NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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mercoledì 27 novembre 2024

Metodologia 11 e 11.1


 

11. Che cosa sono i topoi. Curtius e Quintiliano. Aristotele e Cicerone. La topica è l’arte dei luoghi, ossia quella di reperire “argumenta quae tranferri in multas causas possunt” (De inventione).

Cerco di spiegare cosa sono i tovpoi e  come  intendo  usarli per l'educazione.

Sono luoghi comuni agli auctores da contrapporre ai luoghi comuni dei dectractores dell'humanitas .

 Curtius chiama la topica "deposito delle scorte"[1] seguendo le indicazioni di  Quintiliano[2]:"in greco si chiamano koinoi; tovpoi, in latino loci communes (...) originariamente mezzi ausiliari per l'elaborazione di discorsi; essi sono, come dice Quintiliano (V 10, 20), "miniere di argomenti per l'elaborazione del pensiero" ( argumentorum sedes ) e sono quindi utilizzabili per un fine pratico"[3]. Curtius allega un paio di esempi:"topos diffusissimo è "l'accentuazione della propria incapacità di trattare degnamente un tema"; nel panegirico, "la lode degli antenati e delle loro gesta" è un topos".

L'autore di  Letteratura europea e Medio evo latino  aggiunge che "Nell'Antichità si approntarono intere raccolte di simili topoi. L'insegnamento dei topoi, chiamato topica, venne trattato in scritti appositi"[4]. Insomma:"nell'insegnamento della retorica, anticamente la topica costituiva il deposito delle scorte" [5].

Aristotele ha scritto Ta;; topikav [6] che Cicerone ha rielaborato (molto) in forma epistolare all'amico Trebazio nel breve trattato Topica ad Trebatium[7]. La topikhv è l'arte dei luoghi, ossia di reperire gli argomenti[8]. Un'arte necessaria in quasi tutte le circostanze della vita.

 Cicerone la definisce:" disciplinam inveniendorum argumentorum…ab Aristotele inventam" (I, 2), il sistema per trovare gli argomenti scoperto da Aristotele. 

L'Arpinate nei Paradoxa Stoicorum [9] cataloga tra i loci anche i paravdoxa degli Stoici. I luoghi comuni di una scuola filosofica dunque possono essere, al contrario, paradossi rispetto al pensiero dei più.

Nel De inventione [10] il giovane oratore aveva definito i loci communes: "argumenta quae transferri in multas causas possunt" (2, 48), argomenti che si possono utilizzare per molte cause. Sono strumenti del parlare e dello scrivere.

 

 

11. 1. Maurizio Bettini: Argumentum implica chiarimento (cfr. ajrgov" ) e rivelazione.

 Sul vocabolo argumentum voglio aggiungere una riflessione di Bettini:"Argumentum è qualcosa che realizza il processo dell'arguere, produce quella rivelazione che il verbo implica…Una buona via per scendere più in profondità nel significato di queste parole è costituita dagli usi dell'aggettivo argutus che ad arguo è ugualmente correlato. In molti casi infatti l'aggettivo argutus indica ciò che va a colpire i sensi con particolare forza[11] (…) Parole come arguo, argumentum, argutus, non possono che ricollegarsi a una forma *argus che significa "chiarità" o "chiarezza". Si tratta infatti della stessa radice *arg- che ritroviamo nel greco ajrgov" "chiaro, brillante" e nell'ittita hargi " chiaro, bianco". In latino, da questa stessa radice derivano anche argentum (metallo brillante)  argilla "("terra bianca")"[12].

Possiamo aggiungere il verbo inglese to argue, “discutere” e “provare”.

11. 2. La chiarezza è coniugata con la bellezza. La rivelazione dell’unità. Proust: l’arte è il vero giudizio finale. Le parole belle  infondono gioia. Erodoto e Arione.

Se l'argumentum produce  rivelazione, questa acquista forza con la bellezza la quale a sua volta richiede interezza, armonia e splendore:"San Tommaso dice: Ad pulchritudinem tria requiruntur: integritas, consonantia, claritas…Lo splendore di cui parla san Tommaso è la quidditas scolastica, l'essenza di una cosa"[13]. Boitani traduce claritas con “trasparenza”: “La trasparenza: quella che Tommaso d’Aquino chiamava claritas, e, associandola a consonantia e integritas, considerava uno dei tre criteri della bellezza”[14].   

 I tovpoi costituiscono le essenze non solo della retorica ma anche della letteratura e dell'arte in genere.  

I tovpoi sono argumenta  che, ricorrendo nella cultura europea, ne rivelano l'unità la cui visione è necessaria all'equilibrio dell'uomo: "In nulla al mondo, infatti, io credo così profondamente, nessun'altra idea mi è più sacra di quella dell'unità, l'idea che l'intero cosmo è una divina unità e che tutto il dolore, tutto il male consistono solo nel fatto che noi, singoli, non ci sentiamo più come parti inscindibili del Tutto, che l'io dà troppa importanza a se stesso. Molto dolore avevo sofferto in vita mia"[15].

Io intendo e impiego i topoi come idee, frasi, versi belli e pieni di forza, tanto estetica quanto etica, comunque una forza rivelatrice.

I ragazzi provano interesse e gioia nel sentire parole belle e vere, insomma parole che sono fatti  di arte:" l'arte è il fatto più reale, la più austera scuola di vita, e il vero Giudizio finale"[16].

Perfino i criminali provano gioia per le parole belle, perfino gli animali.

Erodoto racconta che Arione (VI secolo alla corte di Peiandro di Corinto), il primo fra gli uomini che compose un ditirambo, trovandosi a essere minacciato di morte su una nave da brutti ceffi di delinquenti che volevano rapinarlo, chiese loro il permesso di cantare prima di gettarsi in mare. Quelli non solo glielo concessero, ma si sentirono invadere da senso di gioia (kai; toi'si ejselqei'n hJdonhvn) al pensiero che stavano per udire il migliore di tutti i cantori (Storie, I, 24, 5). Il poeta buttatosi in mare dopo la performance, fu salvato da un delfino che probabilmente era rimasto affascinato dal canto

 Ricordare le sentenze belle degli auctores, e citarle, significa  imparare a esprimersi trovando e riconoscendo la bellezza in se stessi.

Sul valore fondante della bellezza, che giustifica e autorizza la vita, torneremo più avanti (59).

 

Bologna 27 novembre 2024 ore 18, 18 giovanni ghiselli.

p. s.

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[1] E. R. Curtius, Letteratura europea e Medio Evo latino  (del 1948), p. 93

[2] Maestro di retorica, tenne la prima cattedra statale di eloquenza per volontà di Vespasiano. Visse fra il 35 e il 97 ca d. C. L' Institutio oratoria in dodici libri uscì nel 96 d. C.

[3]E. R. Curtius, Letteratura europea e Medio Evo latino  , p. 81. Più precisamente Quintiliano definisce i loci in questo modo"loos appello argumentorum sedes, in quibus latent, ex quibus sunt petenda " (V, 10, 20), sedi di argomenti dove essi sono riposti e dai quali si devono ricavare. 

[4] Curtius, Op. cit., p. 81

[5] Curtius, Op. cit. p. 93.

[6] Iniziati nel tempo del primo soggiorno ad Atene (366-347) e conclusi ad Asso dove il filosofo si recò dopo la morte di Platone (347 a. C.).

[7] Del 44 a. C.

[8] In inglese topic significa appunto “argomento”.

[9] Proemio, 4. L'operetta è del 46 a. C.

[10] Trattato in due libri, dell'84 a. C.

[11] Cfr. Thesaurus linguae latinae, II, 557, 48 sgg,

[12] M. Bettini, Le orecchie di Hermes, p. 297 e p. 299.

[13] J. Joyce, Dedalus, p. 258.

[14] Sulle orme di Ulisse, p. 151.

[15]H. Hesse, La Cura (del 1925) , p. 77.

[16] M. Proust, Il tempo ritrovato (uscito postumo nel 1927), p. 211.

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