Oggi dopo i chilometri in bicicletta dovuti a me stesso sono andato a mangiare l’insalatona all’Arci di San Lazzaro.
Avendo saputo dall’amministratore che le rate semestrali di condominio sono già state impiegate quasi del tutto per il riscaldamento e che andranno raddoppiate, ho deciso di risparmiare e ho chiesto quanto sconto mi avrebbero fatto se avessi rinunciato alla mozzarella. Calcolai che così avrei anche conservato meglio la vita da torero cui tengo molto più che ai miseri quattrini. Dissero che senza mozzarella avrei pagato 6 euro invece di 8, 70.
Accettai la transazione. La cassiera mi canzonò dicendo: “va bene così professore, vada contento ora, vada ricco”.
Risposi che a professore preferivo “poverello di Pesaro”.
Senza volere la cassiera aveva citato il Caligola di Svetonio che donò cento denari a testa ai soldati poi disse loro: “Abite laeti, abite locupletes” (Caligualae Vita, 46)
Perché racconto queste mie imprese? Per dare una lezione di stile alto, quello della sprezzatura, ai pezzenti che si vantano di spendere almeno cento euro a pasto a testa, e rifiutano i locali dove si spende poco e si mangia magari meglio. Sono i veri pezzenti che voglio farsi credere ricchi e potenti: la razza più spregevole della terra. Le razze sono spirituali infatti.
Augusto il primo imperatore romano mangiava un po’ di cibo ordinario.“Cibi minimi erat et vulgaris fere. Secundarium panem et pisciculos minutos et caseum bubulum manu pressum et ficos frescos biferos maxime appetebat” (Svetonio, Augusti Vita, 76), mangiava pochissimo e praticamente roba da poveri. Gradiva pane ordinario e pesciolini, e cacio vaccino premuto a mano e fichi freschi prodotti due volte all’anno.
Per i pisciculi minuti cfr. le sarde del Pesce Azzurro di Fano, la mia caritas estiva.
Giuliano Augusto, il cosiddetto Apostata, era frugale. Pensava che l’ambitiosa mensa fosse apparecchiata dalla fortuna, quella parca dalla virtù (Ammiano Marcellino, Storie, XVI, V, 1)
Catone il censore soleva dire “ magna cura cibi, magna virtutis incuria”, e il parco Giuliano da quando divenne Cesare proibì che per lui fossero imbanditi fagiani porchetta e ventresca, accontentandosi del cibo distribuito ai mercenari (Ammmiano, XVI, 5, 2).
Quando vedo gente obesa che mangia un presunto cibo umano che qui chiamano “lasagne”, rabbrividisco e faccio penitenza per loro. Li esorto a digiunare il 31 dicembre e il primo gennaio. “Minim!”, si dice a Pesaro
Bologna 29 dicembre 2022 ore 18, 24
giovanni ghiselli
p. s.
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