giovedì 29 dicembre 2022

La storia di Päivi. Prologo

"Non cesserò mai di unire/le Grazie alle Muse,/dolcissimo connubio./Che io non viva senza la Poesia/ma sia sempre tra le corone./Ancora da vecchio l'aedo/ fa risuonare la Memoria"(Euripide, Eracle, vv. 673-679)
 

Nell’estate del 1973 dovetti darmi parecchio da fare per favorire il trasferimento a Bologna. L’abilitazione a tutte le scuole superiori non bastava. Si doveva andare in Provveditorato a conoscere, a farsi conoscere, a perorare. Avevo un’amica nella città dove volevo tornare a vivere: una  donna che mi ospitava in casa sua. Impiegai il tempo delle vacanze estive adoperandomi pro reditu meo dall’esilio.
Volevo proprio tornare nella città che consideravo la più significativa e oblativa tra le altre della mia vita. Sapevo che poteva offrirmi in termini  di rapporti umani, di cultura, con il cinema in particolare, di vita politica, di salite a ridosso della città da scalare in bicicletta, ben più di Padova dove pure vivevo nella piazza centrale,  e più di Pesaro ove avevo ancora la casa in zona mare, la mamma, la nonna e le zie.
 
Nel luglio del 1974, ottenuto il trasferimento a Bologna e concluso l’ultimo anno di insegnamento nella scuola media Ugo Foscolo di Carmignano di Brenta, tornai a Debrecen dove la sera dell’Ismerkedési este[1] ebbi un’esperienza erotica che mi parve poco importante con Cornelia, una ragazza che cinque anni più tardi, nell’anno secondo di Ifigenia, mi avrebbe detto frasi [2], piene di educazione attiva, tanto da lasciarmi un segno più forte, profondo e positivo dell’insulsa, precipitosa avventura di quell’estate già allora lontana.
Le parole belle danno luce al pensiero e alla vita.
Nel 1976 mi avrebbe pure ospitato a Berlino est in un appartamento a due passi dal Museo di Pergamo.
Sarebbero stati giorni meravigliosi in una città mirabile.
Ma nell’estate del ‘74, due giorni dopo avere conosciuto Cornelia, allora studentessa di filosofia, pur carina e intelligente, conobbi una donna che mi piaceva di più: mi apparve subito di aspetto attraente, poi la considerai persona di grande formato mentale e con lei, per tutto il mese seguente, vissi un amore grande, tra i più significativi, e denso di conseguenze nella mia vita mortale, una relazione breve molto gioiosa prima, poi dolorosa assai, comunque funzionale al reperimento della mia identità di studioso ancora non definita bene.
Era già tempo: il 14 novembre seguente avrei compiuto trenta anni.
Dovevo evitare che a questo decennio decisivo succedesse “l’età cupa dei vinti” [3]
Era finnica pure lei: la terza della serie iperborea. Era la persona di cui avevo bisogno per iniziare un lungo periodo di studio serio e di pensieri miei. Chiacchiere ne avevo fatte abbastanza, fin troppe anzi, non senza bevute e mangiate, sebbene smaltite con corse a piedi e scalate di montagne in bicicletta.
Arrivato all’età virile, sentivo l’esigenza di iniziare un’altra vita, più impegnativa, più mia. L’estrema delle mie finniche, l’ultima tra queste donne arrivate dall’ultima Tule[4], da psicologa brava qual era, mi rese manifesto questo sentire latente. Se sono diventato una persona desiderosa e capace di apprendere, se ora sono in grado di insegnare qualcosa a chi mi ascolta e a voi che mi leggete, lo devo in buona parte a quella donna. Oltre ai genitori che mi hanno dato la vita beninteso,  a me stesso che ho saputo valorizzarla, e agli studenti che mi hanno ascoltato con attenzione.

L’estate del ’74 fu l’estrema e definitiva in cui amai una finnica a Debrecen, dopo averla vista e riconosciuta come simile a me, o creduta tale, nel grande cortile d’onore dell’Università. Con questa storia concludo dunque la trilogia finlandese.
Come la vidi, mi parve che in ogni tratto del viso e del corpo e dei lunghi capalli rossi risplendesse un’anima nobile.
 Le vicende però andarono maniera capovolta rispetto alla terza tragedia dell’Orestea di Eschilo: nel finale ci sarà una metamorfosi negativa e l’Eumenide prima benefica e buona, diventerà poi un’Erinni ostile, feroce.
 

Bologna 29 dicembre 2022 ore 9, 32
Abbiamo già ricevuto 8 minuti di luce in più: una discreta borsa di studio. Dio c’è , è buono, e sta respingendo le tenebre di Satana immondo. Gli ottenebrati mentali tremano: odiano la luce perché le loro opere sono malvagie. Cominciai a capire che la relazione cominciata benissimo con questa terza finnica non andava più tanto bene quando mi accorsi che non le piacevano il sole e il caldo suscitatori della vita.
Colei non amava abbastanza la vita come vedrete.

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[1] Festa della conoscenza
[2] Le racconterò in un capitolo successivo, se Dio vorrà.
[3] bis Cfr,  Gozzano, I colloqui , 13
[4] Cfr. Virgilio Georgica I, 30 

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