NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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giovedì 1 dicembre 2022

Moderati e straordinari

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Sallustio

Nel Bellum Iugurthinum  Sallustio dipende da Fannio, suo contemporaneo, nemico politico e biografo di Tiberio Gracco.
Lo storiografo cesariano dunque dice che i Gracchi i cui antenati nelle guerre puniche, e anche pima avevano ingrandito lo Stato, "multum rei publicae addiderant" cominciarono a richiamare a libertà la plebe e a svelare le scelleratezze degli oligarchi:"vindicare plebem in libertatem et paucorum scelera patefacere coepere" (42).
Allora la nobiltà"noxia atque eo perculsa ", colpevole e perciò atterrita, "modo per socios ac nomen Latinum, interdum per equites romanos, quos, spes societatis a plebe dimoverat, Gracchorum actionibus obviam ierat ", ora per mezzo degli alleati e dei Latini, talora per mezzo dei cavalieri romani che con la speranza di associarsi ai nobili si erano staccati dalla plebe, era andata contro l'azione dei Gracchi  , e aveva ammazzato con il ferro"ferro necaverat" Tiberio tribuno, e Fulvio Flacco, "triumvirum coloniis deducundis", triumviro alle colonie.
Colpevole  fu la nobiltà che abusò di quella vittoria a proprio piacimento e soppresse molti mortali con il ferro o l’esilio:"ea victoria nobilitas ex lubidine sua usa, multos mortalis ferro aut fuga extinxit",  e così per l’avvenire si rese più temuta che potente plusque in reliquum sibi timoris quam potentiae addidit ; ma colpevoli sono pure i Gracchi che nella bramosia della vittoria mancarono di moderazione:"Et sane Gracchis cupidine victoriae haud satis moderatus animus fuit".
E' meglio essere vinti stando dalla parte onesta che vincere l'ingiustizia con male arti:" bono (scil.more) vinci satius est quam malo more iniuriam vincere"(42).
 
Cicerone
Cicerone è più decisamente ostile a Tiberio Gracco. Nel De officiis l’Arpinate  scrive al figlio Marco  che Scipione Emiliano distruggendo Numanzia  (133) non giovò allo Stato più di Scipione Nasica che da privato cittadino in quel medesimo tempo uccise Tiberio Gracco  ( Nec plus Africanus, singularis et vir et imperator , in excidenda Numantia rei publicae profuit quam eodem tempore P. Nasica privatus, cum Ti. Gracchum interemit (I, 76)

Il Vangelo di Matteo
Un elogio assoluto del gesto straordinario, insolito, lo troviamo nel Vangelo quando Cristo dice“Kai; eja;n ajspavshsqe tou;~ ajdelfou;~ uJmw'n movnon, tiv perisso;n poiei'te; oujci; kai; oiJ ejqnikoi; to; aujto; poiou'sin;  (Matteo , 5, 47), e se accogliete soltanto i vostri fratelli che cosa fate di straordinario? Non fanno la medesima cosa anche i pagani?
 
 Tacito
Nel Dialogus de oratoribus, portavoce di Tacito è Materno, forse quello di cui Cassio Dione dice che fu fatto uccidere da Domiziano nel 91.
“Il discorso finale di Materno-che è la voce stessa dell’autore- contiene un proclama di fede monarchica e un annunzio di morte della grande eloquenza” (Marchesi, Tacito, p. 47)
Senza la “licenza” della libertà civile non può esistere grande oratoria
La licenza produsse una poderosa eloquenza
La grande e sublime eloquenza è alunna della licenza
Magna eloquentia, sicut flamma, materia alitur et motibus excitatur et urendo clarescit (Dialogus de oratoribus, 36), la grande eloquenza, come la fiamma, viene alimentata dalla materia, ravvivata dai movimenti e diviene più luminosa bruciando.
 Sed est illa magna et notabilis eloquentia alumna licentiae, quam stulti libertatem vocant (Dialogus de oratoribus, 40). Ma la grande e sublime eloquenza è alunna della licenza che gli stolti chiamano libertà.
La  licenza non alligna negli Stati bene ordinati. A Sparta, a Creta, tra i Macedoni e i Persiani non ci fu licenza né eloquenza. Atene ebbe molti oratori “apud quos omnia populus, omnia imperiti, omnia, ut sic dixerim, omnes poterant” .
Anche a Roma l’eloquenza fiorì nel disordine “sicut indomitus ager habet quasdam herbas laetiores” (40), come un campo brado produce certe erbe più rigogliose
Ma l’oratoria dei Gracchi non era tanto preziosa per lo Stato da sopportarne le leggi eversive, né Cicerone pagò a buon prezzo la notorietà della sua eloquenza.
Sed nec tanti rei publicae Gracchorum eloquentia fuit  ut pateretur et leges, nec bene famam eloquentiae Cicero tali exitu pensavit”

 
Bologna 1 dicembre 2022-ore 20, 06
giovanni ghiselli
 
p. s.
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