferisco poiché mi sembra uno dei più alti insegnamenti della storiografia antica. Contro "la tolleranza zero" tanto sbandierata oggi dai razzisti e dagli ignoranti. Il re Dario aveva domandato a dei Greci se sarebbero stati disposti a cibarsi dei loro padri morti, ed essi risposero che non l'avrebbero fatto per niente al mondo. Quindi il re dei Persiani chiese agli Indiani chiamati Callati" oiJ; tou;" goneva" katesqivousi"( III, 38, 4) che mangiano i genitori, a quale prezzo avrebbero accettato di bruciarli nel fuoco, e quelli gridando forte lo invitavano a non dire tali empietà. Così, conclude Erodoto, queste usanze sono diventate tradizionali, e a me sembra che giustamente Pindaro abbia fatto affermando che la consuetudine è regina di tutte le cose("novmon pavntwn basileva fhvsa" ei'jnai").
[7]Svevo, La coscienza di Zeno , p. 241.
[8] L'ottima sposa si presenta, metaforicamente, come un arciere toxovth" che con il suo arco (tovxon) mira alla buona reputazione cui si accompagna la felicità nella culture of shame
[9] Euripide sembra indicare l'insufficienza "della cultura di vergogna"
[10] Nell'Elettra di Euripide il contadino che ha sposato la figlia di Agamennone senza del resto consumare il matrimonio, dopo avere visto la moglie che parla con Oreste davanti alla casupola le dice:"gunaikiv toi-aijscro;n met' ajndrw'n eJstavnai neaniw'n" ( vv. 343-344), per una donna certo è una vergogna stare fuori con uomini giovani.
[11] Secondo Saffo il silenzio assoluto è uno degli effetti del mal d'amore :" allora non / è possibile più che io dica niente / ma la lingua mi rimane spezzata" (fr. 31 LP, vv.7-9).
[12] Di là dal bene e dal male, Le nostre virtù, 232
[13] L’anticristo, 56.
[14]Nietzsche, Di là dal bene e dal male , Le nostre virtù, 239.
[15] Nata nel 1861.
[16] A Lou Salomé. Naumburg, pobabilmente il 10 giugno 1882.
[17]In Friedrich Nietzsche Lou von Salomé Paul Rée Triangolo di lettere, p. 411.
[18] A Lou Salomé, Tautenburg, 2 luglio 1882.
[19] Tauenburg, presso Dornburg.
[20] Lipsia,settembre 1882.
[21] Lipsia, fine ottobre 1882.
[22] Lipsia, novembre 1882.
[23] Di là dal bene e dal male, Che cosa è aristocratico?, 269.
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