NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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sabato 3 dicembre 2022

La resurrezione. V. Eva, terza parte

Il girotondo scemo
 
Da Eva dunque imparavo molto di quanto volevo e di come ero, però non si faceva l’amore, siccome lei non mi amava e non voleva farlo.
Questa finnica mi aiutò a contrastare la torbidezza spirituale degli anni precedenti, però ebbi bisogno di altro tempo per superarla del tutto.
Nemmeno con la bella magiara  Katalin, che diceva di essere innamorata di me, facevo l’amore ma di giorno la frequentavo cercando di farmi notare in atteggiamenti affettuosi con la speranza vana di ingelosire Eva e indurla a innamorarsi di me. Passeggiavamo sotto il collegio io e l’ungherese venusta, abbracciati, avanti e indietro, in una specie di girotondo scemo e penoso poiché non avevo niente da dirle.
La poverina ogni tanto mi diceva con voce lamentevole: “mondja valamit!” di’ qualche cosa. Sembrava un gattino che miagola, perduta la mamma. Rispondevo: “va bene, va molto bene” e poco altro. Poi magari, purché stesse buona, aggiungevo, szerelem, amore. E lei milyen szerelem?, che tipo di amore? Chiedeva forse qualche garanzia. La accarezzavo e sorridevo senza rispondere.
Una brutta scena da mascalzone. Inutile per giunta, infatti:“quod honestum non est, id utile ut sit effici non potest, adversante et repugnante natura"[1], ciò che non è onesto, non può essere reso utile, poiché la natura si oppone ed è contraria.
 
Danilo e la sua cara amica Fiorella, una studentessa di Modena bella e intelligente, mi dicevano che se non fossi stato matto da legare avrei potuto trarre piacere e pure soddisfazione mentale dal  corpo di quella splendidida ragazza. Se non altro avrei potuto imparare un po’ meglio la sua lingua nella quale stentavo parecchio. In effetti a Debrecen cercavo soprattutto di migliorare il mio inglese che pur consideravo un idioma  dove bastava farsi capire quando si ragionava di amore con le straniere. La lingua del tutto impeccabile era altra cosa.
I due amici, per convincermi a non buttare via quell’occasione inseguendo l’inafferrabile come fa un bambino che sgambetta strillando dietro a un uccello che vola [2], mi ricordarono come ero conciato quando mi conobbero due anni prima. Non ero più tanto brutto, anzi ero migliorato al punto che avevo attirato una bellezza. Cos’altro volevo? Che cosa cercavo?
Rispondevo che cercavo me stesso quale volevo essere e la finnica mi aiutava più di tutti a trovarmi.
Quando intonava una canzone, Eva mi ricordava la mamma che mi incantava cantando quando ero bambino. Canti quasi di culla che mi facevano tornare com’ero.
“Non solo conoscere è ricordare - aggiunsi - anche amare lo è”.
Fiorella da donna colta qual era, notò in queste parole la doppia reminiscenza da Pascoli e da Platone, quindi disse: “Gianni, tu troverai l’equilibrio intorno ai cinquanta anni e diventerai uno splendido uomo”.
 Il culmine della mia realizzazione professionale invero l’avrei raggiunto ancora più tardi, a 56 addirittura, quando entrai nella SSIS per insegnare ai neolaureati dell’Alma Mater Studiorum come farsi ascoltare dai liceali insegnando il greco e il latino.
 Ora, a 78 anni  suonati sto scalando l’erta via che mi consentirà molto presto di vedere entro l’anno solare i miei post letti da un milione e 300 mila  persone. E’ il seguito della strada panoramica di Pesaro che affrontai la prima volta con una biciclettina intorno ai dieci anni, poi riconosciuto e sviluppato questo talento, sfidavo e battevo pure alcuni ventenni.
Tutto è collegato con tutto, tutto scorre e interferisce insieme. 
Arrivo spesso piuttosto tardi a capire e a realizzare quanto voglio, ma ci arrivo.
Anche in bicicletta mi manca lo scatto che compenso largamente con la tenuta, la resistenza e il recupero. Il mentale e il corporeo infatti sono impastati tra loro.
 
Torno all’auspicio generoso di Fiorella e le risposi contraccabbiandola con un corteggiamento garbato “Tu sei già una magnifica donna” .
 Eravamo in piscina nel primo pomeriggio assolato. C’era anche Fulvio che disse: “Sì, Gianni ha bisogno di altro tempo ma in questi due anni la larva del ’66 è diventata prima una crisalide poi una bella farfalla”.
Danilo vagamente ingelosito, del tutto senza ragione, aggiunse che sarei diventato un uomo vero se nei ventisette anni seguenti avessi bevuto interi bottiglioni di graspa. “Se no, quello continua a fare il ragazzotto fighetto pesarese e borghese atteggiandosi tuttavia a comunista, lui che  gira con la Mini Minor, non piscia contro i muri, non fuma, nemmeno roba albanese, e non capisce un tubo di donne, tanto meno di politica” Aveva con sé la stessa borsa del ’66 sempre rifornita di palinka alla prugna - da Fulvio detta maliziosamente brugna - la pipa e il tabacco, naturalmente albanese.
Pensai che il  ritorno a Debrecen fosse destinato a ripetersi, magari per sempre. Invece degli amici di allora sento ogni ogni tanto solo il caro Danilo. Gli altri sono già morti e scrivo di loro perché li rimpiango.
 
 
 Bologna 3 dicembre 2022 ore 11, 32
giovanni ghiselli
 
p. s.
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[1] Cicerone De officiis (III, 78), ciò che non è onesto, non può essere reso utile, poiché la natura si oppone ed è contraria
[2] Cfr. Eschilo, Agamennone, vv 388-394.

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