Il girotondo scemo
Da Eva dunque imparavo molto
di quanto volevo e di come ero, però non si faceva l’amore, siccome lei non mi
amava e non voleva farlo.
Questa finnica mi aiutò a contrastare
la torbidezza spirituale degli anni precedenti, però ebbi bisogno di altro
tempo per superarla del tutto.
Nemmeno con la bella magiara Katalin, che diceva di essere innamorata di
me, facevo l’amore ma di giorno la frequentavo cercando di farmi notare in
atteggiamenti affettuosi con la speranza vana di ingelosire Eva e indurla a
innamorarsi di me. Passeggiavamo sotto il collegio io e l’ungherese venusta,
abbracciati, avanti e indietro, in una specie di girotondo scemo e penoso
poiché non avevo niente da dirle.
La poverina ogni tanto mi
diceva con voce lamentevole: “mondja
valamit!” di’ qualche cosa. Sembrava un gattino che miagola, perduta la
mamma. Rispondevo: “va bene, va molto bene” e poco altro. Poi magari, purché
stesse buona, aggiungevo, szerelem, amore.
E lei milyen szerelem?, che tipo di
amore? Chiedeva forse qualche garanzia. La accarezzavo e sorridevo senza
rispondere.
Una brutta scena da
mascalzone. Inutile per giunta, infatti:“quod
honestum non est, id utile ut sit effici non potest, adversante et repugnante
natura"[1], ciò che non è
onesto, non può essere reso utile, poiché la natura si oppone ed è contraria.
Danilo e la sua cara amica
Fiorella, una studentessa di Modena bella e intelligente, mi dicevano che se
non fossi stato matto da legare avrei potuto trarre piacere e pure
soddisfazione mentale dal corpo di quella
splendidida ragazza. Se non altro avrei potuto imparare un po’ meglio la sua
lingua nella quale stentavo parecchio. In effetti a Debrecen cercavo
soprattutto di migliorare il mio inglese che pur consideravo un idioma dove bastava farsi capire quando si ragionava di amore con le straniere. La lingua del
tutto impeccabile era altra cosa.
I due amici, per convincermi
a non buttare via quell’occasione inseguendo l’inafferrabile come fa un bambino
che sgambetta strillando dietro a un uccello che vola [2], mi ricordarono
come ero conciato quando mi conobbero due anni prima. Non ero più tanto brutto,
anzi ero migliorato al punto che avevo attirato una bellezza. Cos’altro volevo?
Che cosa cercavo?
Rispondevo che cercavo me
stesso quale volevo essere e la finnica mi aiutava più di tutti a trovarmi.
Quando intonava una canzone, Eva mi ricordava la mamma che mi incantava cantando quando ero bambino. Canti
quasi di culla che mi facevano tornare com’ero.
“Non solo conoscere è
ricordare - aggiunsi - anche amare lo è”.
Fiorella da donna colta qual
era, notò in queste parole la doppia reminiscenza da Pascoli e da Platone, quindi disse: “Gianni, tu troverai l’equilibrio intorno ai
cinquanta anni e diventerai uno splendido uomo”.
Il culmine della mia realizzazione
professionale invero l’avrei raggiunto ancora più tardi, a 56 addirittura,
quando entrai nella SSIS per insegnare ai neolaureati dell’Alma Mater Studiorum
come farsi ascoltare dai liceali insegnando il greco e il latino.
Ora, a 78 anni
suonati sto scalando l’erta via che mi consentirà molto presto di vedere entro l’anno solare i miei post
letti da un milione e 300 mila persone.
E’ il seguito della strada panoramica di Pesaro che affrontai la prima volta
con una biciclettina intorno ai dieci anni, poi riconosciuto e sviluppato
questo talento, sfidavo e battevo pure alcuni ventenni.
Tutto è collegato con tutto,
tutto scorre e interferisce insieme.
Arrivo spesso piuttosto tardi
a capire e a realizzare quanto voglio, ma ci arrivo.
Anche in bicicletta mi manca
lo scatto che compenso largamente con la tenuta, la resistenza e il recupero.
Il mentale e il corporeo infatti sono impastati tra loro.
Torno all’auspicio generoso di Fiorella e le risposi contraccabbiandola con
un corteggiamento garbato “Tu sei già una magnifica donna” .
Eravamo in piscina nel primo pomeriggio
assolato. C’era anche Fulvio che disse: “Sì, Gianni ha bisogno di altro tempo
ma in questi due anni la larva del ’66 è diventata prima una crisalide poi una bella farfalla”.
Danilo vagamente ingelosito,
del tutto senza ragione, aggiunse che sarei diventato un uomo vero se nei
ventisette anni seguenti avessi bevuto interi bottiglioni di graspa. “Se no,
quello continua a fare il ragazzotto fighetto pesarese e borghese atteggiandosi
tuttavia a comunista, lui che gira con la
Mini Minor, non piscia contro i muri, non
fuma, nemmeno roba albanese, e non capisce un tubo di donne, tanto meno di
politica” Aveva con sé la stessa borsa del ’66 sempre rifornita di palinka alla
prugna - da Fulvio detta maliziosamente brugna - la pipa e il tabacco, naturalmente
albanese.
Pensai che il ritorno a Debrecen fosse destinato a
ripetersi, magari per sempre. Invece degli amici di allora sento ogni ogni
tanto solo il caro Danilo. Gli altri sono già morti e scrivo di loro perché li
rimpiango.
Bologna 3 dicembre 2022 ore 11, 32
giovanni ghiselli
p. s.
Statistiche del blog
Sempre1298839
Oggi65
Ieri242
Questo mese529
Il mese scorso8344
[1] Cicerone De officiis (III, 78),
ciò che non è onesto, non può essere reso utile, poiché la natura si oppone ed
è contraria
[2] Cfr. Eschilo, Agamennone, vv
388-394.
Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica
Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica
LE NUOVE DATE! Protagonisti della Storia Antica | Biblioteche Bologna - Tutte le date link per partecipare da casa: meet.google.com/yj...
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento