Domani concluderò il mio corso su Euripide traducendo e commentando alcuni versi della Medea e delle Baccanti di Euripide.
Nella tragedia più antica c’è una madre che uccide i propri figli ancora bambini per vendicarsi del padre che l’ha lasciata preferendo un’altra donna più conveniente; nella seconda c’è una madre che aiutata dalle sue sorelle fa a pezzi il figlio adulto dopo essere stata invasata dal dio Dioniso la cui religione il giovane figlio e nipote di queste menadi tebane aveva rifiutato e represso.
Nelle Coefore di Eschilo, bell’Elettra di Sofocle e nell’Elettra di Euripide, viceversa, un figlio, Oreste, spinto dalla sorella, Elettra appunto, e aiutato dall’amico e cugino Pilade, ammazza la madre Clitennestra per vendicare il padre Agamennone tradito e ucciso da lei.
Storie familiari oltremodo cupe e ricorrenti in letteratura, nei film e nei fatti.
La protagonista del film è una giovane negra dallo sguardo terribile fallita in tutte le sue aspirazioni e ambizioni. E’ emigrata in Francia, dal Senegal e non ha portato a termine gli studi, non ha trovato lavoro, né amore, né affetti. Si è apoggiata a un uomo anziano, un amante che la mantiene trattandola come una serva. Rimasta incinta, la giovane partorisce, poi alleva la bambina per circa un anno e infine la porta di notte su una spiaggia deserta e la abbandono dove l’alta marea l’avrebbe uccisa e portata lontano.
Il cadavere invece rimane visibile, la madre viene rintracciata e imprigionata.
Il film mostra il processo. L’infanticida, rea confessa, si difende in maniera confusa, eppure con grande potenza espressiva negli occhi e nel volto.
Viene seguita con attenzione dolente da un’altra africana che però si è realizzata come docente e scrittrice, incinta anche lei e reduce da un rapporto non chiaro con la madre. Questo personaggio è presentato in maniera confusa.
Bella e chiara è invece è l’arringa finale dell’avvocatessa la quale chiede ai giurati di non condannare la madre che ha ucciso perché lo ha fatto in stato di pazzia: frustrata in tutte le sue aspirazioni, ha pensato di salvare la figlia da una vita di dolore come la propria, lasciandola morire.
I due personaggi dai significati forti sono l’infanticida e l’avvocatessa che la difende. Il padre del bambino è un codardo come lo qualifica la difesa.
Fa venire in mente il vile e stupido Giasone della Medea di Euripide.
La regista, Alice Diop, alla fine del film cita una scena del film Medea di Pasolini dove si vede la madre, la nipote del sole, la maga allieva di Ecate, che prima di ammazzare i figli li copre di attenzioni affettuose.
Anche la furente Meda di Euripide, in preda alla pazzia, ammazza i figli per salvarli da una vita di maltrattamenti peggiori di quelli subiti da lei.
Leggiamo alcuni versi della tragedia:
“Per gli inferi dell'Ade vendicatori,
non accadrà mai questo che io lasci 1060
i figli miei ai nemici perché li maltrattino.
Comunque è necessario che muoiano: e siccome deve accadere
io li ucciderò, io che li ho generati.
Comunque questa è cosa fatta e non ci sarà scampo.
E già la corona è sul capo e avvolta nel peplo
la sposa regale muore, lo so bene io.
Però in effetti ora mi avvio su una strada sciaguratissima
e questi li spedirò su una via ancora più sciagurata.
Voglio salutare i figli: date, bambini,
date alla madre la mano destra perché la baci. 1070
O carissima mano, e bocca carissima a me
e figura e volto nobile dei figli,
siate tutti e due felici, ma laggiù; le cose di qua
il padre le ha tolte: o dolce abbraccio,
o morbida pelle e dolcissimo respiro dei figli. 1075
Andate, andate: non sono più capace
di guardarvi ma sono vinta dalle sventure.
E capisco quale abominio sto per osare,
ma più forte dei miei proponimenti è la passione
che è causa dei mali più grandi per i mortali”. (1059-1080)
Devo dire che le registe donne hanno ampliato la gamma dei temi trattati dal cinema e l’hanno fatto con una sensibilità capace di accrescere anche quella degli spettatori maschi, cioè di educarli.
Saint-Omer è un paese francese vicino a Calais
Bologna 12 dicembre 2022-
giovanni ghiselli
p. s.
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