58. Chi non padroneggia la parola è un bambino, o uno stupido (nhvpio~), o un folle, oppure uno sottoposto alla tirannide. I nhvpioi di Omero e di Esiodo. Callimaco (Aitia). La fanciulla giovenca del Prometeo incatenato.
La parola impedita dal tiranno.
Nell’Antigone di Sofocle la protagonista eponima rinfaccia a Creonte il fatto che la sua prepotenza blocca le lingue dei Tebani (v. 505).
Erodoto: Il tiranno non è soggetto a controlli. Senofonte: talora anche il popolo pretende di non sottostare alla legge. Polibio e la degenerazione della democrazia. Tacito e la fine di Cremuzio Cordo, Aruleno Rustico, Erennio Senecione. Il rogo delle loro opere. Pasolini: il rapporto intellettuali-potere. Il tiranno abolisce la libertà di parola che non si può dire, né scrivere, né ascoltare. Talora viene tolta perfino la libertà del silenzio espressivo. Seneca (Oedipus). Curzio Rufo (Filota). Thomas Kyd (La tragedia spagnola). Gli auctores viceversa potenziano la facoltà verbale. Marco Lodoli: il film La classe (2008).
59. La bellezza. Il superamento della sapienza silenica attraverso l’arte. La nascita della tragedia di Nietzsche. La dichiarazione d’amore di Euripide alle Grazie e alle Muse. Vivere nella bellezza o nella bellezza morire: la vita bella o la bella morte. Aiace. Il Gimnosofista di Plutarco. Cleopatra di Plutarco (Vita di Antonio), di Shakespeare (Antonio e Cleopatra) e di Orazio (Ode, I, 37). Antigone (vv. 96-97), Neottolemo del Filottete di Sofocle (vv. 94-95) e Polissena dell’Ecuba di Euripide: la principessa troiana dice alla madre: per chi non è abituato a mali oltraggiosi è meglio morire: "to; ga;r zh'n mh; kalw'" mevga" povno"" (v.378), infatti vivere senza bellezza è un grande e tormentosa fatica.
(v. 378). L’eroismo. Secondo il poeta la vita è giustificata dalla luce della bellezza, secondo l’eroe dal premio della gloria dovuto a chi primeggia. Achille e Quinto Metello. La vita eroica degli uomini e delle donne aspira alla gloria: Alcesti.
59. 1. Amiamo il bello con semplicità. Tucidide. Paideia è formazione (Bildung) non solo scolastica ma anche politica dell’individuo. Marco Lodoli: la semplicità è complessità risolta, non facilità. Gončarov: la semplicità significa intelligenza ed è differente dall’astuzia. Ezra Pound e l’America. Plutarco: Solone e la meschinità di Creso. Luciano (Come si deve scrivere la storia) e l’ajpeirokaliva che induce alla micrologica ciancia, Nigrino e il cattivo gusto degli arricchiti romani che sfoggiano porpore e anelli. Bertolt Brecht: la semplicità difficile a farsi.
Euripide: Polinice nelle Fenicie (semplicità e verità), Achille nell’ Ifigenia in Aulide (semplicità e pietà). Winckelmann: la nobile semplicità e la quieta grandezza dei capolavori greci. Leopardi: la semplicità è naturalezza, mancanza di affettazione. Schopenhauer: contro i vuoti ghirigori della filosofia hegeliana. Lucrezio e gli stolidi che ammirano le parole contorte. Cicerone: quae sunt recta et simplicia laudantur. Orazio: simplex munditiis. Marziale (prudens simplicitas) e il Nuovo Testamento (prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbae) . Ancora Tucidide: la semplicità è il nutrimento dell’anima nobile che viene derisa dalla volgarità della guerra civile. Nietzsche: il desiderio della semplicità inattuale.
59. 2. La scelta della semplicità può evidenziarsi, radicalizzata, come neglegentia, ajmevleia, sprezzatura. La “sovrana nonchalance”, la noncuranza di sé del Petronio di Tacito e del suo allievo Nerone. Ippolito nella Fedra di Seneca. La Sofronia di Torquato Tasso (“le negligenze sue sono artifici”). Di nuovo il dandy di Baudelaire: la sua distinzione consiste nella massima semplicità. Il seduttore di Madame Bovary. Il topos della neglecta coma: Teseo e Ippolito nell’Ars amatoria di Ovidio. Alle donne il poeta mulierosus consilia “ars casum simulet”. Afrodite nelle Argonautiche. La “femminilità di razza” di una tubercolosa in La montagna incantata. L’artificio negligente del giovin signore del Parini.
L’Anonimo Sul sublime e l’ ajmevleia dei grandi: Omero, Sofocle, Pindaro, Demostene e Platone. Terenzio: il prologo dell’Andria pospone l’oscura diligenza dei mediocri alla negligenza dei migliori poeti latini (Nevio, Plauto, Ennio).
Leopardi e la bellissima negligenza di Omero, Dante, Petrarca, Ariosto.
Seneca. Proust. Il Satyricon: novae simplicitatis opus. Contro il trucco. Il Gorgia di Platone. L’orazione di Lisia Per l’uccisione di Eratostene: la moglie adultera è truccata. I Memorabili di Senofonte: Eracle al bivio. Manzoni: la sprezzatura signorile dei commensali del conte zio. Anna Karenina parla con naturalezza e con un'intelligenza noncurante di quanto dice lei rispetto all’attenzione messa nell’ascoltare.
Un’opinione paradossale: quella di Lord Hernry di Oscar Wilde: la naturalezza è la più irritante delle pose.
Il contrario della sprezzatura è l’affettazione. Il kakovzhlon (mala adfectatio) in Quintiliano e nel trattato Sul sublime. Baldassarre Castiglione. Leopardi: affettazione e sprezzatura. Schopenhauer: l’affettazione come spia del difetto. Lo “stile insieme rozzo e affettato” del “buon secentista” induce Manzoni a “rifarne la dicitura”. Di nuovo Leopardi: l’affettazione è la peste d’ogni bellezza e d’ogni bontà. L’affettazione di Gruscenka in I fratelli Karamazov. Lo snobismo, ossia la mala educazione, nella Ricerca di Proust.
59. 3. Il culto neoclassico della bellezza. L’eterno ritorno del classico come forma ritmica della storia culturale europea. Il classicismo di Alfieri secondo Francesco De Sanctis. La bellezza, subito antica, dell’Acropoli di Atene, rifiorisce sempre di nuova giovinezza (Plutarco).
59. 4. Le frasi belle sono la luce del pensiero e colpiscono la sfera emotiva. Bettini: la citazione antologizza il classico fino alla carne viva. Fellini, Seneca, Leopardi e Carlyle. Manzoni: l’utile, il vero e l’interessante. La bellezza eleva anche la virtù. Dobbiamo scegliere testi che piacciono prima di tutto a noi. Borges: non ho insegnato la letteratura inglese ma l’amore per certe frasi. Tolstoj. Luperini e la scelta libera dei testi. La Mastrocola e il piacere della condivisione. Alfieri aveva la testa “antigeometrica” e, invece, “genio per le cose drammatiche”. Nietzsche e l’arte che anestetizza il dolore. Proust: il lavoro dell’artista è un rivelamento di noi stessi.
59. 5. Frasnedi: la bellezza della scrittura. Una didattica di lusso è una didattica delle pari opportunità. La Mastrocola: l’istruzione di basso livello penalizza i poveri. Pietro Citati: “Così rinasce l’università per i ricchi”. Il classico, che apparteneva alla prima classe, ora deve essere messo a disposizione di tutti. Aulo Gellio . Harry Mount: Latin is used to give a touch of class. Il ministro della propaganda nel film Il grande dittatore di Chaplin. Bettini e la funzione autoritativa dei classici. Alexis de Tocqueville: non può essere eccellente nelle lettere chi ignora i classici: “ E’ evidente che nelle società democratiche l’interesse degli individui, così come la sicurezza dello stato, esigono che l’educazione della maggioranza sia scientifica, commerciale e industriale, piuttosto che letteraria. Il greco e il latino non devono essere insegnati in tutte le scuole, ma è necessario che coloro che, per naturale tendenza o per fortuna, sono portati a coltivare le lettere o predisposti a gustarle, trovino scuole in cui ci si possa rendere perfettamente padroni della letteratura antica ed essere penetrati interamente dal suo spirito. Poche università eccellenti varrebbero meglio, per raggiungere lo scopo, di una moltitudine di cattivi collegi o di studi superflui che si compiono malamente, impedendo di fare bene gli studi necessari. Tutti coloro che hanno l’ambizione di eccellere nelle lettere, nelle nazioni democratiche, devono spesso nutrirsi delle opere dell’antichità. E’ una regola salutare. Non credo che le produzioni letterarie degli antichi siano irreprensibili; penso solamente che esse hanno qualità speciali che possono meravigliosamente servire a controbilanciare i nostri difetti particolari. Esse ci sostengono dalla parte verso cui pendiamo”[1].
59. 6. La bellezza spaventa. Petrarca. Leopardi. Dostoevskij: la bellezza è circondata da enigmi. La bellezza è dono di pochi: Ovidio: forma dei munus. Paride nell’Iliade. Hillman, Apuleio e la bellezza di Psiche. Rapporto bellezza-genio. Leopardi e il potere supremo della bellezza (Ultimo canto di Saffo). O. Wilde. La bellezza però è cosa effimera. Di nuovo Il ritratto di Dorian Gray. Il coro della Fedra di Seneca ammonisce Ippolito: “tempus te tacitum subruet”. Tolstoj: Natascia non si degna di essere intelligente. Pavese nega la forza erotizzante dell’ingegno. Steiner: il livellamento e l’annacquamento sono criminali.
Bologna 25 novembre 2024 ore 11, 20, giovanni ghiselli
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