giovedì 29 dicembre 2022

La storia di Päivi. 2. La conversione dal sapere alla sapienza

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Fino a Päivi, con i libri avevo avuto un rapporto di sottomissione, senza simpatia, se avevo dovuto studiarli a memoria per degli esami da sostenere davanti a inquisitori spesso privi di visione d’insieme della materia, non poche volte cooptati e sussunti per  motivi  vari, spesso tutt’altro che educatori e formatori, talora nemmeno informatori. Con  gli autori potevo  avere avuto relazioni simpatiche ma prive di metodo, cioè di una via (
ojdov") che procedesse verso una meta.
Alla fine dell’anno scolastico 1973-1974  avevo avuto il trasferimento dalle medie alle superiori per l’autunno seguente.
 Sottomettermi a lunghi orari di studio era un dovere, ma dopo Päivi l’avrei anche voluto con forza, per trarre dalle letture quanto poteva servire a migliorare me stesso, a potenziare la natura mia e dei discepoli miei. Lo studio se non potenzia la natura non è cultura. Questo mi ha insegnato, prima di Nietzsche,  Päivi, la luminosa, la Fedra, durante quel mese, passato il quale del resto diventerà una Medea, quando il parto imminente travagliava le viscere sue, e inquietava i nostri cervelli, come vedremo nell’esito tragico della vicenda. Resta comunque il fatto che l’ultima delle Finniche mie,  con la sua intelligenza e i suoi studi, seppe chiarirmi il caos da dove pullulavano ancora angosce deformi, antichi dolori, desideri cattivi, soffocati ma sempre malignamente attivi, bramosi di ostacolare il progresso mio verso la felicità. Dopo le belle esperienze con Elena e Kaisa, nel 1973 ero regredito a un paio di relazioni ordinarie e volevo purificarmi, diventare quello che sono davvero, trovare il coraggio di apprezzare e valorizzare la mia  estraneità dalle mode dal “si deve pensare, dire e agire così”. La mia inattualità insomma.
Nell’insegnamento non dovevo fare quello che avevano fatto a me, fatto di me, un disgraziato e un ignorante.
Päivi autorizzò queste mie aspirazioni e mi avviò su questa strada indicandomi un metodo appunto.
 

Bologna 29 dicembre 2022 ore 12
Ho lavorato per 4 ore: Päivi e Nietzsche.
Ora vado in bici per non diventare più molle e più fiacco del necessario. Almeno un’ora e mezzo e 25 chilometri non senza salite
 Poi da vero poverello quale sono, andrò all’Arci di San Lazzaro, la Caritas che mi nutre: una “insalatona” con tonno uovo e mozzarella, un quarto di vino e una minerale gassata per 8, 70. Il pane non lo tocco. Mentre mangio leggo il giornale per trarne critiche al sistema.
Meno cara questa carità di quella di Fano che forse la prossima estate non potrò più permettermi. Ma il pesce mi piace molto, sicché chiederò uno sconto in cambio di un paio di ore da sguattero canoro. Canterò per fare pietà e avere un pesce da portare a casa per la povera cena.

p. s
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