NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

LE NUOVE DATE! Protagonisti della Storia Antica | Biblioteche Bologna   -  Tutte le date link per partecipare da casa:    meet.google.com/yj...

sabato 23 novembre 2024

Metodologia IX Indici dei capitoli 47- 53 con gli argomenti.


 

47. Contro la scuola che reprime l’originalità e l’intelligenza.

Eco: ogni lezione deve essere un’avventura. Pasolini: la scuola, purtroppo, è tutt’altro che un’avventura. Morin: la vita stessa, la storia dell’uomo è un’avventura ignota (cfr. la conclusione dell’Alcesti, della Medea, dell’Andromaca, dell’Elena e delle Baccanti di Euripide).

Dario III capisce a Gaugamela “quam versabilis fortuna sit”.

Annibale a Zama: la tuvch ci tratta come se fossimo dei bambini (Polibio).

Ortega y Gasset: il classico deve essere contemporaneizzato.

Tolstoj e gli insegnanti che, spiritualmente distorti, reprimono la creatività. Morin, la complessità e la curiosità. La curiosità: Lucio di Apuleio e l’Odisseo di Omero. Di nuovo Pasolini: bisogna provocare la curiosità. Nietzsche: la piatta mediocrità ottiene lodi.

 Seneca: “Unum studium vere liberale est, quod liberum facit”. Padri e madri quali educatori liberali e stimolanti,  o, viceversa, quali padroni autoritari deterrenti: Terenzio (pudor e liberalitas oppure metus) e Sofocle (la madre padrona nell’Elettra). Nietzsche: gli educatori devono essere dei liberatori.

 

48. Eppure l’intimidazione non è sempre disapprovata come diseducativa: Eschilo (to; deinovn, nelle Eumenidi), Menelao nell’Aiace di Sofocle, e gli Spartani di Plutarco (Vita di Cleomene) celebrano la paura. Anche  Sallustio (metus, formido, Bellum Iugurthinum) è un fautore della paura.

Giovenale: la vicinanza di Annibale e la povertà frenavano la libidine.  Polibio e il koino;~ fovbo~ che costringe i Romani alla concordia. Del resto lo storiografo di Mantinea è contrario alla presenza di ta; deinav nella storiografia. La paura comunque è funzionale al potere.”. Stazio nella Tebaide racconta che la Paura diffonde smania di guerra, di morte e di strage nell’esercito dei Sette contro Tebe: “nil falsum trepidis” (VII, 131), nulla è falso per chi è spaventato, ed è quindi disposto a credere a tutto.

La paura dunque è funzionale al potere. Joachim Fest riporta queste parole di Hitler: “La gente ha bisogno della paura risanatrice. La gente vuole temere qualcosa, pretende che la si intimidisca e che ci sia qualcuno cui assoggettarsi tremando. Non avete forse constatato voi stessi, con i vostri occhi, che dopo lo scontro nei locali pubblici, sono proprio quelli che le hanno buscate i primi a chiedere di entrare nel partito? Cosa sono dunque queste chiacchiere sulla crudeltà, e perché vi scaldate tanto per un atto di violenza? E’ proprio quello che la massa vuole. La massa pretende qualcosa che le faccia orrore”

 

 

49. Tutto è problematico. Come si deve studiare e insegnare? Omero e certa filologia considerata deretana da Seneca. Timone di Fliunte derideva il lavoro di Zenodoto. Nietzsche: “nella filologia mancano i grandi pensieri”. Sotto la ruota di H. Hesse: l’Odissea letta come un libro di cucina.

 

50. La necessità di ripristinare la potenza della parola contro l’entropia linguistica. Parlare male fa male all’anima (Platone, Fedone). C’è un nesso tra la lingua e i costumi di una persona. Alessandro Magno accusa Filota di detestare lingua e costumi macedoni. La distruzione della parola significa annientamento del pensiero (Orwell, 1984). L’ignoranza delle letterature classiche compromette la comprensione di quelle moderne (Palmisciano).

Bettini: The Great Gatsby e il Satyricon.

L’annientamento della parola e del pensiero annichilisce anche l’azione.

 

51. Acciuffare, cogliere per il ciuffo l’occasione che è “calva di dietro”. Pindaro. Isocrate. Sofocle. Cicerone. Shakespeare, Marlowe,  Nietzsche.

 

52. Il valore pratico della parola. Tucidide  (I, 22, 2). La Medea di Euripide (v. 1064). Canfora. La parola retoricamente e politicamente organizzata. I personaggi della tragedia parlano non solo retoricamente ma anche politicamente. La condizione dell’impolitico per i Greci dell’età classica è innaturale e viziosa (Kierkegaard e Tucidide).

 Racconto mimetico, diegetico e misto (Platone, Repubblica).

 

53. La priorità della parola: verba tene res sequetur. Tucidide e la potenza oratoria di Pericle. Omero e l’educazione di Achille. L’incipit del Vangelo secondo Giovanni. Le parole, come le cose, constano di elementa (stoicei'a), che sono tanto elementi primordiali quanto lettere dell’alfabeto, che si mettono insieme e si separano, si aggiungono e si tolgono. Ivano Dionigi rileva una coincidenza tra la terminologia grammaticale e la terminologia atomistica, con precedenza della prima. Lucrezio. Platone.

53. 1. Il parere di Ovidio: prima viene la cupido poi, se questa c’è, seguiranno i verba:"fac tantum cupias, sponte disertus eris" (Ars amatoria, I, 608).

53. 2. L’uomo è animale linguistico. Steiner. Frasnedi.

53. 3. La povertà di linguaggio prelude alla violenza. Pasolini, Galimberti, Pirani e Auden citato da Sermonti. Menandro (il duvskolo~ tira le pietre invece di parlare) e Teofrasto. Di nuovo Pasolini: il genocidio culturale. L’ottimismo raro e anomalo di Euripide che nelle Supplici  (del 422) mette in rilievo i doni divini: in primis l’intelligenza e la lingua, messaggera delle parole. Luperini: la capacità di linguaggio.

Marco Lodoli e il bullismo (“carognismo”) nella scuola. Sono vent’anni almeno che l’immaginario della nostra società si struttura attorno alla violenza, al denaro, al cinismo, alla brutalità, sono vent’anni almeno che gli insegnanti si trovano ad affrontare ragazzi ipernutriti da un cibo avariato che avvelena la mente, eccita a dismisura i desideri, accelera i tempi fino alla frenesia, cancella ogni pazienza ed esalta sempre e comunque una trasgressione senza scopi (…) Così umilia, perseguita, picchia il compagno più debole, ancora incastrato nella sua naturale fragilità, così calpesta il compagno handicappato, perché quella debolezza non trova alcuno spazio nel suo ordine di valori[1].

 La letteratura è un serbatoio di parole, a loro volta messaggere di idèe. Queste non di rado sono paradossali. Alcuni paradossi: la malattia riguarda solo gli stupidi e i viziosi (il vecchio Bolkonskij), l’inumanità della malattia (Settembrini e Hans Castorp nel romanzo La Montagna incantata), la malattia “altamente umana” e l’elogio della bastonatura (Naphta).

53. 4. Il potenziamento dei lovgoi è pure rafforzamento degli e[rga in tutti i campi, compreso quello centralissimo di Eros. Seneca, Hesse, Ovidio e Kierkegaard.  Ulisse quale eroe ovidiano (La Penna). Leopardi.

 

Bologna 23 novembre 2024 ore 18, 52 giovanni ghiselli

p. s.

Statistiche del blog

Sempre1644190

Oggi227

Ieri410

Questo mese9313

Il mese scorso10105

 

 

 

 



[1] M. Lodoli, Ma il bullismo in classe non è colpa della scuola, “la Repubblica” 17 novembre 2006, p. 22.

Nessun commento:

Posta un commento